Chi corre e gareggia, ma non parte per recarsi a partecipare ad importanti appuntamenti, si trova spesso ad avere la funzione del testimone, di essere quello che da lontano segue le gesta dei suoi amici, di essere quello che riceve le prime trelefonate al termine dell'impresa, e poi - al loro ritorno - anche un racconto più o meno articolato e, se il racconto non nasce spontaneamente, il suo dispiegarsi viene sollecitato da mille avide domande.
Io non c'ero, ma avrei voluto esserci. questo è il pensiero che domande insistenti, occhio rapito e domande insistenti e dettagliate trasmettono.
Immergersi nei racconti altrui è un modo di parteciare, anche se in seconda battuta, all'evento sportivo nel quale nons iamo stati presenti per mille motivi diversi. Questo tipo di trasmissione verbale è tanto più intenso quando a raccontare sono proprio i nostri amici di corsa e di allenamento.
Teresa Ferro ha fatto di più, nel caso dei suoi amici che si sono recati a partecipare alla Maratona di Roma Acea 2012: non solo ha ascoltato i loro racconti, ma li ha anche tradotti in pagina scritta per la fruizione di molti. Ed ecco così, le testimonianze dei palermitani Marco Saitta, Concetta Filizzolo, Anna Maed e il riferimento all'impresa di Salvatore Maira.
(Teresa Ferro) Molti miei amici runner sono andati a Roma per correre la Maratona. Io sono rimasta e li ho seguiti da lontano, assorbendo poi al loro ritorno, impressioni, testimonianze, racconti. Qui, di seguito, ho voluto trascrivere alcune impressioni che gli amici a me più vicini mi hanno trasmesso. Incontenibile l'entusiasmo di Marco Saitta, il quale - sinora appassionato praticante del trail - si è cimentato per la prima volta con la 42,195 km. Ancora non perfettamente ristabilito dalla brutta e ostinata influenza, che lo aveva colpito in pieno durante gli allenamenti di avvicinamento all'appuntamento romano, ha - nonostante tutto - dimostrato di possedere una grande determinazione. "Nelle ultime due settimane solo tre allenamenti, quanto bastava per scoraggiarmi... - racconta Marco - Non è stato per nulla facile arrivare al traguardo. Contrariamente al solito, la notte prima ho dormito come un sasso! Partenza sotto un sole caldissimo. Forte emozione quella di trovarsi in mezzo a sedicimila persone di tutte le nazionalità. I primi 5 chilometri a 5'24 al km con un passo sciolto, che ho mantenuto fino al 29° km, avendo qui una proiezione al traguardo di 3 ore e 40 minuti, con un ritmo tranquillo, tra 5'05 e 5'15 a km. Ma dopo il 30°, ecco che vengo assalito da brutte sensazioni, un calo delle mie potenzialità, dovuto probabilmente alla terapia antibiotica seguita fino al giovedì precedente; al 31° km [Il suo incontro con "Il muro di Maratona" - NdR] la crisi mi ha costretto ad una pausa di 5-6 minuti. Una voce dentro di me mi ordinava di desistere... ma non mi sono arreso e così gli ultimi 11 km li ho alternati fra camminata e corsa, di cui gli ultimissimi 4 km, ad un passo dal traguardo, superati con fatica e con la sensazione che fossero 14... poi, finalmente, l'arrivo, a quel punto spingendo al massimo il mio 'motore' incitato dalle mie nipotine Chiara e Martina che mi attendevano nei pressi dell'arrivo, l'ho chiusa in un tempo di 4h 32' minuti!". Marco ammette dunque che è stata una gara tosta, e di avere sfidato i suoi colleghi-amici runner; in ultimo, si lascia andare ad una confessione: "...avrei preferito correre una ecomaratona!"
L'agenda sportiva 2012 di Marco è contrassegnata da interessanti ed impegnativi appuntamenti: la Valdigne, sulla distanza di 57 km, l'Ecomaratona delle Madonie sui 42,195 km (e forse qualcosina di più) e l'Ecotrail di Pantelleria sulla distanza di 50 km.
