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20 aprile 2015 1 20 /04 /aprile /2015 08:32
24 ore di Torino 2015. il siciliano Vincenzo Ferro&friends alla gara open, abbinata al Mondiale 24 ore
24 ore di Torino 2015. il siciliano Vincenzo Ferro&friends alla gara open, abbinata al Mondiale 24 ore
24 ore di Torino 2015. il siciliano Vincenzo Ferro&friends alla gara open, abbinata al Mondiale 24 ore
24 ore di Torino 2015. il siciliano Vincenzo Ferro&friends alla gara open, abbinata al Mondiale 24 ore

Alla 24 ore di Torino 2015, svoltasi all'interno del Parco Ruffini tra l'11 e il 12 aprile scorsi, erano presenti anche quattro siciliani (3 uomini e una donna).

Specificatamente sono stati, il messinese Alberto Bertuccio (SM45, ASD Fidipide Messina) che, già finisher nel 2013 dell'impegnativa Nove Colli Running (primo siciliano in assoluto a sperimentare questa maxi-ultramaratona italiana, considerata tra le più impegnative al mondo) che, dopo aver ripetuto il percorso 91 volte ha conquistato la 14^ posizione assoluta e la medaglia d’argento nella sua categoria, salendo sul podio.

Dietro di lui, con 78 giri, in 5^ posizione di categoria, al 40° posto assoluto, s'è piazzato Vincenzo Ferro (SM45, ASD Atletica Sicilia).
La categoria SM60 ha visto in 48^ posizione assoluta e 4° di categoria Michele D’Arrigo (ASD Marsala DOC) che ha completato 74 giri in 24 ore.
La valorosa Inge Hack (SF60, ASD Modipa Athletic Club), unica donna a rappresentare la Sicilia, ha chiuso dopo 24 ore in 42^ posizione assoluta, conquistando la 2^ posizione di categoria con 76 giri compiuti.

Di seguito, il racconto di Vincenzo Ferro, particolarmente pregevole perchè è di atmosfera, coinvolgente tale da portare il lettore sul campo di gara e dargli un'idea dello svolgimento del Campionato del Mondo, di cui i partecipanti alla gara open, metre gareggiavano erano anche spettatori e testimoni.

Ma prima mi si consenta di dire che sicuramente un tributo come quello di Vincenzo Ferro induce a riflettere sul silenzio da parte degli organizzatori, nel divuvulgare degli articoli sul loro evento e - quel che è più grave - da parte della IUTA, che è l'Associazione Italiana che si occupa dello sviluppo e dell'organizzazione delle ultramaratone italiane e che ha mancato di divulgare un proprio commento ufficiale di bilancio dell'andamento della delegazione italiana, con un'analisi del risultato deludente conseguito.

Per esempio, solo dalle parole di Vincenzo Ferro, si viene a sapere che Ivan Cudin, si è infortunato al ginocchio e che, nonostante ciò, non potendo più correre efficacemente ha continuato a camminare nel circuito - coraggiosamewnte - sino alla fine della gara.

L'unico ad aver spezzato il silenzio negligente della IUTA, nell'aftermath del Mondiale 24 ore, è stato Vito Intini, con un piccolo - e mi si consenta di dire, dolente - editoriale pubblicato proprio sul sito della IUTA, in cui in qualche modo riflette sulle ragioni del vuoto di parole successivo al Mondiale.

Ma il silenzio, il vuoto di parole - soprattutto, se ostentati ed insistenti - non sono una buona cosa, perchè danno adito ad illazioni e a pensieri negativi, e rivelano da parte di coloro che proprio per la loro funzione istituzionale sono tenuti ad analizzare gli eventi che promuovono e che seguono per propria mission, una scarsa capacità di metabolizzazione.

Non si può soltanto affrontare con toni retorici e magniloquenti la vittoria e il buon piazzamente, quando arrivano, e tacere invece sulla sconfitta o, comunque, sulle prestazioni non buone: questo divario sa tanto del tentativo di occultare i cocci di un vaso rotto sotto il tappeto di casa, perchè nessuno si accorga del danno che è stato fatto.

