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20 marzo 2019 3 20 /03 /marzo /2019 08:05
(foto di Maurizio Crispi, Trail dello Zingaro, 2019)

(foto di Maurizio Crispi, Trail dello Zingaro, 2019)

Ho sognato che correvo
All'inizio, ero lì che facevo una corsa da tapascione, strascinando i piedi e senza alzare le ginocchia.
Poi, quando mi superava il primo della gara, avveniva un'improvvisa svolta - assolutamente improbabile - e lì per lì mi mettevo appresso a lui e mi sembrava di volare. Finivo per superare il primo e correvo davanti a lui, persino.
Correvo come mai avevo corso in vita mia, alzando le gambe e sviluppando una falcata ampia e leggera, piena di potenza.
Ero inebriato da questa improvvisa svolta nel mio modo di correre.
In un altro frammento di sogno, invece, ero nel bel mezzo di una gara trail, alle prese con un passaggio periglioso: bisognava scendere lungo un piano inclinato molto lungo e stretto. Era come un muro fatto di conci di tufo, altissimo, con il bordo superiore - quello su cui bisognava procedere - non più largo di 30 centimetri e inclinato di 45 gradi.
Bisognava scendere lungo questo crinale artificiale dalla cima di un monte sino al livello del mare. Insomma, era una corsa - più che trail da equilibrista - che deve avanzare sul filo teso senza rete di protezione oppure da virtuoso della corsa in montagna estrema alla maniera di quel fenomeno di Kilian Jornet Burgada.
Ricordo chiaramente che, in quel frangente, avevo molta paura: e siccome le gambe mi tremavano, non potevo fare altro che scendere di culo, scivolando più che altro, centimetro dopo centimetro.
Avevo paura di scivolare in avanti senza controllo, oppure di cadere lateralmente dalla sommità del muro, sul terreno ripido e accidentato di rocce frastagliate al di sotto.
La sommità del muro - una vera e propria cengia - tra l'altro era instabile: alcuni dei conci di tufo non erano ben fissati con la malta e oscillavano pericolosamente sotto il mio peso.
Non vedevo l'ora di arrivare in fondo. La paura mi tratteneva dal procedere più speditamente.
Il cielo era di uno splendido azzurro, così azzurro che feriva gli occhi.
Questo passaggio nel corso del sogno si ripeteva più volte e sembrava non avere mai fine.

I sogni di libertà (o di liberazione) sono quasi sempre sogni di corsa o di volo, o entrambe le cose, chissà perché.
I sogni di libertà sono anche sogni di paura. La libertà fa paura, soprattutto quando ti porta a guardare verso l'infinito oppure verso il vuoto, entrambi dotati di fascino indicibile che può in alcuni casi diventare orrido e infido, a volte mortifero.
Non a caso il sottotitolo di "Easy Rider", film cult di un'intera generazione e icona intramontabile dei road movies, recita, nella sua divulgazione italiana: "Libertà e Paura".

 

Da paura...

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3 agosto 2017 4 03 /08 /agosto /2017 09:11

L'articolo di Cettina Vivirito (Cuore di Lupo. Camminare con il proprio cane, pubblicato il 1° agosto), mi ha indotto a ripescare due altri piccoli racconti, frutto di osservazioni personali, di cui uno, su questo magazine assolutamente inedito, mentre l'altro era stato incluso in un precedente articolo. Sono entrambi i racconti accomunati dal tema della gioia canina nell'unirsi agli Umani in un'attività essenzialmente ludica e del tutto afinalistica.

I cani e la corsa. Il cane che andava per maratone e il cagnolo che amava il trail

Il cane che andava per maratone

[Maurizio Crispi] 

(2007) Stefano Malatesta, viaggiatore e giornalista dedito al genere “recit de voyage” oggi praticato soltanto da pochi, qualche tempo fa, ha pubblicato un libro intrigante dal titolo “Il cane che andava per mare e altri eccentrici siciliani” (Neri Pozza, 2000): una raccolta di scritti che raccontano di incontri memorabili con “eccentrici” siciliani. La cosa singolare è che la galleria di personaggi esordisce con la storia esemplare di Jack, il “cane che andava per mare”, evidentemente anche lui considerato  dall’Autore, a pieno titolo, un “eccentrico” siciliano.

Ecco la storia. Jack era un cagnone nato e cresciuto a Lipari, la principale isola delle Eolie e aveva avuto la sorte d’essere abbandonato precocemente davanti al porticciolo di Marina Corta. Come spesso capita con i cani isolani questo cane non era di nessuno: nel caso di Jack, tuttavia c’era qualcosa di più in questo non essere di nessuno. Chi sa per quali alchimie, era stata l’esposizione precoce all’immensità del mare e alle barche alla fonda a orientare l’imprinting (il meccanismo biologico interno che ha una funzione decisiva nell’orientare le dinamiche dell’attaccamento). Per questo motivo, Jack una volta cresciuto non si era sottomesso a nessuno degli “umani”della comunità isolana, ma semplicemente ne era un personaggio. Jack, rinforzando con questo comportamento la sua naturale autonomia, manifestò la sua predilezione per il mare, per il viaggio e l’avventura. Insofferente ai limiti posti dal ristretto territorio dell’isola in cui era nato, spesso e volentieri saltava a bordo di un’imbarcazione (non aveva preferenze, sotto questo profilo) e se ne andava per mare, facendosi trasportare verso orizzonti lontani. Ogni tanto faceva ritorno: certo, non si poteva sapere dove fosse stato, perché - come tutti i cani - non aveva il dono della parola, ma ogni tanto giungevano notizie secondo le quali era stato avvistato su questa o quell'altra isola, e capitava di raccogliere dicerie di suoi sbarchi e temporanee permanenze persino a Napoli. Un bel giorno, il cagnone viaggiatore non fece più ritorno per diversi mesi consecutivamente, per poi ricomparire a Marina Corta magro e scheletrito. Visitato da un veterinario, il verdetto: era preso da una malattia che non perdona. Jack a quel punto volle morire come era vissuto: “…un mattino d’agosto, già umido e senza speranza, si tuffò in acqua da uno dei due moli – nuotava benissimo – allontanandosi per una cinquantina di metri. Poi ruotò la testa verso la piazza, come il periscopio di un sommergibile e si lasciò affondare”.

Ancora oggi, tuttavia, lo si potrebbe immaginare che viaggia impavido su di una barca o nave, alla ricerca di orizzonti lontani...

È evidente che una simile storia abbia acceso la fantasia di Malatesta, lui stesso appassionato viaggiatore, tanto da indurlo a dargli l’onore di essere il primo, singolare, personaggio della sua galleria di "eccentrici" Siciliani. Questa storia ci dice anche o – suggestivamente – ci induce a supporre che i nostri amici cani possano coltivare dei propri gusti specifici e che, talvolta, spinti da una singolare irrequietezza possano desiderare di gettare uno sguardo al di là dell’angusto orizzonte della propria ciotola per lanciarsi in qualche avventura.

L’altro giorno, durante la maratona di Palermo, abbiamo avuto modo di conoscere un altro cagnone “eccentrico”.

Lo abbiamo visto proprio nella zona arrivi, davanti all’ingresso del Giardino Inglese, dove - da un lato - arrivavano i podisti che concludevano la maratona e - dall’altro - quelli che, avendo percorso già una buona metà del secondo giro, avevano davanti a sé gli ultimi 7 km di gara. Bene, proprio qui, c’era un grosso cane randagio (dalla pelliccia grigio-marrone sporco) – un senza-collare – che, incurante della pioggia battente, se ne stava a trottare indefessamente avanti ed indietro, con grande stupore di tutti i presenti. Correva con i podisti in arrivo, accompagnandoli negli ultimi due-trecento metri, e con loro superava il traguardo; quindi, invertiva subito dopo il senso di marcia e, agganciandosi ad uno dei podisti che arrivava correndo in direzione contraria, lo affiancava per seguirlo per alcune centinaia di metri. Quindi, ancora una volta invertita la direzione di marcia, riprendeva il suo gioco, attento ad non intralciare il procedere dei maratoneti – quello gioioso e lesto di coloro in arrivo e quello più pacato dei podisti in transito. Il cagnone non ha mostrato per un solo momento d’essere stanco o trafelato: composto, dignitoso e compreso com’era dava l’impressione che la sua mission fosse quella di correre assieme ai podisti, immedesimato nell’esperienza della maratona.

