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29 settembre 2015 2 29 /09 /settembre /2015 10:01
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno

Salvatore Sulsenti prosegue nella sua esperienza di preparazione alla 100 km del Passatore. I suoi resoconti si sono infittiti e adesso siamo di fronte ad un vero e proprio diario giornaliero al quale Salvatore consegna i suoi progressi, le sue speranze, i suoi sogni.

Il cambiamento di questa settimana è che da camminatore isolato è passato ad una forma di socializzazione e di condivisione, grazie al contatto con Inge Poidomani, appassionata ultramaratoneta siciliana.
Assieme ad Inge, Salvatore ha fatto delle uscite, aggregandosi inoltre ad un gruppo di camminatori.
Ancora nel 2014, Salvatore Sulsenti, non sapeva nemmeno cosa fosse la 100 km del Passatore, eppure proprio in quell'anno ha dato inizia ad un'era di rivolgimenti, affrontando da profano una camminata in natura di oltre 11 km.
Adesso, la 100 km del Passatore è diventata il suo sogno e non è un caso se la foto di copertina del suo profilo FB sia la misteriosa Uluru (in Inglese Ayers Rock) al centro dell'Australia e contornata dall'outback, uno dei deserti più aridi che si possano immaginare.

Ayers Rock potrebbe essere l'emblema dell'enigmatica (ed inafferrabile) meta dei nostri sogni.
Quelli che ci sono stati (con l'eccezione dei soliti turisti performativi che rovinano tutto con la pretesa che i luoghi siano delle cose da conquistare e da ricordare come un "trofeo" e basta) dicono che l'essere stati lì fisicamente non appaga, perché il luogo in sé è intriso di magia e di un potere cosmico che va al di là delle cose.
Un luogo di potere e di convergenza di linee di energia: che per questo motivo era - ed é - considerato sacro dagli aborigeni australiani.
E, quindi, quei viaggiatori che ci sono stati dicono che sono - trovandosi lì fisicamente - appena potuti entrare a contatto con i margini di un mistero, quel tanto che bastava tuttavia a proiettare le propria mente verso siderali distanze - a condizione, ovviamente, che i visitatori fossero permeabile alla meraviglia.
Si può immaginare che il "pellegrino" che decide di diventare ultramaratoneta sia uno che vuole arrivare a conoscere delle cose, saggiando i propri confini di resistenza, eppure ci sarà sempre qualcosa che rimarrà al di fuori della sua portata: ed è così che la corsa di lunga durata (o la camminata ultra-lunga, che è il suo equivalente) possono diventare quel volano energetico che consente di accedere ad un modo diverso di esperire se stessi e la realtà.

Ed ecco di seguito lo stralcio del diario di Salvatore, mentre insegue la sua meta.

Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno

Martedì 22 settembre.Dopo due giorni di meritato riposo dopo i 48 km di sabato e le naturali valutazioni, esco per strada con il gruppo si camminatori di cui ora faccio parte.
Circa 30 loschi figuri, con magliette rosso garibaldino, serpeggiano per vie e sterrati ognuno alla ricerca del proprio passo e di un compagno disposto ad ascoltarlo.
La temperatura è in ribasso, il pomeriggio leggermente ventilato e si cammina bene. Dalle 18,30 alle 20,30 ci si muove senza forzatura di ritmo (fatta eccezione per un isolato tentativo) percorrendo poco meno di 12 km. Torno a casa con la memoria dei miei percorsi e con la voglia di rimettermi ancora in discussione, passo dopo passo, attraverso qualche km da masticare ancora.

Mercoledì 23 settembre. Riposo causa visita odontotecnica in ospedale. Sorvolo sul servizio sanitario che fa appello, per la propria sopravvivenza, solo alla buona volontà di addetti spesso sottostimati. Un accento andrebbe posto sulla calca generata dai pazienti che a volte diventano impazienti e vivacizzano il loro dissenso nei corridoi dell’ospedale. Ma meglio astenersi da ulteriori note, non ne ho voglia.

Giovedì 24 settembre. Dalle 18,35 alle 20,15, km 11,00. Camminare in gruppo, al di là del passo di ognuno, comporta la volontà di uniformarsi mirando a tenere il gruppo serrato e a migliorare la performance media di tutti. Purtroppo non è facile come sembra. Poco male, cerco di dare il mio contributo e vado avanti. Camminare amichevolmente mi da il piacere di chiacchierare e di recuperare.

