Vincenzo Ferro, Siciliano, è un neofita del podismo Il suo esordio nel podismo è avvenuto nel 2012, in occasione dell'Ecotrail della Valle dell'Imera. Da allora il "virus" della corsa non lo ha lasciato più: anzi, con i suoi assalti, lo ha indotto a giocare al rialzo. E' stato così che, dopo aver sperimentato le Maratone, ha affrontato il battesimo del fuoco delle Ultra con la 100 km del Passatore 2013 e la Supermaratona dell'Etna da 0 a 3000 lo scorso giugno (15 giugno), quasi in prossimità del suo primo anno da podista.
Vincenzo Ferro è tesserato FIDAL con la Asd Puntese, mentre fa parte della compagine ASD Etnatrail come ACSI per i trail.
Nella sua vita lavorativa fa l'ingegnere, occupandosi di bio-edilizia e di energie rinnovabili.
E' sposato con Adele e ha due figli, Francesco e Donata.
Di seguito le sue riflessioni "dopo un anno di corsa".
(Vincenzo Ferro) Cosa ti (ci) spinge a fare tutto questo? È la consueta domanda banale e scontata che un runner ha dovuto affrontare, o almeno ha subito da parte di amici e conoscenti, e a cui tutto sommato, forse, non ha mai dato una risposta esaustiva proprio perché chi non è runner non avrebbe potuto comprenderne il significato intrinseco.
Perché ho iniziato a correre? Per un desiderio di libertà. Sembra così banale a dirsi…
Però è così.
Mi sento libero quando corro o almeno quando ci riesco, ma anche camminando e molto. L’esigenza di praticare sport è insita nella natura umana e se, da un lato, lo fai per stare insieme e fare gruppo, subito dopo incominci a capire che è un’opportunità per concentrarsi su se stessi, conoscersi e comprendere come siamo dentro.
Ogni qualvolta affronto una gara è come se iniziassi un viaggio, una esplorazione alla ricerca di qualcosa che ancora non sono riuscito a cogliere.
Queste righe non intendono raccontare delle mie “gesta” , altrochè nulla in confronto alla quotidianità di chi non è possibilitato e fortunato a potere fare lo stesso, ma vogliono essere un semplice contributo realizzato attraverso la mia esperienza di questi 12 mesi, a dimostrazione che con la forza di volontà ognuno può compiere ciò che agli occhi di tanti parrebbe quasi impossibile.
A dire il vero, è stato nei momenti di stanchezza e addirittura - in alcuni casi, anche di sofferenza - che sono riuscito a vedere con “l’occhio della mente” le mie zone nascoste, con un ridimensionamento della tua convinzioni che sei già capace di comprendere veramente chi sei. Di sicuro non è facile dare una spiegazione: “come se riuscissi a sollevarmi ad uno stato di pace”.
Ho fatto sport sin dalla piccola età, trovandomi in tante discipline diverse sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di emozioni diverse.
La corsa è stata sicuramente uno dei primi amori. Ricordo all’uscita delle elementari con i miei compagni di classe quando giocavamo alla F1, erano i tempi di Lauda, Regazzoni, Hunt, Peterson. Con gli zaini tipo militare sulle spalle, strapieni di libri e quaderni, aspettavamo con trepidazione il suono della campanella schierati nella “griglia di partenza”, rigorosamente fedeli alle posizioni di arrivo del giorno precedente. Non avrei mai immaginato che a distanza di 40 anni avrei ancora aspettato con emozione ed ansia il segnale d’inizio di una gara con uno zaino sulle spalle: corsi e ricorsi della vita!
Circa un anno fa, dopo tanti anni legati al calcio, ho ripreso a correre con una certa costanza grazie agli inviti di Angela e ho incominciato a prendere confidenza con la “pista” in asfalto della pineta dei Monti Rossi a Nicolosi.