Un cane “maratoneta” dunque: Malatesta probabilmente lo avrebbe battezzato come “il cane che voleva andare per maratone” e lo avrebbe considerato degno di stare nella galleria dei suoi “eccentrici” siciliani.

Un’altra spiegazione più prosaica, invece, vorrebbe collocare il simpatico ed intraprendente cagnone nella categoria dei cani “smarriti”: in accordo con tale spiegazione, egli, andando avanti ed indietro, era alla ricerca del suo padrone perduto. Come sottoprodotto del vissuto abbandonico, l’esigenza di accompagnare ogni maratoneta in transito scaturiva dalla speranza di essere “riconosciuto” o “adottato” dopo tanto tempo di solitudine. E poiché ogni maratoneta avrebbe potuto essere quello buono, ciascuno di loro doveva essere accompagnato. Tra questa spiegazione un po’ struggente e melanconica che fa pensare ad una storia di abbandono e di incapacità di adattarsi alla solitudine, io indubbiamente preferisco la rappresentazione ben più visionaria del cane intraprendente ed avventuroso (o anche "eroico", se vogliamo) “che vuole andare per maratone”…

In accordo con la storia riportata da Malatesta si potrebbe immaginare che il cane maratoneta, prossimo alla fine dei suoi giorni possa voler correre un’ultima volta e morire correndo.

Questa riflessione mi porta inevitabilmente pensare a tanti maratoneti “umani” per i quali la corsa è divenuta fonte di vita e di benessere e che non possono tollerare l’idea di abbandonare la consuetudine con essa, anche quando ci sarebbero delle ragioni di malattia che dovrebbero distogliere un essere ragionevole e pensante dal sottoporsi a sforzi eccessivi. Poiché spesso al correre si legano indissolubilmente le radici emozionali della nostra psiche, rinunciare è impossibile: bisognerebbe che qualcuno ci legasse e questo sarebbe la stessa cosa che morire. Allora si può comprendere perché alcuni decidano di sfidare i buoni consigli e le prescrizioni mediche, decidendo ciò che ritengono migliore e più adeguato per il proprio benessere emozionale.

Capita così che alcuni, esattamente come il cane che andava per mare (che, rappresentando per lui il mare - in una maniera oltremodo poetica – l’elemento primigenio – o, si potrebbe dire, la “casa delle origini" - decise di tornare al mare per l’ultima volta anziché spirare miserevolmente sulla terraferma), decidano di morire correndo, così come hanno vissuto correndo. Credo che su questa scelta, per quanto dolorosa possa essere per chi rimane, occorre sospendere il giudizio e lasciare che chiunque possa avere un margine di scelta su tutto ciò che concerne il proprio vivere ed il proprio morire.
 

Questo scritto, in forma ridotta, era stato pubblicato nel 2007 in un numero di "Nell'Attesa", periodico siciliano a stampa su temi medici e culturali.

Il cagnolo che amava il trail
(Maurizio Crispi)

 

Il cagnolo Trail (Ecotrail della Ficuzza 2012)

(2013) I cani sono degli esseri veramente strani e affascinanti.
A volte, fanno delle cose in un modo tale che noi siamo portati che siano o esattamente come noi, animati dalle stesse pulsioni e spinti dalle stesse motivazioni.
Una volta, osservai in un cane senza padrone questo comportamento sconcertante. Fu in occasione di una delle maratone di Palermo. C'era un grosso cane sgraziato, con la pelliccia di diverse tonalità di marrone (come esito di un’infinità di incroci) che aspettava i podisti in arrivo, ben piazzato a circa trecento metri dal traguardo e che, non appena intercettava un runner isolato oppure un gruppetto si metteva a correre a perdifiato accanto a loro, tagliava il traguardo e quindi, invertendo il senso di marcia, faceva ritorno al punto di partenza per ripetere la stessa cosa.

Era davvero instancabile e baldanzoso: un vero piacere stare ad osservarlo in questa sua iterazione.
Fui talmente colpito e commosso da questo comportamento che volli scrivere un articolo dedicato al "cane che andava per maratone", ispirandomi nel titolo - a mia volta - alla strana storia raccontata dal giornalista e viaggiatore Stefano Malatesta sul cane "andava per mare", un cane stromboliano senza padrone (ma di tutti) che se ne stava sul molo dello scalo isolano tutto il santo giorno e che, poi, all'improvviso, preso da un inspiegabile furore odisseico balzava su di un peschereccio o su di un aliscafo che gli capitava a tiro e se ne andava per mare lungo rotte che nessuno sapeva descrivere: ogni tanto, arrivava all’isola la notizia di un suo avvistamento.  Fatto sta che, poi, questo cane appassionato dei viaggi  marittimi – con l’indole dell’intrepido navigatore - ritornava nella sua isola a distanza di giorni o, in alcuni casi, di settimane (cifr. Stefano Malatesta, Il cane che andava per mare ed altri eccentrici siciliani, Neri Pozza, 2006).

In occasione di un trail siciliano, l'ultimo del 2012 (l'Ecotrail della Ficuzza, il 23 dicembre scorso, per l'esattezza), ho fatto la conoscenza con un giovane cane del posto.
Come sovente capita in questi casi, era uno di quei cani che sono di tutti e di nessuno, un cane della comunità che sopravvive grazie al fatto che tutti un po' se ne occupano, riparandolo e nutrendolo.
Un cagnolo ben pasciuto e in buona salute, vispo come non mai, con una bella pellicciotta nera e morbida.
Un diavoletto. Appena ha visto la mia cagnetta al guinzaglio ha cominciato a giocare con lei, con una modalità ossessiva e vischiosa. Prendeva tra i suoi denti il guinzaglio cui era legata e cominciava a tirare, a tirare e a strattonare, quasi volesse portarla con sé.
Un comportamento prima divertente, ma poi molesto, tanto che io ad un certo punto alla cagnetta ho mollato un calcione, senza intenzione di far male (quindi, in realtà, poco più di un calcetto) ma solo per darle una dichiarazione esplicita di chi stava al comando in quel momento.

Il cagnolo che amava il trail (Ecotrai della Ficuzza 2012)

Il cagnolo allora s’è dedicato ad altro, allora, attratto dalla miriade di podisti che si preparavano allo start, condividendo l’eccitazione del pre-gara che interrompeva il tranquillo tran-tran quotidiano del piccolo borgo rurale.

Ed è stato così che, quando tutti furono ben allineati sulla linea di partenza, lei schizzò subito in avanti a tutta birra.
Boh! - pensai io - Guarda un po'!
Più avanti, eravamo in attesa del passaggio degli atleti, al primo posto di ristoro, ubicato al 7° km circa.
Ed ecco arrivare il gruppo di testa: davanti Abdelkebir Boumalik e Giuseppe Cuttaia, i due mattatori del circuito Ecotrail Sicilia 2012, seguiti da Max Buccafusca, atleta eccellente su strada nelle gare brevi e qui alla sua prima esperienza trail, e... -  potete immaginarvelo – chi arriva? Ma proprio il diavoletto nero di prima, di gran carriera, quasi alla testa della corsa.
Grande è stata la meraviglia nell'avvistare quel canuzzo mattacchiona.
Ma le sorprese non sono finite qua.

Dopo questi passaggi, ci posizioniamo io e il video-operatore in un punto del percorso ubicato a circa un chilometro dal tavolo dei ristori, che i trailer avrebbero incrociato nuovamente attorno al 17° km di gara.

Aspettiamo e aspettiamo su di un bel poggio erboso a cui si arriva dopo un erto sentiero, stretto e fangoso, fiancheggiato da rovi inestricabili.

Ed ecco che arriva il primo al comando solitario della corsa.
Chi? Ma è lui l'eroico cagnolo nero!
La meraviglia è alle stelle e si fa ancora più grande, quando vediamo che si ferma ansimante.
Forse, si fermerà qui - pensiamo.