Ed invece tutti gli appassionati di ultramaratona, sono assetati di notizie ufficiali e sono desiderosi di poter leggere un resoconto ufficale sull'andamento della prestazione della delegazione italiana che sia proveniente da una fonte qualificata ed ufficiale. 

Chiusa la parentesi, leggiamo adesso il resoconto di Vincenzo Ferro.

 

(Vincenzo Ferro)Tra sabato 11 e domenica 12 aprile 2015 ho partecipato ai Campionati Mondiali ed Europei di 24 ore su strada a Torino, in particolare alla gara "open", aperta agli atleti non in rappresentanza nazionale. Gli altri siciliani presenti alla partenza erano Michele D'Errico, Inge Hack Poidomani e Alberto Bertuccio.

Ognuno aveva preparato la gara in modo diverso e voleva portare a casa un risultato importante visto anche il carattere internazionale dell'evento.

Personalmente, si trattava di consolidare un risultato acquisito nella prima gara analoga portata a termine alla fine dell'anno 2014 a Putignano (Puglia), ma sicuramente il mio obiettivo era quello di andare oltre i 151 km e mezzo lì realizzati.

Arrivato nel primo pomeriggio di venerdì ho avuto la possibilità e la fortuna di assistere alla presentazione ufficiale delle squadre partecipanti presso lo Stadio Nebiolo all'interno del Parco Ruffini, un bellissimo polmone verde dentro una città apparsa poco caotica e con un sistema viario ampio e poco congestionato dovuto anche alla completa chiusura di negozi e alimentari che invece dalle nostre parti “vive” esageratamente nelle ore del week-end.

Al ritiro dei pettorali si respirava già un’aria insolita dovuta alla presenza di numerosissimi stranieri venuti anche d’oltreoceano: tanto numerosi che risultava difficile incontrare altri italiani!

Algeria, Australia, Austria... Incominciavano a sfilare le rappresentative con tutti gli atleti felici e sorridenti ed infine, a chiudere lo show, la squadra italiana capitanata da Nerino Paoletti grandissimo atleta che ho avuto la fortuna di conoscere in varie ultramaratone, così come la fortissima e umilissima Luisa Zecchino.

Dopo i saluti di rito del Comitato Organizzatore ci siamo ritrovati tutti in piedi per il saluto alla nostra Bandiera e vi confesso che un brivido di commozione ha attraversato tutto il mio corpo quando insieme ai presenti ho intonato l’Inno di Mameli.

La mattina seguente arriviamo insieme a Michele al Parco e ci ritroviamo con Inge. Bisognava prepararsi alla gara soprattutto dal punto di vista logistico! Nonostante non mi reputi un veterano della strada (due anni e mezzo di gare e solamente 20 tra ultramaratone e maratone al mio attivo fino a quel momento) ho acquisito una certa esperienza nella gestione di questa tipologia di gara avendo partecipato a diverse 6 ore, ad una 50 km, a due edizioni della 100 km del Passatore, a due Ultratrail, ad una 12 ore, ad una 24 ore e, soprattutto, ad una sfida in trekking in autosufficienza di 78 km da Capo d’Orlando a Randazzo in Linearetta insieme alla mia “sorella” ultrarunner SuperElena Cifali.

Un'endurance da 24 Ore si progetta e si programma non solo con l’allenamento, ma soprattutto dalla logistica. E vi posso assicurare che avere la fortuna di essere seguiti in gara, nei cambi e nei ristori è sicuramente e senza ombra di dubbio un grande vantaggio. Detto questo io, come del resto anche i miei amici siciliani di gran lunga con più esperienza dello scrivente, ho dovuto arrangiarmi da solo!!

Poiché abbiamo la “fortuna” di partire sempre da molto lontano non puoi portarti dietro tante cose specialmente quando devi prendere l’aereo. Pertanto bisogna scegliere bene cosa mettere in borsa per gestire al meglio diverse situazioni che possono venirsi a creare durante la competizione.

