(Maurizio Crispi) Massimiliano Boni è un maratoneta, ma è anche uno scrittore: il suo "Solo per un giorno" (Casa editrice 66thand2nd, Collana Attese, Roma, 2015), si presenta quindi come un diario di corsa, ispirato - come racconta egli stesso - dall'incontro dell'autore con il libro di Murakami Haruki sulla corsa (L'arte di correre, Einaudi, 2009, in questi ultimi anni divenuto libro cult tra i runner e non necessariamente solo tra gli appassionati di Murakami), in cui l'identità dello scrittore e quella del runner si permeano l'una nell'altra e dove lo scrittore trae linfa vitale dalla pratica diuturna della corsa, e - soprattutto - dalla ricca attività di pensiero associativo che si attiva durante le ore dedicate all'allenamento (che sono anche ore outdoor e di intenso e vivificante rapporto con la natura e con l'osservazione della realtà). Il diario di Massimiliano Boni è articolato in una serie di capitoli che si dipanano nell'arco di un anno, all'inizio con cadenza più più frequente, poi, con puntate grosso modo distanziate di un mese circa l'uno dall'altro. L'autore ha corso la sua prima maratona a Roma nel 2013 e, dopo questa prima positiva (anche se sofferta) esperienza decide di tornare nuovamente a correre una maratona l'anno successivo - sempre a Roma, che è la sua città - con l'obiettivo di migliorare la propria prestazione precedente.
Le sue annotazioni riguardano sia singole sedute di allenamento sia la partecipazione a gare più brevi cui egli ha modo di partecipare, ma nello stesso tempo spaziano nel tempo e nello spazio, poiché egli si espande in incursioni nel suo passato personale, di sportivo prima e di podista poi, nelle sue attività di scrittore, nelle pratiche di riscoperta e di vivificazione delle proprie origini ebraiche.
Massimiliano Boni è un podista solitario e taciturno: raramente si aggrega ad altri e, in ogni caso, quando lo fa è concentrato sulla propria perfomance personale che - per soddisfarlo - deve possedere dei requisiti di qualità e di intensità. Come podista - ma anche come scrittore - egli vuole dare sempre il meglio di sé e quindi correre, sia in allenamento sia in gara per lui non può mai essere una passeggiata.
Solo per un giorno: il titolo sta a significare che egli sarà nuovamente Maratoneta "solo per un giorno". Il suo obiettivo, infatti, non è quello di correre molte maratone, ma di correrne solo una: solo una volta, si potrebbe forse aggiungere.
Forse, egli in seguito si preparerà di nuovo per correre una nuova maratona. Ma sarà di nuovo un'esperienza assolutamente unica e non parte di una ritualità ripetitiva e cerimoniale, come è quella di molti maratoneti che entrano a far parte delcosiddetto "popolo delle lunghe", per i quali corree e partecipare alla maratone diventa piuttosto che essere una scelta di libertà declinazione di una coazione a ripetere e una sorta di imprigionamento perpetuo nei rituali delle lunghe e lunghissime distanze.
Invece, Massimiliano Boni, no: egli sostiene che vuole essere maratoneta "solo per un giorno" e che soltanto così l'esperienza di correre la maratona potrà essere intensa e di qualità, avendo sempre in mente l'idea che ci possano essere sempre molte altre cose da fare, da apprezzare e da coltivare con la stessa intensità.