Il cagnolo che amava il trail (Ecotrail della Ficuzza 2012)

Ma no! Si è  stoppato, animato da un canino fair play.
Quando arriva Boumalik, ora alla testa della corsa "umana", il cagnolo riparte a razzo assieme a lui.
E ora siamo in zona arrivi, in attesa dei primi. Sono tutti assiepati attorno al gonfiabile dell'arrivo. Ed eccoli i primi: a tagliare il traguardo per primo è il forte Boumalik che non smentisce le promesse, dietro di lui, non troppo distaccato Giuseppe Cuttaia. Terzo atleta al traguardo è... proprio lei l'intrepido cagnozzo che, in una splendida giornata di sole, si è laureata mascotte del Trail siciliano 2012!

Nessuno degli astanti ci ha fatto caso, anche perché nessuno conosceva gli antefatti.

Racconto tutto ad Aldo Siragusa, valente organizzatore e speaker della manifestazione.
Gli dico: rendiamo onore a chi se lo è conquistato.

E mentre si susseguono gli arrivi lui racconta al microfono la storia del valoroso cagnolo.

E, a questo punto, tutti lo cercano, tutti vogliono vederlo, carezzarlo, coccolarlo.
Dov’è, dov’è l’eroe? – si chiedono.

Ed eccolo! E’ là che se ne sta stravaccato sul bel prato verde, ansimante.

Tutti gli si fanno attorno, tutti lo vezzeggiano, chi gli porta da bere, chi da mangiare.

Tutti si rendono conto che sono davanti ad un piccolo miracolo, quello di un  cagnolo che per pura gioiosità, generosamente, ha corso tutti e 23 i km dell'Ecotrail della Ficuzza.
A volte si rimane davvero colpiti dalla meraviglia della natura degli animali e ci si chiede, se nel fare certe cose, afinalisticamente, non sperimentino quello stesso piacere, la cui ricerca spinge  instancabilmente noi umani.

 

Il racconto sul "cagnolo che amava il trail" è stato originariamente incluso in un articolo più lungo, pubblicato il 21.12.2013, dal titolo: 

Tale articolo presentava una sintesi "impressionistica" dell'omonima gara di un anno prima.
 

Le foto ritraggono il "cagnolo che amava il trail" e sono tutte di Maurizio Crispi.

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24 luglio 2017 1 24 /07 /luglio /2017 18:40
(foto di Maurizio Crispi. La partenza di una precedente edizione)

(foto di Maurizio Crispi. La partenza di una precedente edizione)

(Claudia Occhipinti) Il 23 luglio 2017, a Pantelleria, si è svolta la manifestazione culturale e sportiva organizzata da ASD Sportaction e valevole come sesta tappa del circuito Ecotrail Sicilia 2017 e seconda prova Ultratrail per il  Trofeo ENEL.

La presentazione della gara si è svolta il giorno precedente presso il Museo cittadino sito all'interno del Castello che domina il porto, alla presenza di un Testimonial speciale, lo storico pantesco Giuseppe D’Aietti, che ha arricchito la descrizione del percorso con dettagli di interesse storico-culturale, alla presenza del vicesindaco di Pantelleria Angela Siragusa, la quale ha ringraziato l’organizzazione per il prezioso lavoro, non facile, di promozione del territorio, svolto con encomiabile passione e rispetto per l’ambiente.

Due le gare competitive in programma, rispettivamente di 50 e 21 Km e due i walktrail previsti, di 21 e 10 km.
Pacchi gara e premi con prodotti tipici locali all’insegna dei valori dell’organizzazione di Ecotrail Sicilia.

I partecipanti della gara di 50 km sono partiti alle 6:00 da Punta Spadillo, godendo di un’alba meravigliosa, ma penalizzati da un caldo estremo.

Claudia Occhipinti in una precedente edizione del Pantelleria Trail. Accanto a lei Marco Saitta

Il percorso tocca tutti i punti di interesse geologico e naturalistico dell’isola da Punta Spadillo al lago di Venere, per poi salire per le lave del Gelfiser e le grotte di Benikulà, ridiscendendo poi lungo la Favara Grande e la Balata dei Turchi e quindi risalendo su monte Gibele e Montagna Grande e, infine, ritornando dalla Cuddia Randazzo al punto di partenza.
Panorami spettacolari e vegetazione di macchia mediterranea caratteristica del posto, tra vigneti di Zibibbo, campi di capperi, alberi di fichi e fichidindia verdi, macchie di colore sullo sondo scuro della terra pantesca, profumi e colori che rimangono scolpiti come ricordi indelebili.

I coraggiosi partecipanti si sono trovati ad affrontare una gara quasi di sopravvivenza a causa del caldo eccessivo, tanto che quasi la metà di essi sono stati costretti al ritiro.
 All’arrivo li attendeva una meravigliosa doccia ristoratrice e un ottimo piatto di pasta al pesto pantesco, il tutto accompagnato da vino,  bibite e anguria a volontà.

La gara di 21 km includeva nel suo percorso il lago di Venere, le lave del Gelfiser, la Cuddia di Midia e la Cuddia Randazzo, più breve ma comunque interessante, anch’essa penalizzata dal forte calore che ha causato qualche problema ai partecipanti.

L’emergenza è stata magistralmente affrontata dall’organizzatore, Aldo Siragusa, che ha dato prova, ancora una volta della sua esperienza e della sua passione per il territorio siciliano, sempre pronto a valutare le criticità per farne tesoro e appartore miglioramenti da un’edizione all’altra.

Pantelleria è un’isola che ti incanta con i suoi forti aromi e i contrasti cromatici, dove senti un appagamento sensoriale unico, dove ti viene voglia di stare per ore a osservarne  il paesaggio e, per qualche strano motivo, hai voglia di mangiare a base di capperi o di bere passito a volontà, magari la sera seduto sul patio di un bel dammuso mentre il cielo ti offre un bellissimo tramonto o un cielo stellato.

Un’esperienza  particolare che solo un’isola affascinate e incantevole come Pantelleria può regalare.

 

Circuito Ecotrail Sicilia 2017. Il Trail di Pantelleria dello scorso 23 luglio raccontato da Claudia Occhipinti
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23 aprile 2017 7 23 /04 /aprile /2017 23:54
Tuscany Crossing - 100 km in Val d'Orcia 2017. Lara La Pera e Cinzia Sonsogno tengono alto l'orgoglio siciliano in un sogno lungo 103 km

S' è svolta tra il 22 e il 23 aprile 2017 la 5^ edizione del Tuscany Crossing - 100 km in Val d'Orcia, con diverse distanze competitive in programma. Alla gara sulla distanza maggiore (103 km e 3000 metri di dislivello positivo, con 24 ore di tempo massimo per compiere l'impresa) hanno partecipato anche cinque siciliani, di cui due le donne: Lara La Pera (ASD Marathon Misilmeri) e Cinzia Sonsogno /ASD Podistica Capo d'Orlando), che su un totale di 38 donne finisher si sono classificate rispettivamente 3^ con il crono di 12 h30'19" (distacco di 1h40'53" dalla prima classificata e 22^ nella classifica generale) e 5^ con il crono di 13h31'38, a 2h42'12 dalla prima e 49^ nella classifica generale).
Per la cronaca la vittoria al femminile è andata a Simona Morbelli (Salomon Team), 6^ assoluta con il crono di 10h49'26, mentre la gara maschile è stata vinta da Carlo Salvetti (Bergamo Stars Atletica) in 9h09'44.
Degli altri Siciliani presenti, Francesco Cesare (ASD Marathon Misilmeri), si è classificato 16° assoluto, con il crono di 11h44'56 e Pippo Ruggeri (ASD Polisportiva Forte Gonzaga), 44° assoluto, ha staccato il tempo di 13h18'19, mentre Roberto Magnisi si è fermato al 75° km.
Di seguito le impressioni di Lara La Pera.