Se io non sono andata a Roma, né in veste di maratoneta né in quella di spettatrice, la mia amica e compagna di corsa, Concetta Filizzolo (ASD Panormus Bike and Trail Team) è andata, ma – purtroppo - a causa di un prolungato infortunio, solo in quella di spettatrice, ma non solo, perchè anche questa volta ha assolto con dovizia il suo “servizio di crocerossina”. Andando un po' a ritroso nel tempo, Concetta in più occasioni si è trovata, suo malgrado, coinvolta in salvataggi sul campo. Questo ruolo auto-assunto, spesso svolto con tale impegno da compromettere l' esito della sua competizione. Posso assicurare che espletare una gara al suo fianco è molto rassicurante. Ma ecco le sue parole: "Sono appena tornata da Roma stanca e frastornata, con gli occhi ancora pieni quel serpente umano di colori, suoni, grida, risate, allegria. La rabbia (e il dispiacerew) di non essere tra quei 16.000 alla partenza è svanita nel momento in cui ho cominciato ad inseguire gli amici lungo il percorso. Ho vissuto attraverso loro le emozioni, l'ansia, la fatica e la gioia quando si vede il traguardo e pensi che è finita, ce l'hai fatta! Il mio compito di crocerossina pronta a raccattarli e riportali a casa è stato assolto. Grazie a tutti voi, la vostra medaglia è un po' la mia medaglia. Grazie alla sempre dolce e gentile Tiziana e a Giorgio che hanno voluto festeggiare con noi la maratona. Grazie ancora e alla prossima avventura".
Un'altra "pasionaria" della maratona è Anna Maed (ASD Panormus bike and trail team), al secolo Anna Cernigliaro, apparentemente tranquilla, ma dentro animata da un grande amore per le gare su strada. Ama divorare, chilometri su chilometri, con passo costante, concentrata come se fosse alle prese con un difficile compito di matematica, valutandone tutti i passaggi. Le ho chiesto come si fosse sentita nei giorni immediatamente precedenti l'evento. "Almeno un paio di notti prima sono stata colta da insonnia - mi ha risposto - la mattina della gara ho trovato un certo conforto in qualcosa da ripetere a mente, un esercizio che è utile per stemperare la tensione nervosa...Ero indecisa sui tempi che sarei stata in grado di reggere, su questo aspetto vado sempre cauta. Nella mia prima maratona mi ero data un massimo di 5 ore e, seguendo i pacemaker, era andata secondo le mie previsioni (Roma, 20 marzo 2011) ed ero riuscita a chiudere in 05h06'43”. Per questa, invece, mi ero prefissata un tempo di 4 ore e 15 minuti... e sono partita! Alcuni dati nel mio cronometro non erano visualizzabili e così ho tentato di reimpostare il mio ritmo in funzione di un tempo inferiore a quello prestabilito, ma ho temuto di stancarmi e così ho rallentato, imponendomi nuova concentrazione. Ad ogni passaggio importante facevo il conto alla rovescia e quando sono arrivata al 30°, ho pensato che oramai era fatta... ma il conto proseguiva inesorabile, e gli ultimi due chilometri sono stati i più faticosi. Il traguardo non era ancora all'orizzonte e circoscrivendo il Colosseo era impossibile vederlo. Quando finalmente l'ho inquadrato, ho spinto con tutte le mie forze: fatica e dolore sono spariti in un lampo e ho superato il traguardo con moltissima emozione, un' occhio al tempo fatto. La medaglia al collo, un sorriso smorzato sulle labbra per la foto di routine ed il pensiero ai propri cari, agli amici che mi hanno sostenuta ed incoraggiata, anche da lontano. E adesso? Adesso è subentrata la reazione opposta all'euforia, all'entusiasmo immagazzinato in questi ultimi giorni, l'adrenalina ha ceduto il posto ad una sorta di fiacchezza, di cedimento... mi sento come un sacco svuotato. Ma, dalle mie passate esperienze, so che - per fortuna - si tratta solo di uno stato passeggero. Così, attendo fiduciosa che si ripristino i ritmi di prima".
Anna chiude il suo racconto con questa frase: "Puoi essere stanca, ma hai un cuore grande così che ti spinge e ti fa gridare Viva la Panormus! Just feel, just run!".
Salvatore Maira (ASD Panormus Bike and Trail Team) l'ha chiusa con lo stesso crono ottenuto nella Maratona di Roma del 20 marzo 2011 (4h02'45). E' parecchio arrabbiato perché ha svolto la gara, appesantito da un brutto raffreddore, respirando di conseguenza male, e si è ritrovato costretto a camminare per certi tratti. Molta delusione, dopo gli estenuanti allenamenti di preparazione...
Di altri amici podisti non so nulla. Non è che non siano propensi a parlare... Forse, è solo che non sono bravi nel tradurre la loro esperienza in parole.