Si è svolta tra il 5 e il 6 dicembre 2014 a Nicolosi (Catania), all'interno del camoo di atletica ubicato nella pineta Monti Rossi, la Christmas Marathon pro ADMO, in cui Rosario Catania ed Elena Cifali hanno deciso di utilizzare 24 ore della loro vita, umana e sportiva, camminando e correndo sulla pista del Campo Monte Rossi ai piedi dell’Etna, per dare un messaggio importante a tutti e per sostenere una causa, quella dellADMO.
La loro sfida di 24 ore mirava a due obiettivi principali; il primo era raccogliere fondi per l’ADMO; il secondo era testare le reciproche capacità di camminata-corsa in previsione di obiettivi sportivi futuri.
Nell’arco di queste 24 ore, i nostri due eroi hanno affrontato sonno, freddo, vento e pioggia; hanno sfidato la solitudine della notte, ma sono stati in compagnia della luna e delle stelle; hanno assistito al formarsi di un arcobaleno proprio accanto all’Etna, maestoso e perennemente presente nelle loro vite; si sono ricaricati e motivati grazie alla presenza, la compagnia, il supporto - ognuno a suo modo -, di tutti i loro sostenitori, familiari, conoscenti, atleti, amici, convenuti ad orari diversi nel tatro della loro ADMO-disfida.
Gli obiettivi prefissati da raggiungere, e superare, erano 4:
- obiettivo A = 45km
- obiettivo B = 90km
- obiettivo C=125km
- obiettivo D =150km
Nel pomeriggio di sabato, Rosario Catania, a causa di un’infiammazione al tendine che ha bloccato del tuttola funzionalità del suo ginocchio sinistro, ha dovuto porre termine alla sua performance, avendo accumulato un totale di 95.5 km (229 giri), attestandosi dunque sull'obiettivo B.
Rosario, pur dolendosi del ritiro anzitempo, ha ringraziato tutti coloro che lo hanno supportato.
Elena Cifali, invece, è riuscita a conquistare l’obiettivo D, cioè quello dei 150 km (366 giri) in 24 ore.
In un breve messaggio sulla sua pagina Facebook, Elena Cifali ha comunicato a tutti gli amici, l’obiettivo raggiunto: “Missione compiuta!150 km in 24 ore tra grandissime sofferenze. Ma il merito non è mio. Il merito è di tutti coloro che sono stati con me durante queste lunghissime ore. Tanti angeli custodi, ognuno unico e indispensabile. Un abbraccio d’incoraggiamento al mio compagno di avventura, Rosario Catania. E un grazie immenso a mio marito che mi è stato vicino sempre! Tutti sarete adeguatamente ringraziati domani, adesso devo dormire, ho dolori in ogni parte del corpo, capelli compresi”.
E, di seguito, le considerazioni finali di Elena Cifali.
(Elena Cifali) La mia 24 ore su pista finisce con questo messaggio inviatomi dall’amica Inge Poidomani: “Oggi sei un faro per tutte le mamme che hanno bisogno di midollo per i loro figli. Domani tuo figlio penserà all’esempio che ha dato sua madre e lo renderà un uomo migliore”.
Ho sempre sostenuto che le lunghe distanze sono un viaggio fuori e dentro di noi.
La 100 km del Passatore è sempre stato un viaggio dentro di me, dentro la donna che spesso diventa bambina. Ma correre e camminare all’interno di una pista di atletica per 24 ore non è un viaggio, non è complicato, non è difficile!
Dopotutto non devi fare altro che girare, girare, girare. Non ti puoi perdere, hai sempre tutto a portata di mano, sai perfettamente cosa troverai dopo la curva e dopo il rettilineo.
Vedi sempre le stesse medesime cose. Il cielo, l’Etna, il prato, gli alberi, sempre tutto uguale.
A cambiare sei solo tu! Cambia il tuo umore, cambia la tua stanchezza, cambia il modo in cui guardi le cose, cambiano i tuoi abiti, cambia il tuo appetito, cambia la tua forza di volontà, cambia il sentimento che provi dopo ogni metro.
Non è difficile, non lo è per niente!
Basta avere tanta forza fisica, tanta buona volontà, tanta determinazione, tanto senso del dovere.
Basta sempre ricordarsi di quella promessa fatta.
Basta tenere la testa alta a sapere affrontare tutto ciò che si para davanti con fierezza e orgoglio.
L’unica cosa di cui si può fare comodamente a meno sono le chiacchiere. Non è sufficiente parlare, dettare parole vuote, senza seguito.
Per contribuire ad un mondo migliore servono i Fatti!
I Fatti con la F maiuscola.
Mi serviva sapere d’essere capace di percorrere 150 km.
Mi serviva sapere fino a che punto sono capace di proiettare lo sforzo fisico e mentale.
Mi serviva ricordare chi sono e cosa valgo. Mi serviva sognare in grande e di grandi cose.
Mi serviva trovare il modo di aiutare ADMO per la sua raccolta fondi.
L’ho potuto fare nell’unico modo che conosco: correndo!
E così, io e Rosario Catania, alle 22.00 di venerdi ci siamo “buttati” in Pista a Nicolosi, a 840 mt d’altitudine, ed abbiamo iniziato a correre.