 

Il podio femminile della gara lunga del Tuscany Crossing

Il podio femminile della gara lunga del Tuscany Crossing

(Lara La Pera) La sera prima della gara qualcuno mi disse "E' un sogno lungo 103 km..."
E aveva pienamente ragione!
Colline verdi attraversate da lunghi sentieri che, con un incessante saliscendi collegano tutti i borghi medievali della Val d'Orcia dove sonoerano state allestite le basi vita: Bagno Vignoni, Pienza, San Quirico, Montalcino, Vivo d' Orcia.
Si arriva fino a 1100 metri di quota, scalando il Monte Amiata attraverso un bosco incantato e lungo il caratteristico sentiero dell'acqua.
Al 90° km, dopo quasi 20 km ininterrotti di salita, inizia la discesa liberatoria, per attraversare Campiglia d'Orcia verso Rocca d'Orcia dove é situato l'arrivo...
Ma la fatica pura non è finita, perché al km 101 ci attende l'ultima salita di due km per conquistare la Rocca e tagliare così il traguardo.
La gara tecnicamente può essere divisa in due parti, i primi 50 km da Castiglione a Montalcino abbastanza scorrevoli con solo 1000 metri di dislivello e i restanti 53 km più impegnativi muscolarmente con 2000 metri di dislivello e con tratti un po' più tecnici attraverso i boschi.
Alla partenza alle 5.15 del mattino c'erano due gradi ma l'entusiasmo dei quasi 300 atleti al via, rendeva il freddo pungente più sopportabile.
Per riscaldarsi, c'è voluta più di un' ora tra salite e discese attraversando prati bianchi per il gelo.
Alle prime luci dell'alba, in un'atmosfera ovattata quasi surreale, abbiamo attraversato la piazza d'acqua a Bagno Vignoni, completamente avvolta dal vapore.
La giornata era limpida e per fortuna il sole ha iniziato a riscaldarci e a illuminare una natura veramente incantevole. Ho fatto tanti ultratrail in Italia e qualcuno anche in Francia, posso dire che il Tuscany Crossing è unico nel suo genere e affascinante al pari di gare molto più blasonate poiché ti fa attraversate un angolo di Italia unico per bellezze naturali e artistiche, portandoti ad alternare una natura brillante e rigogliosa a questi piccoli borghi medievali, a percorrere i corsi e le piazze, a scoprire chiese che hanno quasi mille anni di storia e poi a immergerti di nuovo nella natura silenziosa.
È stata un'esperienza unica.
Questi piccoli borghi si trovano tutti arroccati su delle colline... e per raggiungere le basi vita bisognava affrontare salite spesso abbastanza ripide... ma ne valeva la pena perché ai ristori, oltre a esserci tutto quello che un podista stanco può desiderare, c'era anche una calorosa accoglienza da parte dei volontari.
E poi dopo una lunga salita, c'è sempre una discesa.
A gli amici, amanti del trail, non posso che consigliare questa gara...
E' davvero un peccato non vivere questo sogno lungo 103 km.

Lara La Pera

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14 giugno 2016 2 14 /06 /giugno /2016 18:17
(foto di Vincenzo Cassaniti)

(foto di Vincenzo Cassaniti)

Angelo Musso, fresco finisher della Supermaratona dell'Etna 0-3000 la cui 9^ edizione si è celebrata lo scorso 11 giungo 2016, ha voluto consensare le sue impressioni/sensazioni in un breve scritto creativo, una vera e propria ode alla gara appena portata a termine.
Lo pubblichiamo per intero, ritenendo che valga la pena fissare questo piccolo - involontario - poema in queste pagine per farlo andare oltre la transitoria visibilità diacronica su Facebook, su cui inizialmente è stato lanciato.
Lacorsa è fatta di queste cose: non è mai soltanto mera fatica, sangue e sudore, ma anche empito lirico che mostra come la mente e il cuore di chi compie queste imprese possa volare alto.

La fatica è momentanea,
la gloria dura per sempre,
L'amore per la 0-3000,
per lei "a muntagna"
cresce alimentato da ogni singola goccia di sudore,
di energia spesa nei 43 km
La 0-3000 è come un parto, in cui dopo una gestazione di 43 km,
la nascita/rinascita è quel gonfiabile a 2850 metri di altitudine.
La 0-3000 è la vita in 43 km
ti fa ridere
ti fa piangere
ti fa cantare
ti fa imprecare
ti fa innamorare
ti insegna che tutto si ottiene con passione, dedizione e fatica
ti insegna la pazienza
ti insegna che se ami la natura, Lei ti ripaga
è un viaggio nel quale incontrerai tanta gente
con alcuni condividerai 43 km
altri ti regaleranno solo un sorriso
o una parola dolce e di conforto o una incitazione
altri ti faranno compagnia per pochi chilometri soltanto,
ma ti regaleranno il loro silenzio
Sarà un viaggio che ti regalerà compagnia,
ma anche la santa solitudine e la riflessione...
La 0-3000 è vita in 43 km...

Angelo Musso

Supermaratona dell'Etna 0-3000 2016 (9^ ed.). Una piccola, grande, ode di Angelo Musso per raccontare sensazioni e impressioni
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13 giugno 2016 1 13 /06 /giugno /2016 10:01
(Vito Massimo Catania al traguardo)

(Vito Massimo Catania al traguardo)

Lara La Pera,al traguardo dell'edizione 2015Si è svolta l'11 giugno 2016 la 10^ edizione della Supermaratona dell'Etna da 0 a 3000. Record di partecipanti con oltre 300 atleti iscritti alla gara individuale (sulla distanza di 43 km) e circa un centinaio i componenti delle super-staffette.
La vittoria è andata - per la prima volta - al forte atleta regalbutese Vito Massimo Catania (secondo lo scorso anno) e all'atleta palermitana Lara La Pera che conquista così un tris di vittorie (2012, 2015, 2016) in questa difficile ed impegnativa gara, unica nel suo genere.
La gara relay èstata vinta invece dai padroni di casa cioè dal tema dell'Etnatrail ASD.

Di seguito il racconto di Marinella Barbagallo, anche quest'anno finisher della gara individuale, e ancora oltre un breve resoconto dei risultati finali.

(Marinella Barbagallo al transito da Piano Provenzana)

(Marinella Barbagallo al transito da Piano Provenzana)

(Marinella Barbagallo) Alle 7 dell'11 giugno 2016 ci si ritrova a Marina di Cottone.
Si vedono le solite scene: gente che si cambia in macchina, amici che si abbracciano, altri che scattano foto. E si respira tangibilmente quella gioia di essere lì, mista a paura di non farcela, perché questa è una gara veramente dura, questa è la 0-3000!
Alle 8.00, puntualmente, viene dato il via e la nostra avventura ha inizio.
43 km di salita fin quasi alla cima al vulcano, solo a pensarci tremo, ma io dico che ce la farò, perché ci sono gare e gare, e questa per me è la sfida più grande!
Inizio a correre lentamente fra i richiami continui dei miei compagni di avventura che mi accusano di tirare il gruppo.

