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7 marzo 2013 4 07 /03 /marzo /2013 17:45

6 ore Pastrengo Trail 2013 1^ ed.). Un breve report di fine gara e il racconto di Giuliana MontagninSi è svolta il 24 febbraio la 1^ edizione della 6 ore Pastrengo Trail, gara di endurance circuit trail, organizzata dall'ASD Verona Trail Runners, con partenza alle 8.45 del mattino.

Ecco un breve report dell'evento, e di seguito il racconto della triestina Giuliana Montagnin che vi ha preso parte.

Grande giornata di trail sul circuito disegnato tra sentieri e promontori di Pastrengo!
Spirito trail in purezza nonostante fango, pioggia e fatica. 
Quasi 130 i partenti tra gara individuale e Team Duo.
Trailer e Volontari accomunati da una passione comune: la corsa in natura!
Endurance Circuit-Trail: sperimentazione positiva per questa "declinazione" trail, ideale soprattutto nel periodo "invernale".

Vincitore della gara Massimo Tagliaferri del Team Tecnica con il crono di 6h02:08 per completare 10 giri  pari a circa 63 km e 2000 d+.
Nella competizione femminile la vittoria è andata a Catena Pizzino che ha festeggiato il suo compleanno con 8 giri in 5:50:45, equivalenti a circa 51 km e 1600 d+.
Nella classifica Team Duo primeggia la coppia targata Verona Trail Runners Capuzzo-Cazzola capaci di completare 11 giri in 6h08:42 che tradotto in numeri significa: 71,5 km e 2200 d+!

Per le classifiche si può accedere a questo link, mentre per le immagini si può ricercare - avvertono gli organizzatori - nei social network!
Qui, di seguito, il link ad una piccola galleria fotografica su flickr

 

Ed ecco il racconto di Giuliana Montagnin sul suo primo approccio travagliato ad una gara trail. Secondo me, ci riproverà: ha sperimentato il freddo, la pioggia e il fango, ma ci sono altre gare trail che fortunatamente sono benedette da condizioni meteo ottimali: e allora il trail diventa un vero tripudio per la mente e per lo spirito...

 

6 ore Pastrengo Trail (1^ ed.). Un breve report finale e il racconto di Giuliana Montagnin(Giuliana Montagnin) Domenica 24 febbraio ho partecipato alla 1^ edizione della “6 ore Pastrengo Trail” E’ stata una bella esperienza, per me quasi nuova. Prima esperienza nel 2008: Trail della Val Rosandra 15 km di delirio, prima giornata rovente dopo una primavera particolarmente piovosa.

Ricordo di essermi seduta in treno nel senso contrario di marcia e quindi di aver visto sulla collina il nostro faro della Vittoria, di solito sedendo nel senso inverso salutavo il golfo. Una bellissima mattinata di sole aveva fatto seguito ad una fredda e gelida notte, in cui una spruzzata di neve aveva imbiancato la città.

Non ebbi grossi disagi per raggiungere la stazione dei treni, il Comune aveva provveduto a spargere il sale evitando il problema degli anni scorsi di una città completamente paralizzata. Con tanta cautela ho camminato lungo la via principale, ripetendo a me stessa di stare attenta: dopo mesi di sacrifici e allenamenti mattutini ad ore impossibili non era il caso di fare uno scivolone, compromettendo tutto.

Un po’ prima di giungere a Mestre sul mio vagone salirono due signore. Rimasi sconcertata da come si misero a chiacchierare ad alto volume di piccoli gossip di conoscenze comuni. Ignoravano il fatto che alcune persone dormivano o studiavano, cicalavano in continuazione come fossero sedute nel loro salotto privato. Io avrei voluto continuare quella sorta di ritiro spirituale pre-gara per prepararmi moralmente e studiare strategie e possibili difficoltà.

Dopo Mestre, il clima cominciò a cambiare: il cielo si fece più scuro ed iniziò a piovere. Il week-end si preannunciava pessimo. Ne ero a conoscenza, come al solito, nei giorni precedenti avevo seguito i vari siti di previsioni meteo.

Dopo aver riposato un po’ in albergo pensai di uscire per una passeggiata, la pioggia era diminuita ed ero dell’idea di sgranchirmi le gambe.

