Pubblichiamo volentieri il tributo personale di Daniele Baranzini, psicologo e runner sulle lunghe distanze. Si tratta di uno scritto che, raccontando di una sua esperienza personale di corsa sulla lunga distanza, illustra bene l'idea di "concept run", cioè la corsa che, praticata poi in solitaria (al di fuori del contesto della competizione agonistica), nasce da un'idea e dal desiderio di compiere - attraverso il running di endurance - un'esperienza, quale che sia: psicologica, mstica, ascetica, religiosa o anche estetica, focalizzando su di un aspetto soltanto o anche su tutti quanti assieme tra quelli enumerati - e altri ancora se ne potrebbero trovare.
Daniele Baranzini ci racconta, nello specifico, di una sua corsa solitaria di circa 66 km - che gli amanti del trail potrebbero definire "auto-gestita" - da Dublino a Greystones, alla scoperta di paesaggi e di strade a lui sconosciuti e percorsi per la prima volta soltanto con l'ausilio di un'improvvisata "road map", in cui le vie geografiche si mescolano in un mix impredibile e strano con potenti percorsi interiori.
Questo scritto di Daniele Baranzini è una "primizia", perchè entra a far parte di un suo progetto editoriale in cui, in libro, verranno racoclti una serie di scritti sulla corsa e sul correre.
Lo ringraziamo per averci dato il piacere e l'onore di pubblicarlo in queta pagina web.
(Daniele Baranzini) Mattino del 14 Giugno 2011, seduto al meeting di uno dei tanti progetti di lavoro…ascolto, intervengo… mi diverto, mi annoio… mi appassiono. Il mio lavoro insomma. Seduto in una “meeting room” di un hotel 5 stelle in Dublino, poco distante da Merrion Square.
Poi l’idea. Controllo al computer, le distanze da Dublino a una destinazione che ignoro. Cerco, guardo per una strada verso il sud… ecco la destinazione: Greystones. Da quel momento per circa 15 minuti, mi perdo nelle strade segnate sul sito web “Michelin” e “Google maps”… 66 km su una strada non conosciuta, ipotizzando una partenza dopo il meeting di lavoro… di pomeriggio tardi.
Consapevole di fare molto tardi…
Dublino-Greystones, la fine della corsa… entrando a Dublino dopo 66 Km non avevo più idee, non era neanche più un problema di sfinimento fisico… era una condizione di termine a livello di testa.
L’unica fonte di sostentamento era l’immaginazione, ma anche quella mi stava mollando mentre mi mancavano 2 km dall’Hotel… di fatto gli ultimi 2 chilometri sono stati più “lunghi” dei precedenti 64 km.
Quando rientro in Hotel erano le 23.15 …e 23 secondi. Ero partito alle 16.30 di pomeriggio. Dunque, 7 ore e 15 minuti di corsa senza stop… Per me è stato come se fossero passati tre giorni…
Un’infinito mondo di luci, vento, abbagli, pensieri, gambe, liquidi, minacce, dolori, sorprese, illuminazioni, esperienze al limite del sensoriale, momenti di grandezza inaudita e momenti di lucido sfinimento…
Tragedie, conflitti e liberazioni che ti passano attraverso il corpo come una nuvola attraverso il cielo…
I muscoli ti parlano una lingua che assomiglia ad un ammiccamento continuo…
La pancia implora acqua, sale e mangiare, mentre la testa dice di andare avanti…
E' una sinfonia che viene bene a tutti (chi corre) per i primi 30 o 40 km…
Poi, la sinfonia perde colpi… per qualcuno la sinfonia si interrompe brevemente e la corsa ne risente, tu ne risenti…
La sinfonia diventa lentamente un concerto di musica classica mal diretta, a momenti una band rock, in altri momenti il ritmo diventa heavy metal, fino a un organo da chiesa… un singolo suono, lento… come una zattera in mezzo all’oceano.
E quello, generalmente, è il momento della morte fisica della corsa. Non si ha più niente da dare, si vacilla e ci si sposta solo grazie all’immaginazione, la volontà di fare l’ultimo passo di corsa, uno dietro l’altro.
L’inizio: partito! Sono partito dall’Hotel con una bottiglietta di “Lucozade” (praticamente uguale ad un Gatorade), una barretta solida e 2 gel della “Power Bar”…circa 300 calorie da assorbire in totale. Sapevo che ciò che avevo non era minimamente sufficiente neanche per 30 km…
Ma erano le 16.30 e non avevo tempo per andare a cercare un negozio e comprarmi qualcosina da bere o mangiare.
