(Maurizio Crispi) Vi è mai capitato, correndo, che mentre aprite la bocca per rifiatare un moscerino irriverente si infila deciso nella vostra bocca, inconsapevole della fine che farà, per non parlare di inseti più grossetti, quali mosche o, per fortuna, ben più di rapidi api e vespe?
Sicuramente, sì! Sono certo che, nei vostri annali di memorabilia podistiche, ci saranno annotati tanti di questi episodi.
Ma vi siete mai chiesto cosa accade al malcapitato moscerino se non riuscite tempestivamente a sputacchiarlo fuori?
Quello che segue è il racconto di una tale esperienza, di cui scrissi in forma di lettera-racconto a mio figlio Francesco che allora (al tempo del fatto eravamo nel 2003), aveva appena 8 anni.
Caro Francesco
Ti racconto cosa mi è successo questa mattina.
Come sempre, correvo e giravo, un giro dopo l'altro, attorno a Villa Sperlinga.
Ogni tanto, siccome ero affannato, respiravo con la bocca aperta per prendere più aria.
Ed, improvvisamente, mentre l'agognato torrente d'aria si riversava nei miei polmoni ansimanti, un moscerino è entrato attraverso le mie fauci spalancate come un proiettile, rimanendo imprigionato, quando di scatto ho serrato le mascelle.
Per un attimo, l’ho sentito agitarsi disordinatamente.
Invano ho cercato di ributtarlo fuori, sputacchiando e tossendo.
Niente, nessuna traccia del moscerino.
Dopo un istante, non ci ho pensato più, anche se permaneva un certo fastidio in gola.
Non ho voluto nemmeno farmi sfiorare dal pensiero su quali schifezze si fosse posato a razzolare, il moscerino, prima di gettarsi a capofitto nelle mie fauci leonine.
Dopo un po' mi sono fermato e ho iniziato a fare un po' di ginnastica disteso sulla panca di pietra.
Ma a questo punto, forse a causa della posizione, mi sono accorto con ulteriore fastidio che c'era qualcosa che mi stava scendendo lungo il cannarozzo (leggi: esofago): evidentemente, il moscerino recluso nelle mie fauci procedeva per l’unica via obbligata come Pinocchio inghiottito dalla vorace bocca del grande Squalo.
Un bolo fastidioso, un pizzicore sgradevole subito dietro lo sterno.
Avrei voluto ingollare un po' d'acqua per facilitare la discesa dell’intruso.
Ma, purtroppo, non ne avevo con me e nemmeno ce n’era a portata di mano: come adesso quella che sgorga da una provvida fontanella.
Ho cercato di deglutire un po' di saliva per rendere più fluido il movimento del moscerino verso lo stomaco.
Ma niente da fare, la mia bocca era super-asciutta.
Ho tossito, sono stato scosso da brevi conati di vomito, ma senza arrivare a rimettere nulla.
E poi il fastidio è finito di colpo, con un senso di liberazione.
Mi sono naturalmente ritrovato a meditare sul fatto che questa repentina sensazione corrispondeva alla morte del moscerino che, per certo in un batter d'occhio o, per meglio dire, in un batter d’ala, era già finita nella, per lei, vasta cavità del mio stomaco brontolante, dove sicuramente in quattro e quattr'otto doveva essere affogata nell'acidume dei succhi gastrici prodotti per la disgregazione dell'inatteso boccone.
Ho pensato tra me e me: ecco una bella integrazione della mia colazione!
Yummy Yummy! Avrebbe detto un indio dela selva amazzonica che integra la sua alimentazione con la raccolta di vari insetti succulenti, di cui lì esiste un'enorme varietà
E così, povero innocuo moscerino, hai concluso il tuo ciclo vitale per trasformarti in un minuscolo grumo di proteine e di amino-acidi che vanno tutti a mio vantaggio.
Dunque, un incontro sfortunato per te, moscerino mio (mio, adesso a buon diritto!), che però, se vogliamo dire le cose come stanno, hai avuto l'onore di trasformarti in qualcosa d'altro e di più "nobile".
Ma, improvvisamente, altri interrogativi affollano la mia testa.
E se il moscerino fosse stato il risultato di un misterioso esperimento di ingegneria genetica e avesse contenuto del DNA estraneo; e se una stringa di materiale genetico si impiantasse, a seguito di questo fortuito incontro, nei miei cromosomi?
Diventerebbe indecidibile allora poter dire se è il moscerino ad essersi trasformato in me (cioè nella mia materia costitutiva) oppure se sia io a dover iniziare una lenta trasformazione in moscerino o chissà in quale altra chimera biologica… (ah, il film "La Mosca"! Quanto ha potuto terrorizzarmi e disgustarmi!).
Ma questo pensiero potrebbe essere l’inizio per un ottimo racconto di science-fiction; forse, ho letto e visto in TV troppa fantascienza negli ultimi tempi…
Oppure… Oppure...
Oppure – questo è inquietante – proprio io potrei essere l’inizio di una nuova progenie di esseri dotati di poteri eccezionali, come nell’origine della storia di Spiderman…
Mi chiedo se sono io a lasciarmi suggestionare oppure se ciò sia la realtà, quando, guardandomi allo specchio appena tornato a casa, ancora fresco del lauto pasto, ho l’impressione che compaia nelle mie iridi un disegno di molteplici sfaccettature…
E cosa mai saranno quelle creste rilevate e dolenti che mi sono comparse, in posizione simmetrica, sulla schiena?
Per il momento, non so darmi risposte convincenti.
Per ora, voglio pensare di essere preda di un sogno determinato dalla suggestione di un fortuito incontro (vedremo in seguito se dovrà essere considerato fortunato o sfortunato...).
Ma, come diceva Eraclito, panta rei.
Tutto scorre e si trasforma incessantemente.
Forse, io mi sto trasformando…
Lo sento...
(Palermo, il 19.08.2003)
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