Mi accorsi con disappunto che stava nevicando: allora rinunciai e tornai in camera ad accendere la TV in attesa dell’ora di cena. Non ricordo neppure cosa guardai, mi ritrovavo a riflettere sulle mie ultime scelte. Una settimana prima avevo partecipato alla Half Marathon Giulietta e Romeo di Verona, conclusa in 2 ore e 23 e, adesso, la scelta folle di questa 6 ore Pastrengo Trail nei pressi di Verona.

Queste mie scelte erano state ponderate: a metà gennaio, dopo il trittico d’inverno (2 maratone e un’ultra di 47 km in 3 week end successivi) avevo deciso per un piccolo stop e il conseguente rallentamento della mia attività sportiva.

Mi ero recata da un’ortopedico per un ulteriore consulto per i miei ischi doloranti. Diagnosi: borsite ischiatica. Niente piriforme o nervo sciatico, così mi aveva detto. Soluzione: un paio di iniezioni, un po’ di riposo, ripresa lenta a giorni alterni, tanto stretching curando in particolare proprio i muscoli dolenti, l’uso di una ciambella o cuscini molto morbidi.

Decisi di attenermi a queste prescrizioni, un po’ le cose son migliorate anche se non sono del tutto guarita.

Quale occasione migliore della mezza di Verona per ricominciare a correre? Di lì a poco mi pentii di questa scelta: una gara troppo corta e, in una 21 km, bisogna adottare un ritmo veloce previo riscaldamento più lungo di quello che facevo solitamente prima di cominciare una 24 ore. Ormai i giochi erano fatti, volevo conoscere alcuni amici di FB che sapevo avrei incontrato, cercai di prepararmi con alcuni lavori veloci “ripetute” ma senza esagerare.

6 ore Pastrengo Trail 2013 1^ ed.). Un breve report di fine gara e il racconto di Giuliana MontagninNel contempo riguardai l’elenco delle gare ultra e notai questa 6 ore su circuito che a inizio anno avevo scartato completamente in quanto Trail. Mi dissi “Ma sì proviamoci” correrò pianissimo, non mi farò del male, prenderò aria buona e se non saranno 42,195 km la misura classica non ha importanza, sarò giustificata poiché non è il mio genere.

Su FB chiesi informazioni sulla difficoltà del percorso, ovviamente le risposte furono: “Noooo, per nulla, su dai vieni, ti divertirai”. Era come chiedere all’oste se il suo vino è buono.

Cenai in un ristorante vicino assieme ad un altro giovane atleta che alloggiava nella mia stessa locanda. Naturalmente la nostra passione era unica “la corsa” la disciplina però era molto diversa, amicizie diverse, gare diverse, ricordi e ambizioni future diverse. Lui decantava il Mont Blanc o il Tor de Geants mentre io avevo in testa solo i migliori circuiti delle 24 ore: Torino Parco Ruffini, Stadio delle Palme di Palermo, Fano nonché la 6 giorni di Pignola.
L‘unica gara sulla quale potevo discutere di dislivello era la Pistoia-Abetone e comunque sempre asfalto.

Incuriosita feci la domanda classica: Com’è che ti sei avvicinato a questa disciplina passando dall’asfalto alla corsa in montagna?

Risposta scontata: Un giorno ci ho provato, mi sono appassionato e non ritornerei più all’asfalto. Io invece comunicavo la mia passione per il terreno non sconnesso e facile appoggio del piede ove i pensieri possono spaziare tranquillamente senza dovermi occupare di possibili distorsioni.

Prossime gare? Per lui l’Ultrabericus per me la 6 ore di San Giuseppe di Putignano (un anello asfaltato).

Piovve tutta la notte, al mattino vedevo ancora goccioloni picchiare contro il vetro dell’abbaino della mia stanza.
Non pensai minimamente al ritiro, pensai al fango, ad una corsa molto lenta nella mota aggrappandomi a tutti gli arbusti, sapevo che avrei fatto una figura fantozziana ma ero fermamente decisa a tener duro per tutta la durata della gara.

Vicino il fortino avevano allestito il tendone che fungeva da riparo per le nostre borse e aperto su due lati consentiva il passaggio e la fuoriuscita per intraprendere un nuovo giro. Un breve meeting un po’ prima della partenza, molto utile per me e per pochi altri che erano alle prime armi.

“Giro lungo 6,5 km, non presenta grosse difficoltà, ben segnalato con fettuccine arancioni e stricie bianco/rosse, qualche cartello. Il primo giro fatelo con calma per imparare i punti con pendenze più forti. Oltre il tempo delle 6 ORE ci sono ancora 30 minuti esatti per completare il giro, sforando i 30’ non si viene squalificati ma non viene conteggiato, quindi calcolate bene il tempo quando si avvicina la fine delle 6 ORE”.