Assieme alla bottiglia avevo un foglio con scritto le strade principali. Moreampton e Stillorgan Road, N11, Bray road, Dublin road.
Sono stato fortunato perché ho perso la strada solo due volte…introducendo solo 4km in più sul totale del tragitto. Di fatto parte delle energie che avevo a disposizione le ho spese monitorando le strade per non sbagliare…aspetto non poco rilevante in termini di stress e scelte da fare.
Esco dall'Hotel Jurys Inn Christchurch alle 16.30 (e qualche secondo). Scendo verso il grande canale , un corso d’acqua che resta parallelo al fiume Liffey (fiume che taglia in due Dublino). Mentre percorro il primo pezzo di strada, i primi 300 metri, penso al tempo, e alla velocità… Poi mi lascio trasportare un attimo e sono già troppo veloce.
Penso che mi dovrei abituare aduna certa velocità, diciamo 13 o 15 km all’ora, con la presunzione di fare risultati migliori per tragitti di circa 80 km, che sono una “piccola” lunghezza rispetto ad una Spartathlon.
Se riuscissi a scendere sotto le 6 ore in 80 km potrei incominciare a fare qualcosa di competitivo sulle ultradistanze…
In questa baraonda di pensieri, una cosa è certa... dovrò accontentarmi della distanza, ma non dei tempi… e in un certo senso sarà un allenamento per tempi di corsa lunghi. Il motivo è evidente dalle calorie che mi porto dietro (praticamente nulle!)… Starò senz’altro male e sarò ridotto in ogni cosa.
Mentre corro i primi 15 chilometri tutto pare simpatico, piacevole, bello.
La strada, Stillorgan, la N11, mi regala i momenti più accattivanti in questo primo pezzo di run. Il passaggio per Dun Leary, il profilo delle colline e il verde dei prati ogni dove, si accatastano come memorie veloci. Le piccole cittadine che percorro sono così vivaci e poi, sulle strade più trafficate vedo per terra, sul bordo della strada piccoli papaveri rossi. Il primo che ho visto mi ha fatto pensare positivo, mi ha dato una mano a riprendere le forze…semplicemente perché era bello da vedere.
Greystones. Dopo circa 3 ore, e metà strada fatta, sono sotto una collina che mi porta a Greystones. Greystones è dietro la collina e non devo fare altro che salire in cima e poi riscendere. So di essere in ritardo, ma lo accetto… senza rifornimenti non puoi riprendere e ti deteriori costantemente…
E’ una salita infernale, infinita, piena di curve… meno guardavo la cima della collina più stavo calmo e respiravo decentemente. La velocità si è ridotta, le gambe fanno molta fatica. Ci sono momenti dove dubito e vorrei fermarmi… ma per la prima volta ricordo le tre cifre: 2, 4 e 6… 246 km! altro che una salita dopo una trentina di km!... Mi riempio di immaginazione così e riesco a dominare la salita. Infine scendo lentamente…e lentamente arrivo a Greytones…
Il mare, il vento sui campi verdi, le mie gambe che, piegate, sono il quadro che mi sono dipinto addosso con il sudore… Mi permetto un solo minuto appoggiato a un muretto e guardo la natura attorno… Ne valeva la pena…. Lo sapevo, e sorrido a me stesso… Questo mi illumina dentro, tanto.
Ritorno
Gambe sempre più sottili,
e l’aria come una densa gelatina d’acqua e vapore.
Immerso nel fondo della fatica senza rumore,
Una stanchezza bianca… mortale.
Un ritornello che nelle spalle mi entrava come un mare di sale
Senz’acqua,
ormai senza più piedi,
dove le unghie premono sull’asfalto.
Ogni insegna associata ad acqua
è la tentazione più forte.
Ogni passo diventa un passo con una zavorra di molti chili sulle spalle…
Gambe ormai inesistenti…uno zombie.
Mosso solo dall’immaginazione,
eppure
più vivo di qualsiasi altro essere umano li vicino,
più tenace,
ancora più deciso…
Arrivo all’hotel al buio alle 23.15…prendo al bar 5 bottiglie d’acqua, mi metto nel letto con un freddo spaventoso addosso… Bevo… Dormo e bevo…
Ero tornato
senza niente dentro i pensieri.
Vuoto di tutto,
e per questo motivo ero irraggiungibile,
ero in quegl’istanti
pieno di ogni cosa… illuminato a giorno… nel buio della stanza…