Soli per tante ore, ci guardava a vista solo la luna. Bianca, splendente, illuminava noi, il campo, l’Etna e ci faceva sognare. Davvero, a tratti pensavo d’essere dentro una grande campana di vetro, pensavo di sognare. La temperatura bassa ci imponeva di correre quanto più possibile, per scaldarci, per non gelare.
Ho avuto freddo, tantissimo freddo. Di notte e anche di giorno, non sono riuscita a stare in mezze maniche per più di mezz’ora. La maglia termica e il gilet sono stati compagni inseparabili durante questa lunghissima avventura.
Poi, pian piano anche l’alba ha fatto capolino.
Guardavo la luna tramontare e il sole sorgere a seconda del lato della pista in cui mi trovavo.
Era ancora buio quando ho scorto un’omba: Marco è venuto a trovarmi, lo stringo in un abbraccio. Avevo bisogno di un conforto ed è arrivato lui, a dimostrazione che nulla accade per caso.
Poi arriva anche Attilio, iniziamo a parlare e finalmente il tempo ricomincia a scorrere.
Gli amici sono una tesoro prezioso e non esiste denaro che li possa comprare.
Ecco, adesso la pista è un brulicare di gente, di podisti, di camminatori, di bimbi.
Gente che arriva e gente che va, tutti con lo scopo di rendersi utili. In tanti sono arrivati da Catania ma altri arrivano da tante parti della Sicilia, come Giovanna Barone e Vito Massimo Catania.
Rimango sorpresa dal constatare quanta gente ci vuole bene, prova e dimostrazione che abbiamo lavorato bene.
La giornata scorre, è ancora mattina, ma nella mia percezione temporale credo sia pomeriggio inoltrato. Credevo fossero le quattro del pomeriggio quando mi accorgo che sono solo le 11.00.
Cerco di mangiare e bere ogni 5 giri di campo, che per me, nella seconda corsia corrispondono a 410 mt per giro.
Poi finalmente arrivano le patate lesse e i panini.
Mi tornano le forze e trovo il coraggio di ricominciare a correre.
Ma la stanchezza è davvero tanta e ricomincio a sentire freddo.
Freddo, freddo, freddo. Mi copro sempre di più, fino ad essere costretta ad indossare il giubbotto pesante, il cappello ed il cappuccio.
Ci sono 10°, ma io ne percepisco molti di meno. Inizio a lamentarmi, come quando ho la febbre alta. Desidero dormire, chiudo gli occhi mentre procedo sempre avanti, la pista non ha più segreti per me, ne conosco a memoria ogni singolo metro.
Nel pomeriggio il calo di zuccheri e la stanchezza hanno lasciato aperta la porta alle allucinazioni, così inizio a vedere le strisce sulla pista che si muovono come serpenti. Col calare delle tenebre le strisce diventano sempre meno visibili e così anche i miei serpenti immaginari spariscono.
Rosario ha chiuso la sua sfida con oltre 95 km, un bel traguardo considerando l’infiammazione seria che ha colpito il suo ginocchio.
Anche lui è molto stanco e decide di andare a casa, seguirà la mia impresa da lì. Adesso sono rimasta sola. Ma sola, quando si hanno tante persone intorno che ti vogliono bene non lo si è mai.
Rimangono a farmi compagnia Salvo Crudo e Carmelo Torrisi. Eccezionali! Con loro trascorro le miei ultime 3 ore di fatica, facendo il conto alla rovescia. Adesso mancano “solo” 66 giri di campo. Stringo i denti, devo farcela, posso farcela! Giro, giro, giro, tremo, batto i denti, i lamenti si fanno sempre più continui, la febbre sale.
Carmelo mi parla della sua vita, di quando aveva 16 anni, della Francia, dell’Inghilterra, della sua voglia di vivere ed io lo ascolto con molto piacere. E’ un caro amico. Salvo dall’altra parte non si allontanano un solo istante, loro soffrono il freddo insieme a me. Quando arriva l’amico Giovanni Vitale capisco che ormai è davvero quasi finita. Lui contribuisce a darmi quel senso di sicurezza di cui ho bisogno in questo momento. Una montagna di bontà che comincia a fare da speaker, conta i giri, fa i calcoli, cammina insieme a me. I miei lamenti aumentano proporzionalmente al diminuire dei giri.
Sto veramente molto male, ma non ho mai pensato, neppure per un istante di arrendermi. Non l’ho mai fatto perché so con assoluta certezza che io valgo 150 km, e quelli farò!
Il freddo è stato il mio nemico numero uno, il buio, la notte e le 40 ore di continua attività hanno fatto il resto.
Passo per l’ultima volta sotto il ponte contagiri con quella fierezza che sempre mi ha contraddistinta, con l’orgoglio di avere contribuito ad una nobile causa. 366 giri di campo sono i 150 km che mi ero prefissa.
Sono orgogliosa di me e consapevole che sono arrivata a questo punto soprattutto e grazie a tutti gli amici che mi hanno sostenuta.
A tutti quelli presenti e anche a quelli che da casa mi hanno sostenuta in svariate maniere. Grazie a tutti …. Ci vediamo alla prossima follia!
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