Ciò era dovuto al fatto che non potevano misurare i metri conclusi co

on la rotella a fine gara, a parità di giri se avessi terminato con un tempo maggiore sarei stata in classifica sotto la persona che avesse fatto i medesimi giri ma con un tempo minore.

 Partimmo sotto una pioggia scrosciante, alcune centinaia di mt. d’asfalto in pendenza e poi ci immettevamo su una strada carrabile, ghiaia.
Fin qui la pioggia non creava molto disagio, i guai cominciarono quando c’immettemmo nei sentieri veri e propri. Un fango scivoloso incredibile, lo soprannominarono il Mud Trail.

Il primo giro lo terminai in un’ora e 5’, naturalmente proseguii. Alle spalle avevo solo un’atleta che si ritirò dopo un giro. Gli altri li avevo tutti davanti, chi più bravo, chi alle prime armi come me, ma anche tantissimi atleti d’elite, il mio corregionale Ivan Cudin ad esempio.

Durante il secondo giro m’accorsi che le difficoltà erano aumentate, ancora più mota scivolosa, caddi nel bel mezzo di un sentiero in salita. La radura era ampia ma io da perfetta neofita cercavo di correre sulla strisciolina di terra anziché sull’erba, avevo appena finito di bere un sorso dalla mia bottiglietta e dunque una mano l’avevo ancora intirizzita dal freddo e cercavo d’infilarmi nuovamente il guanto. C’erano tre gradi e ricoprirmi le mani era indispensabile. In genere sull’asfalto corro tenendo la mia “affezionata bottiglietta” in mano, prevedendo non poche difficoltà avevo comperato una cintura porta borraccia. Anche su consiglio di mio marito, volevo avere le mani libere per aggrapparmi ad eventuali arbusti.

In quel punto non c’erano alberi, scivolai nel fango senza alcuna speranza di rialzarmi, la mano senza guanto tutta inzaccherata. Cercai di rialzarmi e scivolai nuovamente due o tre volte. Cominciarono a doppiarmi, una ragazza ebbe pietà di me e mi consigliò: “Corri fuori dal percorso, sull’erba che non scivoli”. 
OK, grazie.

Era un continuo saliscendi, per me non abituata era impegnativo, alcuni tratti anche facili dove potevo e “dovevo” correre se volevo concludere qualcosa, altri tratti molto scivolosi o con una pendenza decisamente forte. Secondo giro concluso nuovamente in poco più di un’ora e 5’.

Inanellai ancora il terzo giro, la mota aumentava, la stanchezza pure, dovuta più al continuo saliscendi che non ai km percorsi. Indubbiamente, riflettei, il Trail non è il mio genere.

Non mi pentii affatto, lo presi come un bell’allenamento in montagna. Eravamo a circa 200 mt. sul livello del mare, per fortuna la neve non aveva attecchito, e la temperatura bassa si manteneva comunque sopra lo zero termico. Peccato che quell’ondata di freddo e pioggia si fosse abbatuta sull’Italia proprio durante quel week end.

Arrivò il quarto giro, quello decisivo per me: dovevo controllare in quanto tempo lo concludevo. Se riuscivo a mantenere un ritmo costante o meglio ancora accelerare avrei potuto lanciarmi nel quinto giro. Valutai attentamente: la stanchezza aumentava di pari passo con la mota e gli scivoloni poche volte evitati. In un punto non trovando tronchi consistenti sul mio cammino m’aggrappai ad un ramoscello secco che, col mio peso, cedette spezzandosi procurandomi un altro scivolone. Le scarpe che indossavo erano una via di mezzo tra quelle da trail e quella da corsa su strada, gli altri indossavano scarpe decisamente più adatte, più artigliate.

Ottima organizzazione, sotto tutti i punti di vista, ristoro, segnaletica, sicurezza, chiarimenti su tutto. Lungo il percorso c’erano parecchie persone dello staff ad indicare punti difficili e quindi a frenare chi arrivava in volata o per dare consigli quando vedevano un’imbranata come me. In due punti particolarmente scivolosi provvidero a legare al tronco degli alberi delle robuste corde, ottima idea potevamo issarci su a forza di braccia.