Marinella Barbagallo finisher della Supermaratona dell'Etna 0-3000 2016 (10^ edizione)Siamo in sette convinti di arrivare in cima tutti insieme. Attraversiamo Piedimonte Etneo,
Sergio un burlone anima il gruppo senza tregua. Ridiamo e scherziamo, ancora il fiato ci aiuta e le gambe vanno avanti leggere.
Raggiungiamo Linguaglossa. La gente ci incita e ci saluta e quanto è importante questo per noi runner! Mi sento chiamare e salutare da tanti amici lungo il percorso e gioisco di questo. Lasciamo Linguaglossa e la salita inizia a diventare dura. Il gruppo si sfalda. Benny va avanti, altri restano indietro. Io e Angelo abbiamo lo stesso passo è per un bel po restiamo insieme. Non parliamo, ma ci diamo forza a vicenda anche solo stando vicini.
Ascolto il cinguettio degli uccelli: mi rilassa e mi fa dimenticare la fatica! Vado avanti guardando in alto ma mi accorgo di aver perso Angelo: adesso sono sola col mio cuore che batte forte e la mia testa che spinge avanti le gambe.
Lungo il percorso c'è Salvo che assiste un ragazzo allenato da lui, ma ad ogni passaggio ha una parola di incoraggiamento per me.
Io salgo senza fermarmi. Sto bene. Al 30° km inizio ad avere freddo, tanto freddo, incontro Salvo e gli dio il mio malessere. Lui mi dice di andare avanti e io continuo a correre.
Più su Enza la ragazza che era con lui scende dall'auto e mi corre incontro e li in mezzo alla strada si toglie la sua maglia con un Brontolo disegnato sopra e me la da, restando nuda in mezzo alla strada, non la conosco, non l'ho mai vista prima di allora. Questo gesto mi commuove, indosso la maglia calda e confortevole e continuo a correre.
Piano Provenzana: mi cambio e inizia il peggio. Adesso il terreno è sabbioso e si scivola, non si può correre. Le salite sono troppo ripide. Sono stanca e ho un mal di schiena insopportabile. Cammino sempre più lenta: quasi mi piego in due dal dolore, ma guardo a terra e vedo che il suolo è ricoperto di coccinelle: si sa che le coccinelle portano fortuna e, quindi, io arriverò in cima.
Vedo il cartello che indica il 42° km: ci sono! Manca solo 1 km! Guardo l'orologio e mi accorgo di essere ancora in tempo per raggiungere il mio obiettivo che era quello di arrivare entro le sei ore. E così mi faccio forza, ignorando il dolore, e ricomincio a correre. Vedo il traguardo colorato sullo sfondo nero e le lacrime rigano il mio volto. Ce l'ho fatta !
Anche stavolta la mia determinazione ha vinto.
Al mio arrivo sulla mia spalla c'era lei: una coccinella!

(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

(Fonte: ennapress.it) Per la prima volta Vito Massimo Catania ha scritto il suo nome nell’albo d’oro della Super Maratona dell’Etna, che l'11 giugno 2016 ha spento la sua decima candelina.
L’atleta dell’Amatori Regalbuto (che nella sua carriera, in Sicilia, ha vinto tutto o quasi tutto quello che c’era da vincere) si è aggiudicato la mitica 0-3000 che dalla spiaggia di Marina di Cottone ha portato gli atleti sull’Etna, fino a quota 2850 metri, presso l’osservatorio vulcanologico a Pizzi Deneri.
La Supermaratona dell'Etna è una gara dura (sopratutto negli ultimi 10 km) per chi sa alternare testa e gambe, cuore e polmoni. E così è stato per Catania, terzo lo scorso anno, e splendido vincitore di questa edizione 2016, con il tempo di 3h58’31. Alle sue spalle con un considerevole distacco il piemontese Manuel Bortolas (Applerun Team) in 4h10’25; terzo il lombardo Gianluigi Martinelli del Marathon Club Alta quota Livigno, in 4h12’17. Quarto Max Buccafusca vincitore lo scorso anno.

(Foto dall'archivio di Maurizio Crispi, relativa ad una precedente edizione)Bissa il successo della nona edizione invece la palermitana Lara La Pera, alla sua terza affermazione nella Super Maratona dell’Etna (2012, 2015 e 2016).
L’atleta tesserata per il Marathon Misilmeri, fresca vincitrice - domenica 5 giugno - dell’ Ecomaratona delle Madonie, ha chiuso la sua fatica in 5h06’22 precedendo di una manciata di minuti la lombarda Lucia Bongiovanni (Città di Opera) che ha fermato il crono a 5h11’26. Sul gradino più basso del podio un’altra palermitana Alessandra Corvaja (Fiamma Rossa Palermo) in 5h17’30.
La gara delle super-staffette è stata appannaggio dei “padroni di casa” e organizzatori dell’Etna Trail ASD, composta da Antonio Greco, Carmelo Guardalà e Salvatore Di Marco.
Un’edizione da record, la numero dieci, con oltre 300 atleti scritti alla gara individuale, 30 staffette (ognuna composta da tre frazionisti il che ha portato ad un totale di quasi 400 partecipanti), 3000 metri di dislivello, per una distanza percorsa di poco più di 43 km, 6 nazioni rappresentate oltre all’Italia e la sempre ottima organizzazione a firma Etna Trail ASD.

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27 marzo 2016 7 27 /03 /marzo /2016 18:55

Ed anche questa è fatta! La mia 100^ maratona portata a termine, questa volta nella forma di un'Ultra, anomala quanta a distanza (56km), piuttosto impegnativa ma cionondimeno affascinante: si è trattato della sudafricana "Two Oceans Marathon" con attraversamentodella terraferma tra i due oceani, l'Indiano e l'Atlantico! Tempo: 5h51' per 56 km molto difficili da gestire. Tutto sommato, sono soddisfatto date le mie condizioni non proprio ideali.
E adesso, quale sfida dobbiamo inventarci?...

Giorgio Cambiano

Two Oceans Marathon 2016 (46^ ed.). Anche il palermitano Giorgio Cambiano finisher ed è la sua 100^ gara lunga in carriera

L'italiano Giorgio Cambiano, da Palermo, ultramaratoneta ma anche country manager per il Parkrun in Italia, ha corso la 46^edizione della Two Oceans Marathon, (il cui appellativo esatto é Old Mutual Two Oceans Marathon) un'Ultra impegnativa sulla distanza insolita di 56 km che con un percorso in linea percorre il contorno della penisola che divide i due oceani Atlantico e Indiano.
La gara , molto popolare in Sudafrica e nel mondo anglofono, si è svolta il sabato alla vigilia di Pasqua (26 marzo 2016).
Nel contesto della manifestazione è prevista solitamente anche una Mezza competitiva, oltre a manifestazioni collaterali di promozione della corsa. Vengono cronometrati, ai fini statistici, anche i passaggi intermedi alla distanza della Maratona e della distanza di 50 km.
Giorgio Cambiano è stato di fatto uno dei pochi italiani sinora ad avervi partecipato.
Abbiamo notizia di una donna della compagine Sanremo Runners che vi ha preso parte diverse volte, rappresentando tuttavia un'eccezione poiché è di origini sudafricane. Si tratta di Juliette Salvini che in occasione della Two Oceans Marathon del 2011, oltre ad essere finisher,ha conquistato la MPI italiana sulla distanza dei 50 km.

Nella foto in alto la medaglia di finisher Two Oceans conquistata da Giorgio Cambiano.

Giorgio Cambiano all'Ultratrail du Mont Blanc 2015

Giorgio Cambiano all'Ultratrail du Mont Blanc 2015

The Old Mutual Two Oceans Marathon is considered the world's most beautiful marathon - 56 km Ultra Marathon around the Cape Peninsula, going on since 1970.

The 46th consecutive Old Mutual Two Oceans Marathon will remain on the traditional route via Chapman's Peak, Hout Bay and Constantia Nek (unless deemed unsafe by authorities in which case the Ou Kaapse Weg route (prior to 2004) will be used). The Old Mutual Two Oceans Marathon is run under the rules of IAAF, Athletics South Africa (ASA) and Western Province Athletics (WPA).