All’inizio furono sufficienti - anzi, direi bastanti - per arrivare all’affanno, 10 minuti di seguito: poi a poco a poco diventarono 20’-30’ di corsa senza necessità di sosta per tirare il fiato. Nel mese di giugno già riuscivo a correre per circa 1 ora!
La mia vecchia distanza, tanti ricordi legati ai numerosi podi conquistati nelle spensierate “Marcialonghe” domenicali degli anni ’80, i mitici 10 km; e devo dire che mi sentivo ringiovanito come se in poche settimane fossi riuscito ad annullare 30 anni di “invecchiamento: e, allora, avevo appena 16 anni.
Dentro di me, sentivo di essere ritornato in forma - d’altro canto correre per un’ora non è la stessa cosa di giocare una partica a calcio o addirittura a calcetto - e rientravo col peso di qualche chilo (il Natale precedente le lancette della bilancia si erano fermate in modo impietoso oltre i 63 kg) ma c’era qualcosa di incompleto, sentivo la mancanza di uno spunto, d'un obiettivo da raggiungere. E' entrata in scena Elena e chi ha avuto la fortuna di incontrarla, comprende dopo solo pochi minuti, il motivo per cui in tanti le riconoscono l’appellativo di "Super". Dire che ha uno spirito ribelle è riduttivo; estrosa ed esuberante, ha già partecipato a più di una maratona; sì, stiamo parlando di 42,197 km: una roba da matti, inaccessibile alle mie capacità, veramente un'impresa!
Eppure non appena conosciuta, da subito mi mette fiducia, invitandomi a provare a correre con lei ed io, con una sana ed incosciente follia, mi faccio rapire dal fascino della competizione pensando tra me: “Chissà se riuscissi a correre una maratona”.
1° Luglio 2012 - Ecotrail della Valle dell'Imera. È il giorno della mia iniziazione da runner e per l’occasione non potevo che scegliere un appuntamento “facile”: Trail Valle di Imera, circuito di Ecotrail Sicilia, km 16,00. Con la mia famiglia ed amici, che ero riuscito a convincere, partiamo all’alba verso l’ombellico della Sicilia, Borgo Turolifi (Caltanissetta). La temperatura della giornata era ad oltre 40°C all’ombra. Ho concluso con non poche difficoltà il percorso, tra salite al limite dell’arrampicata e discese folli quasi da sembrare che mancasse il terreno sotto i piedi: il tutto sotto un sole cocent. Ho scoperto un mondo tutto nuovo, una dimensione della corsa inaspettata... un incontro con la natura così intenso da sentirne fare parte. E poi quei runner provenienti da tutte le parti della nostra isola e non solo, giovani e meno giovani, accompagnatori, amici, mogli, figli.. E’ stata una festa!
Si proprio una festa, non trovo rivalità, non scorgo invidia o individualismi, ma solamente una genuina famiglia di persone che da tempo si incontrano per condividere riti e momenti sociali e che, come in una carovana, percorrono insieme pochi ma intensi momenti della propria esistenza.
L’incontro con il trail è fatale: è stato amore al primo passo.
Dopo appena due settimane arriva l’esordio su strada: la Ragusa Modica Scicli 24km. Mai fatta così tanta strada di corsa ed infatti dopo 20 km vengo colto dai crampi in ambedue le gambe, ma - nonostante tutto - riesco a concludere la gara. Ma tutti quei chilometri hanno uno strano effetto. Nella mia testa s'innesta un’idea fino a quel punto neanche degna di essere presa in considerazione: quella di tentare di correre una maratona e di farcela. Credo sia normale che nei momenti di piena euforia tutto sembra semplice e fattibile e facilmente cedo sospinto dalle lusinghe di Elena e Salvo, che mi guideranno, in seguito, nel mondo della corsa.
Entrambi parlano di una gara trail molto bella, che si svolgerà a breve termine e a cui non si può rinunciare.. “Sarà parecchio dura …. magari puoi fare il walk trail” mi suggeriscono.