I team delle nazionali partecipanti al Campionato del Mondo ed Europeo sono stati collocati con i loro gazebi all’interno dello stadio lungo il rettilineo opposto al gonfiabile con la postazione di rilevazione cronometrica. Agli accompagnatori dei partecipanti alla gara Open, invece è stato concessa la sistemazione lungo il rettilineo all’esterno dello stadio che coincideva con l’area di Partenza della manifestazione. In tanti hanno incominciato a sistemare i propri gazebi e noi appena arrivati abbiamo segnato e delimitato con un bastone sul fondo sterrato la nostra area di neutralizzazione. Dopodiche siamo riusciti a procuraric dei tavoli e delle sedie, mentre la carissima ultraranner Marinella Satta metteva a nostra disposizione delle brandine da campeggio con coperte.

Ognuno ha preparato con cura il proprio spazio non tralasciando nulla al caso; dopo poco meno di un’ora avrebbe avuto inizio l’avventura e per le lunghissime 24 ore seguenti quello spazio sarebbe stato il nostro punto-base. Come da previsioni meteo l’aria era primaverile, ma ci sarebbe stato molto caldo nelle ore centrali (si è arrivati a 26°C), mentre la notte era previsto un repentino abbassamento delle temperature (minima registrata 8°C nelle ore notturne).

I giudici di gara ci avevano informati che anche la gara Open sarebbe stata assoggettata alle regole del Campionato Mondiale, pertanto solo maglie delle rispettive società e niente sponsor!

Pertanto ho scelto (!) di partire con la mia unica canotta della Atletica Sicilia e pantaloncini corti; sul tavolo nelle mie sacche avevo preparato: 2 maglie a manica corta, 1 maglia termica manica lunga, guanti, gilet, manicotti, calze, pantaloncini corti, pantaloni aderenti lunghi, 2 bandane, giacca k-way e crema.

Considerata la caratteristica di endurance della gara durante gli allenamenti di preparazione ho evitato di fare uso di ogni tipo di integratore, barrette, gel o quant’altro e pertanto non avevo previsto alcun supporto alimentare ad eccezione di una bottiglietta da ½ litro di acqua naturale che è servita durante le soste notturne. Infatti in una 24 ore l’organizzazione deve essere molto attenta e non può e non deve fare mancare nulla agli atleti in gara…

Infatti, in corrispondenza dell’unico posto ristoro ufficiale ubicato sul rettilineo subito dopo la stazione di cronometraggio si poteva trovare di tutto già dai primi chilometri: acqua, coca cola, the freddo, sali minerali, biscotti, torta, crostate, marmellata, burro, formaggi, prosciutto, miele, pane, arance, mele, frutta secca e dopo le prime ore di gara the caldo, caffè, patate bollite, pasta e riso.

Nonostante questo dovete immaginare che anche all’interno dei gazebi o delle tende dei supporter dei runner della gara Open si cucinava sul posto e vi assicuro che intorno alle 14:00 il profumo che avrebbe avvolto l’intero circuito era davvero invitante!

Prima della partenza insieme a Inge abbiamo fatto un giro del circuito lungo esattamente 2,00 km; dal rettilineo del nostro punto base si entrava all’interno dello stadio con una curva a dx oltre 90° e una discesa molto ripida di circa 40 m, conclusa con una cunetta insidiosa, ci portava in pista. All’uscita ritrovavamo il tratto precedente in salita e con un’altra curva a dx 90° ritrovavamo un rettilineo di circa 200 m. altra curva a dx 90° e davanti a noi un lungo rettilineo alberato di circa 400 m. Nuova curva a dx meno 90° e nuovo rettilineo di 300m. In quel punto curva a sx 90° e tratto in leggera pendenza positiva con finale curva a gomito 180° dove era presente un altro punto di controllo chip. Stesso tratto in leggera pendenza negativa e nuova curva a dx 90° con curva a sx che ci riportava al rettilineo d’inizio.

Ci eravamo incrociati con Alberto che aveva fatto la stessa cosa.

Lo start è avvenuto alle 10:00 del sabato; 100 metri separavano la linea di partenza dei nazionali partecipante ai Mondiali dagli Open.

Durante le prime ore di gara il ritmo è stato abbastanza tranquillo ed in linea con gli allenamenti. Dopo meno di quattro ore avevo percorso 20 giri e avevo meritato il primo piatto di pasta.

Alle sei ore di gara ho completato il 28° giro insieme a Michele; Alberto ci precedeva di due giri mentre Inge si trova 2 giri dietro.