Decisi saggiamente di finire il quarto giro e di fermarmi. Forse, forse … un quinto ci sarebbe stato entro quei famosi 30’ di plus oltre le 6 ore! Ma a che pro? Accelerare scivolando ancora? Con il pericolo d’infortunarmi no di certo, niente dirupi, però il limo era un handicap al quale non ero per nulla preparata, mi vedevo completamente “impanata” pronta per una frittura!
E se avessi concluso anche pochi secondi dopo i 30’? sarebbe stato vano.

 

I miei pensieri durante il quarto giro: Ma chi me l’ha fatto fare! Finisco questo e butto direttamente via le scarpe, neanche il fango mi voglio riportare indietro! Basta, mai più, trail! ci faccio la croce. 

Durante qualche tratto facile: Boh quasi quasi riporto a casa le scarpette, adoperate solo in questa occasione, le risciacquo bene e le porto un giovedì sera al ritrovo della mia Società. Qualche ragazza potrebbe avere il mio stesso numero e amare il Trail.

Dopo qualche altro tratto facile e senza fango: Quasi … quasi le lavo ben bene con la massima cura come le altre mie “creature” per l’asfalto e le ripongo in ripostiglio per qualche camminata in montagna durante le ferie.

Durante gli ultimi metri: Non si sa mai, una garetta così a circuito… chissà forse … magari l’anno prossimo non trovo questo tempaccio e ci faccio questo agognato quinto giro!

Risultato 4 giri totale 26 km in 5 ore e quasi 10’. Va bene così.

Un mio piccolo commento: ci sono due donne, che peraltro conoscevo già, che sono veramente il corrispettivo di Marco Olmo. Natalina e Fiorenza. Ho tutta l’ammirazione possibile per loro, l’una pratica di questo genere l’altra alle prime armi come me ma veramente in gamba. Fiorenza mi precedeva di pochi minuti, ma io non lo sapevo, l’avevo riconosciuta a gara finita mentre si cambiava.
Lei ebbe il coraggio di lanciarsi nel famoso quinto giro e lo portò a termine in 6 ore e 15 minuti circa, in classifica dunque sarebbe stata di certo sopra di me. Natalina, ottima atleta, in premiazione fra le prime 10 donne. Un applauso ad entrambe, nonché a tutte le altre. 
Nonostante tutto è stata un’esperienza positiva, s’impara sempre qualcosa, ho voluto mettermi in discussione. La rifarei? Chissà, vedremo il calendario del prossimo anno.

  


      PROGRAMMA

 

  • Domenica 24 Febbraio 2013:
  • Dalle ore 7.00 alle 8.15 ritiro pettorali all'interno del Forte di Pastrengo (Speckstube)
  • Ore 8.30 Punzonatura atleti e briefing.
  • Ore 8.45 PARTENZA
  • Ore 14.45 CHIUSURA TRANSITO ATLETI
  • Ore 15.15 CHIUSURA CANCELLO ARRIVI
  • Ore 15.45 Premiazioni
  • Pasta party e premiazioni si effettueranno all'interno della Speckstube adiacente la zona arrivo!

Il circuito. Trail in circuito e in purezza sui colli di Pastrengo ...
Il percorso misura 6.400 mt e presenta un dislivelo positivo di +200mt. E' composto da circa 300 mt di asfalto, 1.5 km di strada sterrata e oltre 4 km di pista monotraccia tra bosco, sottobosco, prati e campi.
Un alternarsi di situazioni e paesaggi nel più puro spirito trail ...
Tra il km 5.4 e l'arrivo si trova la più impegnativa delle salite con 100mt d+ tutti d'un fiato. 
Gli altri 100 mt d+ sono la somma di strappi e salitelle nel bosco.
Il percorso non presenta tratti esposti o particolarmente pericolosi ma richiede attenzione e piede sicuro.
Tempi di percorrenza: per i primi intorno ai 33/35 minuti (media sulle 6 ore), per gli ultimi 45/48 minuti.
Eventuali doppiaggi si verificheranno dunque solo dopo qualche ora di gara. 
Con quanti giri si vince?
12? Quasi impossibile.
11? Molto difficile,
10 (= 64 km e 2000d+) probabilmente con 10 giri ci si gioca il podio!
Occhio al regolamento per gestire bene gli ultimi giri ai fini della classifica!
Per i Team Duo interessante confrontare le diverse strategie di cambio!

 

 

 

 

Tre Rifugi della Val Pellice Trail - Iscrizioni aperte dal 10 febbraio

 

 

Le isrizioni per l'EtnaTrail sono già aperte


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  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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