Il diario,di Massimiiano Boni (che è anche vademecum di viaggio nella propria interiorità si legge con piacere, non solo perché parla di corsa di sport di maratone, ma anche perché ha un valore universale di esperienza umana di contatto profondo con le proprie dinamiche interiori con i propri pensieri e con i propri ricordi: e potrà piacere non soltanto ai runner che avranno modo di rispecchiarvisi e di attivare movimenti virtuosi di identificazione, ma anche a chi runner non è e che è desideroso di rispecchiarsi in un'esperienza profondamente umana - umana nel senso più ampio del termine -, e per questo un'esperienza - mi si consenta di dirlo - "umana" e non "post-umana", come quella di tanti che si avvicinano alla pratica dello sport - ed in genere dello sport - soltanto con un'attenzione perfomativa (senza che dentro tale pratica sia rintracciabile altro)
Il volume è pubblicato dalla case editrice romana 66thand2nd, nella collana "Attese" che "...è dedicata a tutti quei libri in cui lo sport, la competizione – non solo l’agonismo o la tecnica, ma anche il sogno e l’attesa che sempre accompagnano le gare e i fatti legati allo sport – offrono lo spunto per una narrazione più ampia e costituiscono le scintille che innescano il desiderio e il gioco della scrittura. Con questa missione, Attese ha dato finora spazio a discipline diverse – calcio, boxe, baseball, basket, rugby, ciclismo. Dalla riscoperta dei classici del genere alla pubblicazione di autori ancora inediti in Italia, fino alle opere delle giovani promesse della narrativa: tutti romanzi unici per stile, temi e ambientazione".
Ma una parola merita anche l'ancora relativamente giovane casa editrice, anche per spiegare il suo strano ed insolito nome.
66thand2nd è stata fondata a Roma nel 2008. Il nome è un omaggio a New York.
Sixtysixthandsecond infatti è l’incrocio tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda Avenue, a Manhattan, dove gli editori hanno creato il primo nucleo del progetto editoriale di 66thand2nd – un progetto, come suggerisce il logo ispirato alla segnaletica delle freeway, che guarda con attenzione ai fermenti della narrativa angloamericana, ma anche aperto alle letterature altre e ai talenti italiani.
Distribuita dal gruppo Messaggerie, 66thand2nd si è affacciata sul mercato nel 2009 con due collane, Attese e Bazar, a cui si sono aggiunte Bookclub nel 2011 e B-Polar nel 2012. Nel 2013 invece esordirà Vite inattese, un’apertura in direzione del memoir.
Del maggio 2011 è il primo best seller, La fine di Salvatore Scibona.
I libri di 66thand2nd si distinguono per la qualità della grafica e dei materiali, perché ogni libro è un oggetto pensato per essere amato e conservato nel tempo.
(Dal risguardo di copertina) Massimiliano Boni non è un eroe, se non per un giorno in un anno. Questa è la storia degli altri trecentosessantaquattro. In quel tempo fa due cose: corre e scrive. Poi, certo: lavora, legge, si occupa della famiglia, ricorda, rimpiange, sogna. Ma queste altre cose accadono di lato: al centro, corre e scrive. Si prepara alla maratona e tiene un diario. Non è spavaldo, in nessuna delle due sfide. Sa di non essere più un principiante, ma non ancora un campione. Abbassa la testa, cerca di imparare dai grandi e da chi gli viaggia a fianco. Lo accompagnano, tra gli altri, un amico straniero, la nonna "Baccajella", Murakami Haruki, Cormac McCarthy, la memoria di uno sciatore chiamato Roberto Grigis e la fantasia di un nuovo figlio in arrivo. È uno di noi, uno di voi, una delle migliaia di figure smilze e colorate che vediamo ansimare mentre le superiamo motorizzati, domandandoci: "Chi glielo fa fare?". Porta questo interrogativo a un livello più profondo. Scava dentro le proprie tracce per trovare il solco di un impegno che comprende molto più dell'allenamento per una gara. Ne fa una questione di fede: nelle proprie possibilità, nella legge umana e, infine, in quella divina. Il suo linguaggio si scioglie avanzando verso il traguardo dove la vita è in agguato, come sempre comica e tragica, pronta a dare in modo inatteso e a togliere quel che ci si aspettava. In entrambe le sue sfide Boni è un outsider, ma arriva in fondo. La fatica avvera i desideri.
Nota biografica sull'autore. Massimiliano Boni è nato a Roma nel 1971. Dal 2011 lavora come consigliere alla Corte costituzionale.
Nel 2006 ha pubblicato La parola ritrovata (La Giuntina). Nel 2013 ha corso la sua prima maratona. Nel 2014, l’ultima.
Intervista a Massimiliano Boni
Il link che porta al sito web della casa editrice
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