A mio parere due indicatori importanti per controllare e fare delle prime previsioni sul risultato finale raggiungibile sono il passaggio alle 12 ore ed il raggiungimento dei 100 km!

Quest’ultimo lo considero più di un traguardo intermedio… è una vera conquista e mi riporta alla mitica gara del Passatore che però non può essere messa sulla stessa bilancia. Precedentemente, dopo 12 ore avevo percorso 85 km, mentre avevo raggiunto i 100km in 14:20.

Ebbene fino a quel momento le gambe giravano a meraviglia, nessun fastidio niente fiatone, alimentazione sotto controllo.

Ad ogni giro non mancava qualcuno che mi incitava ed anche io ricambiavo all'indirizzo delle atlete e degli atleti stranieri, ma soprattutto con i nostri Nazionali.

Tra i volti noti non posso fare a meno di parlare di Ivan Cudin! Del suo valore meramente sportivo neanche mi soffermo tante le sue vittorie e record; avevo letto che era una persona semplice e umile e lo ha dimostrato anche in gara sempre sorridente e pronto a ricambiare tutti gli incitamenti. Addirittura è sembrato ai miei occhi ancora più “umano” quando per problemi al ginocchio ha dovuto fermarsi e poi ha completato la gara camminando.

Già! Per ottenere un grande risultato non bisogna fermarsi, se non per pochissimo tempo, ma non tutti riescono a mantenere il ritmo fino alla fine.

A tal proposito, consapevole delle mie possibilità, avevo programmato di effettuare una unica sosta lunga per riposare subito dopo il raggiungimento dei 100 km. Alle prime 12 ore di gara avevo percorso ben 94 km ed il traguardo dei 100 km è arrivato dopo 13:06; dunque, mi sono meritato un ricco rifornimento con the caldo cioccolato e riso in bianco e una sosta di 2h.

Quando sono rientrato in gara erano le 2:00 della Domenica, l’aria era abbastanza fredda e umida ed un fastidioso venticello impattava su di noi lungo il tunnel in discesa d’ingresso allo stadio. In quel momento ero al 54 giro, Michele stava completando il suo 61°, Inge il 56° mentre Alberto sembrava volare e si accingeva a completare il 66° giro. Riposato ed effettuato il cambio completo con pantaloni lunghi, maglia+gilet, manicotti, guanti e bandana, ritrovo la freschezza della mattinata; non sentendo alcun fastidio per la temperatura (in tanti correvano o per lo più camminavano coperti in malo modo con addosso coperte termiche o piumini), mi sono ritrovato a pensare agli allenamenti di qualche giorno prima fatti ai Monti Rossi con le stesse condizioni meteo, Tre, quattro cinque giri, 10 km in meno di un’ora, recupero posizioni, e il mio ritmo è addirittura più veloce dei migliori nazionali…

Però, al 60° giro, avverto all’improvviso un fastidioso dolore al ginocchio dx; in tanti avevano già avvertito quel dolore come Michele… come il campione Cudin!! Allo stesso momento cala il buio su tutto l’impianto sportivo e le luci spot illuminano a presepe lo stadio e gli stand sembrano vere e proprie bancarelle alimentari.

Senza il tabellone illuminato che rappresenta il punto di riferimento entro nello sconforto e perdo il senso della distanza... 

Fare un giro nelle condizioni di quel momento diventava sempre più difficile.

Altri due giri e controvoglia ma necessariamente sentivo che dovevo guadagnare nuovamente la brandina.

Sono rimasto fermo per un ora abbondante al riparo nel pistino indoor sotto la tribuna.
Al risveglio, ho scorto dei soccorritori della croce rossa che armeggiando flebo, massaggiano e curano un runner disteso su una brandina qualche fila davanti a me.

Sono rientrato in gara alla 20^ ora, quando l’illuminazione era stata ripristinata: ma ero fermo al 64° giro; contemporaneamente la gara dei miei amici non aveva visto sosta, Michele - anche se dolorante - aveva concluso il suo 67°giro; Inge col suo passo leggero ma costante aveva superato i 65 giri, mentre Alberto continuava a macinare chilometri giungendo ai 77 giri.