4 Agosto 2012. Etnatrail. Lungo il crinale del versante orientale, su a 2500 slm in balia delle cenere vulcanica: sto parlando dell’Etna Trail sulla distanza di 30,00 km. Ho alle mie spalle soltanto un trail medio, una gara lunga su strada e qualche allenamento in piano: decido di partecipare comunque - e non iscrivendomi al walktrail! Dire che sono stato incosciente è poco! Sarà una gara durissima al limite della sopportazione, ma che spettacolo ci offrirà la “Muntagna”. Riesco a portare a termine tutti e 30 i km nel tempo massimo concesso e, dopo una bellissima doccia volante con l’acqua fredda delle autobotti in sosta nel piazzale di Piano Provenzana, ci riuniamo tutti con le nostre famiglie a condividere insieme uno stupendo pranzo/picnic. Salvo, Tatiana, Melchiorre, Elena, Orazio, Graziella .. stanchissimi ma felici.
Devo proprio riconoscere che il post-gara è il momento di maggiore vulnerabilità per un runner ed infatti quando ancora le gambe non le senti ed i polpacci ti fanno male s'incomincia a programmare il prossimo appuntamento, come se in un battito di ciglia fosse spazzata via d’un soffio tutta la fatica d'una intera giornata. Sarà stato un attacco di stoicismo, ma tra un panino, una cotoletta ed una fresca birra incominciai a chiedere ai campionissimi presenti se fossi pronto per una Mezza.
Preparai la mia prima maratonina in circa 2 mesi e mezzo, seguendo un programma di allenamento per principianti preso da internet e assimilando le esperienze maturate durante anni di allenamento degli amici runner che oramai frequentavo assiduamente.
18 Novembre 2012 - Maratona di Palermo. Qui, in una gradualità del mio impegno nelle corse su strada, mi iscrivo alla Mezza. Come uno scolaretto al suo primo giorno di scuola vengo accompagnato mano nella mano da Adele, avevamo lasciato i bambini dai nonni, per regalarci un piacevole fine settimana; anche lei riesce a percepire l’emozione che mi fa tremare le gambe. L’aria è frizzante, siamo in pieno autunno e la sera prima aveva piovuto. Insieme a tanti runner incomincio il riscaldamento, un po’ di stretching, da lì a poco sarebbe iniziata la festa ma purtroppo qualcuno non finirà la gara e non farà più ritorno dai propri cari [qui Vincenzo si riferisce al caso di Vincenzo Mutoli, un runner palermitano deceduto per un arresto cardiaco mentre correva la Mezza - ndr].
Ritengo più che positivo il risultato ottenuto alla prima esperienza in una distanza fino a quel punto per me proibitiva, avendo concluso sotto 1:50’, con unritmo regolare come in allenamento e nessun problema nel post gara. Già in macchina lungo la strada del ritorno medito di preparare la Maratona: quella vera 42,195 metri. Decido per la Siracusa City Marathon che si svolgerà a fine gennaio 2013, ritenendo che avendo questo termine di tempo, avrò tutto il tempo necessario per prepararmi.
Però, stavolta, non ho intenzione di seguire le aride tabelle che si trovano online, ma desidero ascoltare chi ha la corsa nelle vene: e, così, seguo i preziosi consigli di Tatiana, fortissima e grandissima atleta tanto in velocità quanto in umiltà. Seguo meticolosamente i suoi suggerimenti alternando gli allenamenti su strada con le famigerate ripetute su pista.
In una bagnata, fredda e ventosa domenica di dicembre ottengo il mio PB alla Maratonina di Catania col tempo di 1:44:52, mentre nel gennaio 2013 la partecipazione alla Mezza di Ragusa fa da corollario al grande evento: obiettivo sotto le 3:50’. Due mezze che mi sono servite come prove di avvicinamento alla grande sfida.
27 Gennaio 2013 - Siracusa City Marathon. Stavolta al contrario di Palermo non riesco ad essere calmo e la tensione fa brutti scherzi: arrivo in ritardo al ritiro del pettorale, non c’è il tempo del riscaldamento e ancora peggio mi accorgo di aver lasciato sul tavolo di casa il marsupio contenente gps, acqua, integratori: la frittata sembra fatta!
