(Maurizio Crispi) Devo alla lettura del libro di Gaia De Pascale (Correre é una filosofia. Perchè si corre, Ponte alle Grazie, 2014), l'interessante riflessione sul fatto che Pinocchio corre di continuo. Dal momento in cui Mastro Geppetto sgrossa quel pezzo di legno, facendogli gambe e piedi, il burattino in foggia umana non fa che correre.
Corre per gioia e vitalità tracimante, ma anche per scappare e per mettersi in salvo. Ma anche il suo essere di corsa è un modo per esplorare il mondo vasto ed irto di pericoli, ma anche fonte di meraviglia.
Gaia De Pascale, che deve - a sua volta - questa intuizione ad un saggio che prende appunto in esame questa pinocchiesca particolarità (puntualmente citato nel suo testo), la usa per commentare sul fatto che la voglia di correre è innata in noi, iscritta per così dire nei nostri geni e che correre è una caratteristica atavica che, in parte, la civilizzazione ci ha fatto perdere.
Pinocchio è sempre in corsa: non c'è capitolo della storia di Collodi dove non corra.
La lettura delle riflessioni di Gaia De Pascale su questa tema mi ha fatto venire voglia di rileggere Pinocchio, cosa che sto facendo di buona lena, recitando ogni capitolo ad alta voce a beneficio di mio figlio che, per adesso, pur non potendo ancora capire, memorizza il suono e l'intonazione delle parole, nonché la loro musicalità.
E, leggendo, mi sono reso conto che in effetti è proprio così: Pinocchio è un corridore esuberante (ma anche resistente e resiliente) e se, da un lato, questa capacità è causa di disperazione per il povero Geppetto, perchè porta Pinocchio lontano da lui, dall'altro lato è la manifestazione di una forza benefica perchè sovente gli salva la vita nelle difficili situazioni in cui - a volte per esuberanza, a volte per igenuità - si va a cacciare: e sono frequentissime le metafore di corsa, tra le quali regna sovrana quella del "correre come una lepre".
E allora ben venga il parallelismo: noi runner siamo tutti come Pinocchio, degli esuberanti corridori che, correndo, trovano la possibilità di dare sfogo ad un bisogno ancestrale, ma che riescono a dare espressione alla propria vitalità interiore e, nello stesso tempo, a ricaricarsi di energia vitale.
E la corsa indubbiamente salva la vita, se non da minacce esterne, certamente dai nostri fantasmi interiori.
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