Quale immagine che quella di un uomo che corre da solo nell'immensità del paesaggio diviso tra cielo e mare, nel vento e sotto le nuvole può rendere meglio l'idea della meraviglia della corsa sulle lunghe distanze e della fondamentale solitudine del maratoneta (come è formulata da Sillitoe in"The lonleliness of the long distance runner")?
Mi ha scritto di recente uno dei miei contatti su Facebook, dopo aver letto nella mia presentazione il mio lungo curriculum sportivo.
(DC) Complimenti per il suo lunghissimo curriculum sportivo. Io ho appena partecipato alla mia 12^ maratona a Siracusa, dove ho realizzato il mio miglior tempo con 3h08'49".
Ho, di anno in anno, aumentato la lunghezza delle gare a cui partecipo. Penso che la maratona sia la mia distanza, oltre non penso di andare. Di nuovo complimenti anche per lo spirito che la motiva.
La mia risposta è stata questa.
Grazie di cuore per i complimenti e per le belle parole.
Io penso che, quando sembra di essere arrivati ad un punto, al di là del quale non si può andare e dopo che ciò che sembra difficile ed ardito da compiere diviene una faccenda quotidiana e quasi di routine, allora si entra in una fase in cui, a poco a poco, può venire voglia di provare qualcosa di nuovo, qualcosa che si avverte come una nuova frontiera, sfidante (challengin) e porsi quindi un nuovo obiettivo che ci porti al di là dell'immaginabile.
Per esempio, un buon banco di prova per chi desideri affrontare un'ultramaratona (tendo come paratro di riferimento la 100 km su strada) possono essere le 6 ore podistiche,(il "grado minimo" delle ultra a tempo) dove uno può testarsi e provare a cominciare a capire quanto si potrebbe valere in una 100 km.
Passando alle gare su strada anche le 50 km possono essere un ottimo banco di prova.
Oppure ancora, i trail lunghi su distanze che superano i 50 km.
Insomma, l'appetito vien mangiando.
E non bisogna dimenticare che una grande percentuale dei podisti che si impegnano nelle maratone, tolti via i top runner, sono persone che, oltre a correre, cercano viaggi e avventure, provando nello stesso tempo a mettere alla prova i propri limiti.
E, quindi, ragionando in questi termini e essendo fermi questi presupposti, viene naturale ad un certo punto cominciare a pensare alle ultramaratone come nuova frontiera della propria corsa.
Sono pienamente disponibile per qualsiasi consiglio o suggerimento.
Del resto, proprio stamane - alla vigilia della Maratona sulla Sabbia a San Benedetto del Tronto (10 febbraio 2013) - parlavo in albergo con un maratoneta anziano (attorno ai 70), che mi raccontava di aver iniziato a correre, per motivi "igieneistici", a 48 anni senza aver mai praticato nemmeno l'ombra di uno sport.
Si è appassionato a tal punto di questo esercizio quotidiano che, nemmeno due anni doo a 50 anni, ha corso la sua prima Maratona.
E da allora ne ha corse ben 208...
Quindi, mai dire mai...
Foto di Maurizio Crispi
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