Venerdì 25 settembre.  Dalle 15,00 alle 18,00, 18 km senza sosta alcuna. Ho camminato con Inge Poidomani signora tedesca [ormai naturalizzata siciliana - ndr]con alcune edizioni del Passatore alle spalle, maratone, ultra maratone e da oggi ultra-camminate con me. E’ un piacere inaspettato muovermi con Inge, ascolto attentamente per tutto il tragitto i suoi racconti facendo tesoro di ogni suggerimento. Domenica 27. saremo ancora insieme.
La mia strada verso il Passatore non si avvicina ma si fa appena più chiara. Io al Passatore? Mi sembra strano anche pensarlo.

Sabato 26 settembre. Riposo, leggera indisposizione accompagnata da una fastidiosa cefalea. Domani mi rifaccio.

Domenica 27 settembre. Sono quasi le 5.00, un caffè ed una banana a colazione, fra meno di 2 ore verranno a prendermi per andare a Ragusa per la “Camminata della Cava Misericordia” organizzata da Vittorio Brullo, gruppo “Passo dopo Passo”. Iniziamo a muoverci puntualmente alle 7:31 e terminiamo alle 12:16.
Percorriamo 18,49 km (previsti 20/23km), partendo da Corso Italia, presso i Salesiani a Ragusa. Proseguiamo per Ragusa Ibla e poi per Cava Misericordia arrivando alla SS per Chiaramonte Gulfi al km.3 per fare ritorno a Ragusa.
Ci siamo mossi per sentieri, strade bianche ed asfalto e volutamente non accenno alla velocità media, assimilabile al ritmo di una allegra scampagnata.
Mi sono rilassato e divertito insieme ai miei compagni e compagne di cordata, ho allontanato le esigenze di performance per lasciarmi andare.
Ho compreso che ci si può allenare anche riposando o camminando piacevolmente con degli amici. Al termine della camminata sono rimasto sulle gambe, ed agevolmente, quasi 5 ore trascorse ad ascoltare la signora Inge elargirmi suggerimenti e consigli preziosissimi e soprattutto programmando altre uscite insieme. 
Il Passatore diventa un po’ più familiare ma sempre lontano. La mia consapevolezza come camminatore aumenta, so di poter fare e solo adesso sto cominciando a comprendere il “come fare”.
Mi da piacere sentire ogni muscolo delle mie gambe, come a volermi dire: “Salvatore, ci sei”.

Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
Walking. Dal diario di Salvatore Sulsenti. Da cosa nasce cosa, sempre all'inseguimento del Sogno
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27 settembre 2015 7 27 /09 /settembre /2015 11:04
Giro podistico a tappe di Ustica. Già si lavora all'edizione 2016. La testimonianza di Lucrezia Borgia Olivieri

Isola di Ustica (PA). Sono ancora caldi i meravigliosi ricordi della quarta edizione del Giro Podistico a Tappe Isola di Ustica / Trofeo Area Marina Protetta Isola di Ustica ma lo Staff organizzatore stimolati dalla lettera ricevuta dalla lombarda Lucrezia Borgia tesserata per ASD Marciacaratesi ( classificatasi alla terza posizione categoria SF60 ) testimone diretta dell’edizione 2015 ha già messo in cantiere la quinta edizione in programma dal 10 al 17 luglio 2016.

Una edizione che sarà ancora più ricca di emozioni e novità, una settimana di vacanza nel cuore del mar Tirreno dove tutti i partecipanti insieme alle proprie famiglie saranno protagonisti , programmare fin da adesso le proprie vacanze scegliendo di partecipare al Giro Podistico a Tappe Isola di Ustica porterà a sostanziosi vantaggi economici , fisici e morali.

L’ASD Sport Nuovi Eventi Sicilia tra le associazioni più dinamiche nell’ organizzazione di grandi eventi sarà collaborata dal Comune di Ustica e dalla Ustica Tour che come da tradizione si occuperà dell’accoglienza sull’Isola e dell’organizzazione dei viaggi , nel corso del 2016 promuoverà l’iniziativa sia sul territorio nazionale sia in Europa per incentivare il turismo sportivo e portare benessere sul territorio.

