A Seregno era presente anche il "mitico" Yannis Kouros, il campionissimo delle ultramaratone su strada, specialmente di quelle a tempo, nonché detentore ancora imbattuto di numerosi record, attenzionato dalla scena mondiale delle ultramaratone da quando, sconosciuto ai più, si presentò ad una delle prime edizioni della Spartathlon e la vinse con un tempo di 20 ore e 25'. Una vittoria che, essendo lui ancora sconosciuto ai più e senza un pedigree accertato, suscitò polemiche e perplessità, dando la stura a numerose - non provate - accuse, a cui Yannis reagì, presentandosi ad una 6 giorni podistica organizzata dal New York Road Runnesrs Club, dove - in maniera trasparente - confermò le sue straordinarie doti di ultrarunner.
A Seregno, Yannis faceva parte delle delegazione greca, composta da un'unico atleta, di cui lui era l'accompagnatore ufficiale. Tuttavia, non ha resisitito al richiamo della strada, ha chiesto agli organizzatori di trovargl i un pettorale e si è messo sul circuito dove ha girato solo per alcune volte.
E' stato uno Yannis in tono minore, certo, uno Yannis le cui comparse pubbliche negli ultimi anni si sono rarefatte sempre di più, a causa di alcuni infortuni che lo hanno costretto a degli imprevisti stop.
Continua ad avere la postura e della ieraticità del grande campione: taciturno, di poche parole, ma sempre disponibile a rispondere alle domande che i curiosi e i desiderosi di conoscere i suoi segreti vogliono porgli senza nemmeno sottrarsi all'obiettivo della macchina fotografica.
Yannis è un mito vivente della ultramaratona sulle lunghissime distanze e delle gare di endurance a tempo: per alcuni un esempio da cercare di raggiungere, per quanto inimitabile.
Il suo essere mito vivente è in qualche modo confortato dal suo stesso cognome: come sa chi ha studiato storia dell'arte dell'Età classica greca, i "kouroi" (al singolare "kouros") erano le prime state a pieno tondo della scultura greca, in una fase di transizione dalla rappresentazione della figura umana stilizzata alle sculture più realistiche: i kouroi erano delle statue di giovani (per lo più uomini) estremamente ieratiche e dallo sguardo quasi sognante perso all'infinito, in cui gli scultori per lo più rimasti anonimi tentatavano di trasdmettere la "sacralità" iconica della figura umana. Yannis, a tutti gli effetti, nel campo della corsa sulla lunga distanza è un "kouros", non solo dunque nel nome.
La sua è una corsa economicissima, in cui qualsiasi gesto è ridotto all'indispensabile, una corsa piatta e senza balzi - come potrà confermare chi lo ha visto in azione - una corsa "stupida", si potrebbe quasi dire, senza nessun effetto di spettacolarizzazione: eppure è una corsa produttiva, che senza averne l'apparenza produce grandi traslazioni nell'unità di tempo.
Essendomi capitato di osservarlo in azione in una delle precedenti edizioni della 24 ore del Delfino (organizzata dall'ASD Runners Bergamo a Ciserano, nell'anno che precedette il Mondiale 24 ore di Bergamo), mi sento di dire che sono due i pilastri su cui si reggono le perfomance di Yannis, oltre naturalmente agli intensi allenamenti e alla sua forte fibra interiore: il primo pilastro è dato dalla sua capacità di entrare in uno stato di quasi trance e - per così di dire - di "galleggiare con la mente" sopra la propria performance muscolare e fisica. Guardandolo in azione, si ha l'impressione che il suo corpo sia una macchina che va con il motore al minimo possibile con un pilota automatico inserito, mentre il pilota vero (il cervello che governa la prestazione) può consentirsi il lusso di astrarsi o di vagare con la mente in un altrove.
Il secondo pilastro si fonda sul fatto è che Yannis prepara scrupolosamente tutto ciò che gli occorre in corso di gara, numerosi ricambi, adatti a tutte le evenienze climatiche, scarpe e calzature diverse e di diverse misure, cambi frequenti sia di indumenti sia di calzature a scopo preventivo, senza mai attendere il manifestarsi di inconveniente qualsivoglia. Sono ridotti all'osso, attraverso uno specifico allenamento, anche i tempi destinati all'alimentazione: anche qui - in questo campo - i suoi ristori personalizzati prendono in esame le diverse possibili evenienze e sono stati tutti ampiamente sperimentati. Riduzione delle soste al minimo, solo quando è strettamente indispensabile: alimentazione ed integrazione in movimento. La sua ossessione di prevenire gli infortuni, anziché correre ai ripari solo dopo che cominciano a manifestarsi, lo porta anche ad indossare sulle scarpe le ghette che utilizzano i trailer delle sabbie e dei deserti, allo scopo di evitare l'incomodo del "classico" sassolino... Riduzione al minimo anche per le pause destinate al riposo (del resto con quella caratteristica indicata sopra per cui da qualche parte e in qualche modo, la sua mente è capace di riposare e forse di attivare qualche forma di EEG, più tipico del riposo (forse con qualche meccanismo analogo a quello dei delfini, il cui cervello "dorme" elettroencefalograficamente solo per metà alla volta (metà encefalo dorme, mentre l'altra metà è attiva): autenticamente, come solo pochi ultrarunner sanno fare, Yannis è uomo che sta sempre "sulle gambe", in corso di gara.