Nonostante tutto parto abbastanza tranquillo, insieme ancora ad Elena, e - chilometro dopo chilometro - inizio a prendere consapevolezza delle mie forze: le gambe girano, il ritmo è quello provato tante volte negli allenamenti. Raggiunto il 18° km mi stacco e raggiungo Lucia, che viene da Reggio, anche lei con tante maratone alle spalle. Le chiedo quali siano le sue previsioni “Ho chiuso l’ultima a 3:46’”, risponde. Percorreremo spalla a spalla oltre 20km insieme e concluderò la mia prova con il tempo di 3:47:51. Obiettivo raggiunto.
Non è facile descrivere le sensazioni avvertite durante la gara, all’arrivo e soprattutto quando ho abbracciato Adele, Francesco e Donata ancora increduli dell’impresa che avevo appena portato a termine. Per un attimo ho pensato di essere un maratoneta! Ma un po’ di autostima non guasta.
Un buon gelato, una passeggiata nei pressi del porticciolo e già la mente corre veloce … verso un altro traguardo.
Solamente un mese prima, davanti una buona pizza fatta in casa insieme a Salvo ed Elena con le rispettive famiglie, abbiamo preso la decisione di partecipare alla corsa della vita. Certo loro sono molto preparati rispetto allo scrivente, sulle loro gambe ci sono tanti più km, maratone e ultra; sulle mie, ancora il nulla, o ben poco: ed è così che ci siamo iscritti alla 100 km del Passatore.
Dopo il buon risultato di Siracusa, mi sono lasciato sopraffare dall’euforia e dalla presunzione di potere andare oltre. Mai tanto di così sbagliato: “Est modus in rebus” - dicevano i Latini - ovvero Il troppo stroppia! L’ostinazione e la troppa determinazione negli allenamenti, al fine di ottenere risultati a tutti costi, portano inevitabilmente all’infortunio. Fissurazione del menisco mediale e lesione del collaterale del ginocchio destro: questo il responso impietoso della risonanza magnetica. Un vero fulmine a ciel sereno. In un niente, vanno in fumo tutti i sogni di gloria e le partecipazioni a tante gare già messe in cantiere.
Fortunatamente, “Non è da operare” mi assicura Gaspare, ortopedico di professione e runner per passione. Ancora sono in tempo, solo devo stare fermo in riposo totale per 45 giorni. Dopo, al grande appuntamento, mancheranno ancora due mesi e mezzo: posso ancora farcela.
Grazie all’aiuto di Gaetano, fisioterapista di tanti atleti, riesco a riprendere gli allenamenti a metà marzo, ma con un altro spirito: finalmente, avevo capito che, per tutti, c’è un limite e bisogna saper riconoscere il proprio.
Stare bene con se stessi, divertirsi e non esagerare: questo è il nuovo spirito col quale mi allenerò nei seguenti mesi, alternando lunghi in montagna e medi sul litorale della Plaia. Alea iacta est!
25-26 Maggio 2013 - Il Passatore. L’atterraggio forzato a Pisa per cattive condizioni metereologiche fa presagire che l’indomani sarà dura. Come volevasi dimostrare, pioggia, vento e freddo ci accompagneranno per tutti i 100 km della Firenze Faenza.
Nei mesi precedenti avevo letto diversi articoli su questa mitica gara, osannata come la 100 km più bella del mondo. Non potrei mai fare un benchè minimo confronto con altre 100 km, ma una cosa è certa: è davvero una manifestazione speciale. Tanta gente ci incoraggiava, esortava e applaudiva in tutti gli angoli della città, dei paesi e dei borghi attraversati da un fiume di runner. Non si può cancellare la scena di bambini felici e festanti lungo il ciglio delle strade che ci davano il Cinque e di vecchietti in mezzo alla strada che, per tutta la notte, si emozionavano al nostro passaggio e, noncuranti della pioggia battente, ci salutavano e applaudivano: sono sempre lì da 40 anni, da quando si è corsa la 1^ edizione di questa mitica gara, e salutano “gli eroi”.