Una delle caratteristiche affascinanti di una gara di 24 ore, ma nello stesso momento logoranti dal punto di vista mentale, è il fatto che ti ritrovi sempre con le stesse persone che girano insieme a te, chi più lento chi più veloce,.. ma il bello è che tutti iniziano e finiscono allo stesso tempo e , si può dire, nello stesso posto!

Quando si è costretti a camminare ci si guarda intorno e si scoprono personaggi e interpreti della gara ognuno a suo modo; il padre con la figlia, le signore avanti con l’età ma con la freschezza mentale di una ragazzina, un cinese che aveva tutte e due le braccia ingessate!! i norvegesi solo in canotta anche durante la notte, la Giapponese che vomitava sempre nello stessa grata, ed in particolare i tifosi che incitavano ad ogni giro per tutto il tempo tra i più casinisti i Francesi, i Tedeschi e gli Inglesi, anche i Giapponesi non erano da meno ma con garbo e quell’eleganza semplice che li contraddistingue.

Gli stand delle Delegazioni nazionali sembravano tanti supermercati per la quantità e la varietà di roba presente in tanti contenitori colorati e che i coach fornivano ad ogni giro ai propri atleti, proprio di tutto e di più! 

Le prime luci del mattino rincuoravano tutti e annunciavano a breve la fine delle fatiche. Mancano due ore al termine ed io sono ancora a 142 km: per un momento avverto la paura di non riuscire a portare a casa il risultato sperato, eppure mancano solamente altri 10 km… Certo, normalmente, senza pretese basterebbero meno di 55 minuti per coprire questa distanza, ma dopo 22 ore ogni giro sembra non terminare mai. 

Incomincio a riprendere ad alternare corsa e camminata e nonostante il dolore che nel frattempo si era fatto più insistente mi ritrovo a meno di un’ora dalla fine al 150°km.

Era fatta!! Le fasi finali di una 24 ore sono una sorta di passarella per tutti gli atleti; oramai sono le 9:00 del mattino e il pubblico è di nuovo tanto e tutti sorridono, applaudono, incitano coscienti che quando la sera precedente erano ritornati a casa ed erano andati a rintanarsi nel proprio letto, i runner invece erano rimasti li a continuare a correre per tutta la notte, e per questo ai loro occhi noi apparivamo come Eroi. Si devo proprio ammettere che l’ultima ora è la più bella e ti da una carica tale da fare passare in secondo piano tutta la fatica accumulata.

Per me il risultato finale é stato di 156,2 km nuovo PB; bravissimi anche i miei amici siciliani, Michele ha effettuato circa 150 km, Inge oltre 152 ed uno strepitoso Alberto alla prima esperienza ben oltre 191 km

Un ringraziamento è d’obbligo verso chi ha preso, a pochi giorni dall’evento, le redini della manifestazione, sobbarcandosi ad un impegno immenso, ma riuscendo a portare a termine - direi in modo molto soddisfacente, -visto soprattutto che c’è stato anche il rischio di annullamento che avrebbe rappresentato un’altra magra figura dell’Italia nei confronti di tutto il Mondo e per smentire le lamentele di qualcuno ho ricevuto proprio in questi giorni una mail che avvisava dell’invio di una medaglia-ricordo per tutti i partecipanti alla gara Open, a giusto riconoscimento dell’impegno messo da ognuno di noi.

Ma vorrei concludere ringraziando Salvatore Calandriello, un caro amico runner che ho conosciuto l’anno scorso e che rappresenta un esempio di grande forza di volontà e di coraggio. Infatti Salvo una vita da maratoneta, è rimasto fermo sulla sedia a rotelle per parecchi anni a seguito di una malattia.

I dottori gli avevano diagnosticato la impossibilità di ritornare a camminare. Ma la sua forza interiore e la sua grande fede hanno fatto sì che non solo ha ripreso a camminare ma è ritornato alle corse, e proprio questo Mondiale ha coinciso con il suo 5° anniversario della rinascita. La sua tenacia, la voglia ed il desiderio di partecipare alle ultra rappresentano la passione e la necessità fisiologica di ogni essere umano: sentirsi libero. Per questo motivo correre senza alcuna velleità ma solo per “essere” devono fare tanto riflettere e comprendere esistono tante situazioni difficili e noi siamo immensamente fortunati a poter fare tutto questo! Grazie, Salvo!

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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