(Maurizio Crispi) L'uso del web ha creato delle enormi opportunità nella diffusione delle informazioni, nel senso che - in tempi quasi reali - offre praticamente a tutti la possibilità di lanciare opinioni, notizie che lo riguardano, date di eventi più o meno irrinunciabili.
E questa possibilità è cresciuta in modo esponenziale con l'attivazione dei social network.
Si potrebbe pensare che il giornalismo cartaceo - e il suo corrispettivo online - sia tramontato: ma in realtà non è così ed è bene che tutti coloro che producono da se stessi informazioni (siano essi singoli individui o gruppi o società sportive o qualsiasi altra organizzazione) lo tengano presente.
Infatti, una cosa è diffondere notizie sulla propria homepage o su una pagina dedicata in uno dei tanti social network, una cosa è diffondere una notizia in forma giornalistica (e, del resto, nell'immaginario, la pubblicazione di un proprio articolo o di una notizia su di un quotidiano o su di un periodico cartaceo rappresenta tuttora il massimo cui si possa ambire, benchè - rispetto al web - il cartaceo sia lento ed effimero, quanto a possibilità ripetuta e prolungata nel tempo, di fruizione di specifici contenuti).
Il pensiero comune, in questi casi, è fondamentalmente utilirastico, del tipo: "Tengo per me questa notizia, e la divulgo soltanto sul mio sito web. Chi vuole vederla se la viene a cercare", applicando questa riflessione non solo a potenziali utenti, ma anche a chi svolge un'attività giornalistica.
Se, per eventuali utenti, il ragionamento non farebbe una grinza (anche se si fonda su di una valutazione ipertrofica della propria homepage e dell'interessa che suscita nel mondo web), per quanto riguarda i referenti del giornalismo cartaceo e online è assolutamente fallace.
Chi svolge attività di giornalismo specializzato (come è quello sportivo, ad esempio) - a meno che non abbia motivi specifici per fare sul web una determinata ricerca su di un argomento particolare - di rado ha tempo di "navigare in rete" cercando informazioni pertinenti con gli interessi tematici della propria testata per convertili in notizia (cioè in articoli che siano effettivi veicoli di "informazioni", a partire dalle semplice - ed aurea - regola giornalistica del "Dove, quando, chi, perchè, come").
Quindi, molte informazioni potenzialmente importanti rimangono sepolte nelle rispettive pagine web e non saltano in cima alle ricerche che si effettuano su Google o affini.
Spesso, infatti, sono delle notizie incomplete (mancando delle essenziali coordinate temporali) e di altri elementi tipizzanti, ma soprattutto sono delle notizie "auto-referenziali", vale a dire notizie che possono essere trovate (o possono interessare a) soltanto da coloro che sono interessati ad esse.
Quindi viene meno uno dei pressuposti fondamentali dell'attività giornalistica, cioè quella mission fondamentale e caratterizzante del giornalismo che è quella di diffondere informazioni con un carattere di universalità, diffondendo in modo tale che possano essere accessibili a tutti (il cosiddetto "universo mondo") e che, nello stesso tempo, possano raggiungere anche individui che, in origine, non sono particolarmente interessati a quel particolare argomento, ma che ciò nondimeno potrebbero esserlo se fossero raggiunti da quella specifica informazione.
Quindi, un sano principio per tutti coloro che cercano visibilità e che vogliono diffondere informazioni dovrebbe essere quello di utilizzare sìì la propria pagina come veicolo di informazioni per i propri seguaci e, nello stesso tempo, diffondere le notizie che necessitano maggiore risonanza agli organi di stampa, specializzati o meno, cartacei o online, in modo tale che le notizie - laddove auspicato - possano avere la massima diffusione possibile.
E, naturalmente, ci si aspetterebbe questo dagli organizzatori di gare (visto che le testate giornalistiche rappresentano a conti fatti un potente strumento di diffusione capillare delle informazioni di esse ed anche indiretto veicolo di pubblicità) e dai siti "istituzionali" dai quali ci si attenderebbe un'interfaccia più efficace nel rapporto con i media.
Altra difficoltà di coloro che gestiscono i siti web per dare risonanza alle proprie attività è il fatto che spesso non sono in condizione di aggiornare regolarmente e con pertineza la propia pagina nella rete.
Per cui, sintantoché sono interessati a promuovere qualcosa, pubblicano degli aggiornamenti. Quando l'evento (se si trattava di un evento) è concluso, allora il loro interesse ad aggiornare la loro stessa pagina svanisce.
E di conseguenza la notizia che inizalmente avevano diffuso rimane monca, non può essere chiusa: mentre una regola fondamentale dei media che - se è possibile - il cerchio della comunicazione deve essere in qualche modo chiuso, non lasciando mai delle "introduzioni" senza un loro capitolo di chiusura e di bilanci finali.
Analogamente, accade nel caso di coloro che diffondono dei "comunicati stampa", che in realtà sono appena poco più che "comunicazioni" e che, successivamente, quando non hanno più interesse a che un'opera di divulgazione sia portata avanti, non chiudono mai la notizia con un un comunicato di "fine evento".
Si nota anche una persistente ritrosia ad inviare comunicati stampa a fonti giornalistiche accreditate, anche quando li si chiede apppositamente: in questi casi, la risposta alle richieste portate avanti con tutti i crismi è - il più delle volte - soltanto un persistente silenzio (ed irritante per chi ha inoltrato la richiesta di essere aggiornato) oppure un sì che rimane poi lettera morta. Ci si chiede perchè, visto che i comunicatori professionali, di fatto rendono un servizio.
Consapevoli di questi limiti e per uscire da questa impasse, gli organizzatori più lungimiranti di eventi sportivi medio-grossi ingaggiano un "comunicatore" professionale o "addetto stampa", in modo tale che tutte le loro notizie vengano inoltrate con criteri di rigore e di professionalità.
Oppure, in altri casi, - ed anche questa è una formula di successo, come dimostrano alcuni eventi sportivi - viene individuato all'interno dell'associazione promotrice uno dei membri che, avendone le competenze, assume il ruolo di addetto stampa.
Vorrei citare al riguardo l'ottimo esempio dato dalla Tre Rifugi della Val Pellice (con il suo addetto stampa Carlo Degiovanni) e dalla 100 km del Passatore (in cui l'addetto stampa Elio Pezzi, giornalista e scrittore, fa parte del Consiglio direttivo dell'omonima associazione).
In merito al tema della comunicazione e della diffusione delle notizie vedi anche il seguente articolo su questo magazine (pubblicato mercoledì 1° maggio 2013).