Scheda (Wikipedia). Yiannis Kouros (in Greco Γιάννης Κούρος; Tripoli, 13 febbraio 1956) è un atleta greco, specializzato nell'ultramaratona. È stato definito "The Running God" (il Dio della Corsa) o come il legittimo e indiscusso "successore di Fidippide" (il Flippide della versione storica fornita da Pausania).
Ha conseguito il record mondiale di corsa su strada all'aperto delle 100 miglia e delle 1000 miglia (pari, rispettivamente, a 160,9 e 1609 km) ed il record del mondo su ogni ditipo di ultramaratona a tempo dalla 12 ore a 6 giorni.
Nel 1991 ha interpretato Fidippide nel film-documentario The Story of the Marathon: A Hero's Journey, che tratta la storia della maratona dagli albori all'epoca contemporanea.
La fama di Kouros esplose nel 1984, anno in cui vinse lo Spartathlon, storica ultramaratona da Atene a Sparta, che il greco riuscì a concludere con un tempo di 20 ore e 25 minuti e la Ultramaratona da Sydney a Melbourne (Westfield Sydney To Melbourne Ultra Marathon) del 1985, in cui percorse gli 875 km previsti nel tempo record di 5 giorni, 5 ore, 7 minuti e 6 secondi. Riuscì quindi a battere il record precedente, detenuto dall'atleta australiano Cliff Young (Albert Ernest Clifford Young, 1922-2003).
E' una sorpresa (ma nemmeno così insolita considerando l'esistenza di numerosi altri esempi di runner che sono anche scrittori) che Kouros è anche autore di oltre 1000 poesie (alcune delle quali apparvero nel suo libro Symblegmata e nel libro The Six-Day Run of the Century).
Kouros disse che il suo unico segreto risiede nel fatto che quando l'altra gente è stanca si ferma, lui no. Aggiunse inoltre di riuscire a controllare il proprio corpo con la mente, dicendogli che in realtà non ha alcuna stanchezza e riuscendoci brillantemente.
I seguenti dati sono divulgati dall'Associazione Internazionale Ultrarunner (IAU) nell'Ottobre 2010.
12 ore su strada: 162,543 km (Stati Uniti, 1984)
24 ore su pista: 303,506 km (Australia, 1997)
48 ore su pista: 473,797 km (Francia, 1996)
1000 chilometri su pista in 5 giorni, 16 ore e 17 minuti (Australia - 1984)
1000 miglia (pari a 1609 km) su strada in 10 giorni, 10 ore, 30 minuti e 36 secondi (Stati Uniti - 1988)
1036 km in 6 giorni
Yannis è - si diceva - un personaggio mitico che per molti ultrarunner rappresenta sicuramente un esempio che si vorrebbe tentare di raggiungere non tanto per le sue prestazioni da recordman quanto piuttosto per il suo atteggiamento mentale nella corsa, quasi fosse un "guru" delle ultradistanze.
Queste le considerazioni di Daniele Baranzini, ultrarunner, ma anche psicologo, quando si è imbattuto in Yannis nel circuito di Seregno Mondiale: "Quando al 30° km ho incontrato Yannis ho fatto veramente fatica a passarlo. Intendo dire che andava con un passo moderato. io ero li, dietro di lui, per un cinque minuti. Ho un rispetto talmente enorme per questo personaggio che, per me, '...non si poteva superare'. Avevo un blocco di testa che non si può nemmeno immaginare... Per me lui rappresenta la forma della corsa più onirica...Mi dicevo: 'non puoi superare un sogno'... Poi alla fine sono sceso nella realtà. Ero in gara... Non potevo fermarmi li...
Sebbene gli abbia parlato al PalaPorada, non lo ho salutato mentre passavo avanti... Avevo una specie di rispetto e reverenza che non capisco ancora... So bene che la mia immaginazone sul personaggio, sull'idolo, mi ha tratto in inganno, ma i sogni sono fatti per essere eterni e rispettati... Anche quando lo scheletro del sogno è un uomo che incomincia a invecchiare e riduce la velocità....
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