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19 marzo 2016 6 19 /03 /marzo /2016 20:09
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

Su e giù per Monte Pellegrino, la montagna che domina Palermo, si è svolta sotto una fitta pioggia, tra pietre bagnate e scivolose, acqua e fango, la nona edizione del Trail di Monte Pellegrino, valevole come terza prova del Circuito Ecotrail Sicilia.
La pioggia e il fango hanno condito questa nona edizione del Trail di Monte Pellegrino, un'edizione bagnata fangosa e scivolosa, con un gradiente di difficoltà ben più alto del solito.
E' stato impossibile non cadere: tutti hanno riportato cadute e scivoloni; alcuni si sono anche feriti, per fortuna in modo non grave. Il fango e l'acqua rendevano impossibile in alcuni tratti la corsa, e - a causa dell'accumulo di fango compresso sotto le suole, la corsa spesso si é tramutata in una sorta di pattinaggio e gioco di equilibrismo.
Antonio Sgammeglia (ASD Sportaction), in particolare, ha riportato una ferita lacero-contusa al cuio capelluto e ha dovuto essere soccorso per essere portato in nosocomio dove gli sono stati praticati dei punti di sutura.
Niente di grave per fortuna, forse per lui solo un po' di spavento.
A lui, in particolare, tutto il supporto e la solidarietà e gli auguri di una pronta guarigione.
Per gli altri soltanto feritine leggere, sbucciature e contusioni. E poi tanto fango addosso: per tutti alla fine bagno e doccia rigeneratori. E per tutti gli indumenti usati nella circostanza, scarpe e attrezzatura un lavaggio, sicuramente più approfondito del solito...
Tante le presenze, nonostante le avverse condizioni ottimali, per la nona edizione del Trail di Monte Pellegrino, terzo appuntamento stagionale del Circuito Ecotrail Sicilia 2016, disputatasi domenica con partenza ed arrivo a Case Natura, nel Parco della Favorita. Da quelle che furono le scuderie Reali dei Borbone, trail runner e walk runner sono partiti alla volta della montagna che domina Palermo, alla scoperta di sentieri sconosciuti ai più.
Particolarmente suggestivi i passaggi dei trail runner per la “Valle del Porco”, la più antica strada d’accesso alla montagna, o per il “Gorgo di Santa Rosalia”, o ancora per l’antico sentiero Medievale.

16 i chilometri della prova agonistica, valida come terza prova del Circuito, lungo un percorso a dir poco suggestivo che si è addentrato lungo sentieri della Riserva sconosciuti a molti, passando tra l’altro per la “Valle del Porco”, la più antica strada d’accesso alla montagna, percorsa dalla Santuzza al ritorno da Santo Stefano di Quisquina", o per il “Gorgo di Santa Rosalia”, o ancora lungo l’antico sentiero Medievale, fino a raggiungere i panorami mozzafiato di “Piano di Bernardo” e “Pizzo Volo d’Aquila”.
Per i meno allenati che preferiscono andare di passo, c'è stata la possibilità di scegliere tra due walktrail rispettivamente di 16 (con partenza anticipata) e di 11 chilometri. Era in programma anche anche una visita guidata accessibile a tutti che sarebbe dovuta partire alle 09.35, 5 minuti dopo il via della gara, con la guida di Mario Pintagro, giornalista esperto di cose siciliane, ma che è stata annullata per via della pioggia battente.
Col trail di Monte Pellegrino ritorna anche l’atteso appuntamento con il Vilardo Doggy Trail, che vedrà protagonisti gli amici a quattro zampe in un mini trail di 3 km. Spazio anche a piccoli aspiranti trail runner che si daranno amichevolmente battaglia nel Trail Junior.

A chiudere per primo i 16 chilometri della prova agonistica, resa ancora più dura dalla pioggia, col crono di 1.30.34, é stato Salvatore Pillitteri della Marathon Altofonte, che ha preceduto di due minuti Pietro Paladino della Polisportiva Marsala DOC e Antonino Camarda della ASD Panormus.
Tra le donne è stata prima la solita Susanne Olvback della ASD Work Out Studio, davanti a Daniela Pillitteri della Marathon Altofonte e a Maria Concetta Pontillo della ASD Panormus.
Ad organizzare l’evento l'ASD Sportaction, società organizzatrice del Circuito Ecotrail Sicilia, con il patrocinio del Comune di Palermo e dei Rangers, ente gestore della Riserva Naturale Orientata di Monte Pellegrino.
Prossimo appuntamento per gli amanti della disciplina, il prossimo 17 aprile nella splendida cornice della Valle dei Templi di Agrigento.

Per ulteriori informazioni www.ecotrailsicilia.it

Seguono le impressioni di Salvatore Sulsenti, alla sua prima partecipazione come walktrailer.
Ed è stato 
per lui un walktrail reso particolarmente impegnativo dalle condizioni meteo e del terreno su cui si snodava il circuito da percorrere.

Non importa cosa ho fatto oggi, non importa quante volte sono arrivato a cadere rovinosamente a terra, non importa se la strada sembra non finire ed io ho l’impressione di galleggiare sopra una distesa alternata di fango, rami e sassi.
Ciò che importa é che ho imparato una lezione.
Con Madre Natura non si fanno duetti, siamo tutti invitati ad assistere ad un assolo.
Ho commesso un peccato di presunzione ad affrontare il mio primo trail.
Le mie scarpe non sono calzature adatte a sentieri resi scivolosi dalla pioggia ed alla fine ho collezionato ben 6 cadute.
Tronfio del mio orgoglio e sicuro di me mi mescolo a decine di uomini e donne in attesa della partenza. Stanco e dolorante, sporco di fango, ma felice non trovo quasi nessuno all’arrivo se non il sorriso di chi pazientemente ha atteso che concludessi questa avventura.
Ho avuto la mia lezione.
Adesso so cosa sia un trail e so anche che gli uomini e le donne del Monte Pellegrino meritano il loro posto in prima fila davanti al concerto di Madre Natura.

Salvatore Sulsenti. Il duetto é con Madre Natura

Immagini dell'organizzazione, divulgate assieme al comunicato stampa
Immagini dell'organizzazione, divulgate assieme al comunicato stampa
Immagini dell'organizzazione, divulgate assieme al comunicato stampa
Immagini dell'organizzazione, divulgate assieme al comunicato stampa
Immagini dell'organizzazione, divulgate assieme al comunicato stampa
Immagini dell'organizzazione, divulgate assieme al comunicato stampa

Immagini dell'organizzazione, divulgate assieme al comunicato stampa

Di seguito le gallerie fotografiche con le foto realizzate da Maurizio Crispi, pubblicate sul magazine facebook "Ultramaratone, Maratone e Dintorni"

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5 marzo 2016 6 05 /03 /marzo /2016 11:04
Camminare. I diari di Cammino di Salvatore Sulsenti. Il randagio della strada al giro di boa dei suoi primi 50 anni, e si addensano eventi di buon auspicio
Camminare. I diari di Cammino di Salvatore Sulsenti. Il randagio della strada al giro di boa dei suoi primi 50 anni, e si addensano eventi di buon auspicio
Camminare. I diari di Cammino di Salvatore Sulsenti. Il randagio della strada al giro di boa dei suoi primi 50 anni, e si addensano eventi di buon auspicio
Camminare. I diari di Cammino di Salvatore Sulsenti. Il randagio della strada al giro di boa dei suoi primi 50 anni, e si addensano eventi di buon auspicio

Salvatore Sulsenti ha camminato sino alla soglia dei suoi primi 50 anni e l'ha superata, confortato dal fatto che attorno a questa sofglia si sono addensati eventi positivi che fanno ben sperare, assieme a progetti e a cambiamenti.
Quella che segue é la cronaca degli ultimi giorni.

Venerdì 19 febbraio 2016. Leggo un articolo di Maurizio Crispi. Parla di un cane che non dovrebbe urinare su una fioriera di un metro di altezza. Accadimento dubbio, ma evidentemente certo ed ineluttabile secondo il proprietario della fioriera. Alle 9.00 parto da Piazza Scalo Trapanese diretto a Punta Secca e sono con Margherita e Gabry. Arriviamo a destinazione, ed é immancabile una foto davanti la Casa del Commissario Montalbano. Buona parte del ritorno è una piacevole seduta di beach walking, seguita da una leggera brezza marina.
Tornati alla base, dopo 11,4 km e 2,10 ore, ci salutiamo con Margherita e la sua amica dandoci appuntamento per domani pomeriggio, per partecipare ad un walk trail di 13 km. Ho una cartina della Sicilia in scala 1:300000 su cui comprendere cosa mi aspetta se dovessi partire per un giro dell’isola. Mi chiama la mia amica Anna (che vive in provincia di Como) e dopo 5 minuti di piacevole chiacchierata ci salutiamo. Sono in pigiama e, a letto, guardo un film di Totò. Suonano alla porta, sono le 13,30 e penso al postino. Vado ad aprire. Resto per qualche interminabile secondo ammutolito, non è il postino né un agente delle tasse. Incredulo mi trovo davanti Anna ed il marito Carlo. Sono venuti a trovarmi per festeggiare i miei 50 anni, che sorpresa. Li faccio entrare in casa, ancora frastornato. Mi rivesto frettolosamente, Anna e Carlo non hanno pranzato e li accompagno a mangiare qualcosa. Programmiamo rapidamente ogni giorno fino al momento della loro ripartenza che sarà lunedì sera. Andiamo a Noto, scopriamo che la confusione per le vie è in occasione della Festa di San Corrado il Patrono della cittadina. Ci tuffiamo nell'atmosfera e godiamo di queste ore di festa mentre io mi soffermo a guardare Anna e Carlo non ancora convinto che siano accanto a me. Rientriamo e cena con pizza e birra.