Con Inge, Salvo, Elena, tutti partiti dalla Sicilia, ci ritroviamo ancora insieme; io inzuppato sino all’inverosimile, ma contemporaneamente consapevole che il sogno era diventato in realtà. Non ho tanta voglia di lamentare i disagi e i problemi affrontati nelle interminabili 15 ore - e oltre - che mi sono state necessarie a completare l’attraversamento dell’Appennino tosco-romagnolo, ma voglio ricordare invece tutto il tempo della gara, invece, come periodo in cui sono stato pienamente con me stesso.
Ma non è ancora tempo di riposare... e, se il dolore al ginocchio rimane solamente un brutto ricordo, mi viene proposta un’altra sfida che ha dell’incommensurabile: la scalata dell’Etna conosciuta dagli addetti come la "Supermaratona dell'Etna da 0 a 3000”. Su questi due numeri è già stato scritto tanto ma forse non abbastanza. Chi non ha avuto la possibilità o il coraggio di affrontarla almeno una volta nella vita da runner credo rimarrà con un vuoto incolmabile.
15 Giugno 2013 - 7^ Super Maratona dell’Etna. In tanti quel giorno abbiamo visto la Madonna venirci incontro, mentre percorrevamo con passi brevi e pesanti gli ultimi irti 10 km sprofondando nella sabbia vulcanica, buttata fuori fino a qualche mese prima dalla bocca del nostro amato vulcano: proseguendo lento con gli occhi bassi sentivo di essere in un inferno ma ogni volta che, alzando la testa, scorgevo il traguardo avrei giurato che ero sul punto di toccare il cielo. Dopo l'arrivo, un indescrivibile senso di incredulità mi attraversava la pelle fino al profondo durante la discesa a valle, scortato dagli "angeli" della Forestale, mentre miravo attraverso i finestrini del fuoristrada e riuscivo a scorgere in lontananza la costa, a tratti indistinguibile dal mare, da dove la stessa mattina avevamo accettato la sfida: Salvo, Elena, Graziella, Claudio, Inge, Eleonora e tanti altri provenienti da ognidove. Grandi!
Ma c’è ancora tempo per un altro appuntamento. 23 giugno, non più principiante mi godo l’Eco trail di Valle di Imera edizione 2013. Sì, proprio la gara da dove tutto è iniziato. Ora so come devo correre, senza affanni e senza strafare, insieme al mio amico Francesco abbiamo miglioriato entrambi il tempo precedente, ma ora sappiamo che questo è un aspetto secondario. Ho incontrato vecchi e nuovi amici come Teresa e Carmelo ed i nuovi compagni di squadra trail di cui mi onoro fare parte, l’Asd Etna Trail.
Un elogio voglio dedicarlo a Maurizio, Michele, Salvatore che con grande spirito e passione mettono a libero servizio le proprie professionalità per raccontare questo bellissimo e suggestivo mondo attorno al quale tante belle persone offrono se stessi mettendo a nudo i propri limiti e le proprie capacità senza mai cadere nell’individualismo.
Un’ultima riflessione: la 100 km del Passatore ha lasciato un segno indelebile dentro di me e mi ha fatto capire che bisogna sempre manifestare una grande forza di volontà ma è altrettanto vero che la scalata dell’Etna con i suoi 43 km tutti in salita con un dislivello pressochè unico al mondo di 3000 metri in un'unica tirata ha scritto una parte importante nella mia vita e ora so che, per completare, non basta solamente una preparazione psico-fisica adeguata. Sono certo che tutti noi finisher dobbiamo avere dentro di noi qualcosa di speciale. Lassù qualcuno ci ama.
Dopo aver corso in questi ultimi 12 mesi, per oltre 1800 km, finalmente ho imparato una cosa: “Ognuno col suo passo”
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