Sabato 20 febbraio 2016.  3,30 del mattino sveglio. Sarà effetto dei miei 50 anni? Apro il sacchetto di carta con il regalo di Margherita per me. Uno zaino tecnico, il primo. Ho appuntamento a colazione con Anna e Carlo. Arrivano alla spicciolata i miei compagni di camminata, presento i miei amici di Como. Carlo si ferma in piazza mentre Anna mi accompagna in questa passeggiata. C’è uno strano mormorio nel gruppo e credo di capire perché. L’arcano mi è definitivamente svelato al rientro dalla camminata. Arrivando a destinazione mi accolgono in tanti. Hanno organizzato una festa in spiaggia, con tanti dolcetti, cannoli e bignè. Spumante, bibite ed acqua (trascurata). Foto ed auguri con tutti. Sono contento visto le prospettive dei giorni scorsi per oggi. Il mio compleanno. Abbiamo percorso 14,3 km dalle 8,30 alle 11,05. Questo pomeriggio si replica con un walk trail di 13 km e stasera a cena fuori.

Domenica 21 febbraio 2016. La libertà a dispetto dell’opportunità. Con queste mie parole ho dato inizio al mio 50° anno. Facciamo, con Anna e Carlo, colazione diretti subito dopo a Siracusa. Pausa caffè in un autogrill, telefonata di Maurizio [Crispi] che mi invita ad iscrivermi al Parkrun, arrivo in città. Visita a chiese, musei, Ortigia. Pranzo arabo, caffè italiano, piazza Duomo ad Ortigia, gelato e rientro all’auto. Inauguriamo una seduta di urban walking per le vie di Siracusa dire. Mi chiama Gemma, mia ex ragazza del secolo scorso con cui sono in contatto, ci vediamo per pochissimi minuti. Presento i miei amici, poche parole e ci salutiamo. Siamo diretti alla spiaggia di Fontane Bianche, delusi dallo stato della spiaggia e dal fresco pungente rientriamo. Ci separiamo per rivederci dopo un paio di ore. Faccio la doccia, mi registro online per partecipare al Parkrun. Stasera ceniamo in pizzeria, ci raggiunge mio padre. Decidiamo cosa vedere domani a Catania, Anna e Carlo hanno un aereo in serata.

Lunedì 22 febbraio 2016. Sveglia spontanea alle 5.00 e caffè. Curioso su Google Maps con in testa sempre il mio giro di Sicilia. Cerco foto e dettagli su ogni singola tappa. Colazione con Anna e Carlo e si parte alla volta di Catania. Lasciamo l’auto in un parcheggio, visitiamo la città rigorosamente a piedi. Il Duomo di Sant’Agata, il vicino mercato del pesce, il mio liceo degli ultimi due anni delle scuole superiori non è lontano. Prenoto per il pranzo. C’è ancora del tempo e girovaghiamo fra via Etnea, fotografando chiese, scorci di città, la villa Bellini, i miei ricordi d’infanzia. Pranzo a base di pesce da Don Turiddu. Carlo è soddisfatto, Anna pure ed io anche. Ma Carlo di più. Camminiamo ancora diretti ad un chiosco dove prendiamo il caffè. Pian piano e stanchi torniamo all’auto. Arriviamo in aeroporto, consegniamo l’auto a noleggio, altro caffè. Qualche minuto di relax, ultime impressioni ed ci salutiamo sperando di non far passare un anno e mezzo prima di rivedersi. Gli occhi sono lucidi, Anna e Carlo si allontanano verso l’imbarco. Io ho già fatto il biglietto dell’autobus. Alle 20,30 sono a casa.

Martedì 23 febbraio 2016.  Mi sveglio credendo di aver sognato in questi ultimi giorni. Faccio le pulizie di primavera a febbraio. Dalle 18,30 alle 20,30 cammino con il mio gruppo per 2 ore. Gli ultimi 4 chilometri sotto la pioggia. Pressione ed umore giù.

Mercoledì 24 febbraio 2016. Mi dedico alle mille faccende lasciate in arretrato. Mi manca Anna e la chiamo. Stasera ho una riunione per ulteriori particolari sulla camminata del 10 aprile. Scrivo della mia WUM 1000KM, Enrico V. e l’azienda per cui lavora sono i miei primi sponsor.

Giovedì 25 febbraio 2016. 18,30/20,15 per 12 km. Giorno di mercato, compro alcune cose da spedire ai miei amici su al Nord.

Venerdì 26 febbraio 2016. Dalle 9.00 alle 11.00 sono con Margherita e la sua amica Gabry per un’altra puntata alla Casa del Commissario.

Sabato 27 febbraio 2016. Voglia di camminare al minimo storico. Diserto l’uscita con il gruppo, resto in casa e non so bene il perché. Stasera consegno i premi per i primi arrivati (uomo e donna) dell’Ecotrail della Val d’Ippari di domani. Non ho l’auto di proprietà, non ne ho la possibilità. Sono stanco di chiedere sempre un passaggio per spostarmi. Camminerò di più, dove vorrò e quando potrò. Incontro Aldo [Siragusa] e gli consegno i premi realizzati. Mi presenta agli intervenuti, parlo dei miei lavori. Saluto e ci rimandiamo a domani per presenziare alla premiazione.

Domenica 28 febbraio 2016. Arrivo alla Villa Comunale e capisco dove andare seguendo la scia delle voci che arrivano dal traguardo. Il forte vento fa cadere un albero su due auto danneggiandole. 
Mio padre mi accompagna incuriosito dal clima di festa che pervade uomini e donne abbigliati in Rainbow Style. Ho il mio primo smarthphone, regalo per i miei primi 50 anni (avrò il secondo telefono fra 50 anni?), scatto tantissime foto (circa 170) pervaso dal delirio del fotoreporter che, sopito, albergava in me. In realtà sono solo contento ed eccitato di questa giornata, come un bambino alle giostre.
Molti hanno delle escoriazioni, alcuni sembrano galleggiare distratti, alcuni sono spaventati tutti sono felici e soddisfatti. Già. Soddisfatti a dispetto del tempo impiegato, delle inevitabili delusioni e della prossima gara che si affaccia non lontana. Vengono onorati tutti i partecipanti, ma vengono premiati solo in pochi, così dev’essere. Ho realizzato due opere montate su tegole (ciaramini a Ragusa, canali a Catania, coppi a Firenze) che consegno personalmente ai due primi arrivati, uno per categoria, uomo e donna. Due ragazzi splendidi e semplici che mi ringraziano sorridendo con lo sguardo ormai rilassato. Lui è ha una barba lunga ed incolta, solo apparentemente, lei è una ragazza minuta ma solida come la roccia vulcanica. Io ringrazio loro. Anche Margherita viene premiata, la mia compagna di camminate da randagio dell’asfalto, con una bottiglia di birra artigianale da 1,5 litri. Credo di essermi pentito di non aver partecipato a questo Ecotrail della Val d’Ippari, non so il perché o forse lo so fin troppo bene. Cosa mi porto dentro alla fine di questa giornata? La mia commozione.

Lunedì 29 febbraio 2016. Testo il GPS della mia astronave (il mio smarthphone) e di Endomondo, desisto dopo alcuni km per le ripetute interruzioni. Procedo secondo esperienza. Dalle 8,45 alle 12,45, ho camminato senza alcuna interruzione fatta eccezione per una pausa, un pipì-stop, e due foto con un amico incontrato per strada che ha condiviso con me 2 ore di questa giornata. Il vento è sostenuto ed il mare risponde colpo su colpo alle sferzate di Eolo.
Ad oggi ho camminato per 5305,7 km in 884,57 ore e per 383 giorni. E domani?

Camminare. I diari di Cammino di Salvatore Sulsenti. Il randagio della strada al giro di boa dei suoi primi 50 anni, e si addensano eventi di buon auspicio
Camminare. I diari di Cammino di Salvatore Sulsenti. Il randagio della strada al giro di boa dei suoi primi 50 anni, e si addensano eventi di buon auspicio
Camminare. I diari di Cammino di Salvatore Sulsenti. Il randagio della strada al giro di boa dei suoi primi 50 anni, e si addensano eventi di buon auspicio
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30 gennaio 2016 6 30 /01 /gennaio /2016 10:52
Messina Marathon 2016 (8^ ed.) - 7° Trofeo Unicredit. La cronaca di Michele Rizzitelli: un modo per coniugare assieme la pratica sportiva e la passione per i luoghi
Messina Marathon 2016 (8^ ed.) - 7° Trofeo Unicredit. La cronaca di Michele Rizzitelli: un modo per coniugare assieme la pratica sportiva e la passione per i luoghi

Abbiamo il piacere di pubblicare qui di seguito, la cronaca del pugliese Michele Rizzitelli sulla sua partecipazione alla 8^ edizione della Maratona di Messina - 7° Trofeo Unicredit, svoltasi a messina il 24 gennaio scorso (2016).
Come è nei sui scritti, la sua cronaca da partecipante è caratterizzata da una fitta ed evocativa commistione tra evento sportivo e attenzione alle caratteristiche del luogo.
In questo senso, Michele Rizzitelli non è soltanto uno sportivo che, assieme alla moglie Angela Gargano, ha messo nel proprio carniere centinaia e centinaia di maratone (e ultra) e che, in relazione a ciò occupa una posizione di spicco nella compagine trasversale "Club Super-Marathon Italia", ma è anche - con la moglie - un grande viaggiatore, sicché le maratone e le ultra cui la coppia partecipa sono sempre un nuovo, affascinante capitolo , di un lungo viaggio fatto di 
sport e di passione per la storia, la cultura, le bellezze artistiche e paesaggistiche, intrapreso anni addietro e ancora in corso (e, ovviamente, sempre di corsa, ma con le necessarie pause per guardarsi attorno e per poter apprezzare ciò che si vede)

Messina Marathon 2016 (8^ ed.) - 7° Trofeo Unicredit. La cronaca di Michele Rizzitelli: un modo per coniugare assieme la pratica sportiva e la passione per i luoghi
Messina Marathon 2016 (8^ ed.) - 7° Trofeo Unicredit. La cronaca di Michele Rizzitelli: un modo per coniugare assieme la pratica sportiva e la passione per i luoghi
Messina Marathon 2016 (8^ ed.) - 7° Trofeo Unicredit. La cronaca di Michele Rizzitelli: un modo per coniugare assieme la pratica sportiva e la passione per i luoghi

(Michele Rizzitelli) Un sole tutto siciliano ha brillato sull’ottava edizione della Maratona di Messina, lo scorso anno annullata per le proibitive condizioni atmosferiche. Ha reso più verde i monti Peloritani che la cingono, più azzurro il mare dello Stretto, più aurea la statua della Madonna della Lettera che accoglie benedicente chi giunge in città dal porto. Secondo alcune promesse, avrebbe dovuto brillare anche sul Ponte dello Stretto, gioiello del made in Italy; ma chi vuole arrivare nell’isola dovrà rivolgersi a “Caronte” chissà per quanti altri secoli.

Gran parte del percorso si svolge lungo una sola arteria, l’antica Consolare Pompea, aperta da Gneo Pompeo nel 72 a. C., bella, rettilinea, piatta e con vista sul mare che divide l’ultimo lembo della Penisola dalla Sicilia. L’unica difficoltà altimetrica è un cavalcaferrovia, che quelli della mezza maratona affrontano due volte e quelli della maratona quattro volte. Il tratto, poi, che si corre lungo i binari del tram non è per niente angusto ed insicuro, come potrebbe sembrare dalla lettura della descrizione ufficiale. Il vero problema è il tempo limite di cinque ore, che dovrebbe essere allungato per aspirare ad una partecipazione di massa.

Per ben distribuire le energie, i partecipanti alla Maratona di Messina non hanno a disposizione soltanto i riferimenti chilometrici. Due strutture architettoniche visibili da lontano sono poste ad un capo e all’altro del tracciato e corrispondono ai giri di boa del controllo chip: la statua della Madonna della Lettera e la chiesa di Santa Maria della Grotta.
Messina, una volta chiamata Zancle e poi Messana, è una città fortunata non solo per la fulgida posizione geografica, ma anche per essere stata benedetta dalla Madonna quand’era ancora in vita. All’estremità del suo porto falciforme, un’alta stele regge la statua della Madonna della Lettera e la scritta con la quale benediceva i Messinesi con una lettera inviata nel 42 d. C.: “Vos et ipsam civitatem benedicimus”.
Al polo opposto del percorso è situata la chiesa di Santa Maria della Grotta con la sua cupola “similmichelangiolesca”, la più sospirata dai maratoneti perché, quando vi si passa per la seconda volta, soltanto sei chilometri li dividono dalla conclusione della fatica, posta al davanti dello scenografico palazzo del Comune, luogo dell’arrivo.

Ovviamente, pur con l’occhio attento a questi due punti di riferimento, lo sguardo può rilassarsi e distendersi sul Santuario di Montalto e sul tempio votivo di Cristo Re posti sulle prime alture della città, commuoversi al cospetto della fontana del Nettuno e stupirsi per lo svettante Campanile del Duomo che racconta per quadranti dinamici i fatti salienti della storia cittadina. Ma è il mare a non abbandonare mai i maratoneti, la cui brezza deterge il loro sudore in una giornata in cui il sole splende come a primavera.

Due giri speculari devono ripetere quelli della 42 km, uno solo quelli della 21 km. Un percorso rettilineo nella maglia ordinata e regolare della città che si prolunga nel luminoso lungomare fino a Paradiso, Contemplazione e Pace, per diventare arcuato nella parte in cui segue la falce naturale del porto.

Crocifissione, di Antonello da MessinaE’ dedicata ad Antonello da Messina, e mai maratona ebbe nome più appropriato, essendo stato questo percorso disegnato per la prima volta dal grande pittore rinascimentale. La sua “Crocifissione di Sibiu” ha come sfondo proprio il tracciato che ho corso domenica 24 gennaio, in cui, grazie ai colori luminosi e purissimi, assume netto risalto la falce del porto e la ridente riviera.

Se a ristorare l’anima ha provveduto il paesaggio, ai bisogni corporali ci hanno pensato i ristori provvisti di acqua liscia, sali, arance, banane e biscotti; un po’ di acqua gassata, thè, coca cola e qualcos’altro avrebbe potuto soddisfare i podisti più esigenti. In compenso, il ristoro finale ha gratificato tutti.

Percorso ben segnalato e chiuso al traffico. Arco gonfiabile e tappeto chip rimossi dopo l’arrivo dell’ultimo concorrente (5:19), accompagnato al traguardo dal frastuono delle sirene spiegate di una decina di vigili centauri.

168 i classificati della maratona, di cui 14 donne.

1) Recupero Antonino 2:41:30, 2) Buccafusca Massimo 2:41:42, 3) Foti Sebastiano 2:45:25.

1) La Pera Lara 3:23:44, 2) Sonsogno Cinzia 3:24:10, 3) Pistone Maria 3:31:52.

371 i classificati della mezza maratona, di cui 64 donne.

1) Dooley Mark Brendan 1:10:54, 2) Lisitano Massimo 1:11:06, 3) Habchi Mustapha 1:13:10.

1) Bonanno Graziella 1:29:11, 2) Puglisi Rosaria 1:29:28, 3) Salemi Maria Virginia 1:32:45.

Hanno completato la giornata di sport la Shakespeare Run di 9,550 km e la Fitwalking di 9,550 km.

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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