La lettera di Lucrezia Borgia Olivieri è un sunto di emozioni, sorprese, sensazioni, nuove amicizie, fatiche agonistiche, bellezze naturali, gioie, panorami, fotografie, sapori, odori, passioni che coinvolgono il lettore in una crescente voglia di sapere cosa si nasconde nelle frase seguente e fa “scoprire” e conoscere l’Isola di Ustica in maniera diversa e divertente.

 

 

 

 

Giro podistico a tappe di Ustica. Già si lavora all'edizione 2016. La testimonianza di Lucrezia Borgia Olivieri
Giro podistico a tappe di Ustica. Già si lavora all'edizione 2016. La testimonianza di Lucrezia Borgia Olivieri
Giro podistico a tappe di Ustica. Già si lavora all'edizione 2016. La testimonianza di Lucrezia Borgia Olivieri
Giro podistico a tappe di Ustica. Già si lavora all'edizione 2016. La testimonianza di Lucrezia Borgia Olivieri
Giro podistico a tappe di Ustica. Già si lavora all'edizione 2016. La testimonianza di Lucrezia Borgia Olivieri

Sull’aliscafo che mi riporta a Palermo, chiudo gli occhi e ripenso all’Isola di Ustica, un paradiso perduto che so di ritrovare nel cuore.
Il colore che predomina è l’azzurro del cielo, che sovrasta il mare con tutte le sue sfumature: dal blu intenso, al turchese, al verde smeraldo.
L’isola di Ustica, di origine vulcanica, si mostra bella e selvaggia, lambita dalle acque cristalline del mare, che imprigionano raggi di luce.
Numerosi pesci vivono, in sicura libertà, nell’Area Marina Protetta (istituita nel 1986 e che interessa 16.000 ettari), suddivisa in tre zone A-B-C, rispettivamente Riserva Integrale-Generale-Parziale.
Paradiso dei subacquei, l’area marina ospita tartarughe, cernia bruna, tonni, occhiate, ricciole, dentici, murene, stelle marine, ricci, barracuda dalla livrea argentea, gamberi rossi, polpi, aragoste, madreperle.
Intere praterie di Posidonia, foreste di Gorgonia (falso corallo nero), spugne, gigli di mare ricoprono i fondali con colori inverosimili.
Ustica, piccola isola di circa 8,6 km quadrati di superficie, con un perimetro di 12 km e 1320 abitanti, possiede un tesoro marino e terrestre che salvaguarda con profondo impegno, nel rispetto assoluto dell’ambiente, passaporto per una vita sana e consona ai ritmi e ai cicli naturali.
Tutto sull’isola è in perfetto equilibrio, le sue strade, a misura di calesse, le case bianche che si affacciano su Cala Santa Maria, le passeggiate geologiche, gli itinerari all’interno del parco naturale, tra mare, pini e fichi d’India, oleandri, buganvillee, ibisco in fiore.
L’atmosfera che si respira è magica, un luogo del cuore dove il tempo si può fermare, alimentato da profumi, colori, luci e silenzi del passato.
A Ustica abbiamo vissuto un’esperienza di sport e vacanza, un binomio inscindibile, e provato emozioni uniche.
Dal 19 al 26 luglio, il 4° Giro podistico a Tappe di Ustica, organizzato nei minimi dettagli da ASD Sport Nuovi Eventi Sicilia-atletica UISP, ha animato l’intera isola, con l’entusiasmo di oltre centoventi runners.
La struttura Hotel Ustica Punta Spalmatore (90 camere, 110 bungalow), ha ospitato il gruppo podistico e i numerosi accompagnatori, in un’atmosfera amichevole e familiare, tra il verde profumato dei pini marittimi, agavi e cespugli fioriti.
Gigi Tranchina, ci ha accolto al porto e organizzato il trasporto al villaggio turistico.
Dopo il cocktail di benvenuto, ben pochi di noi hanno resistito a un bagno nella spettacolare piscina, con acqua di mare, presso l’hotel, o nell’acqua cristallina del mare, calda di sole, ormai al tramonto.
La sera si degustano piatti della ricca cucina mediterranea che lo chef del ristorante prepara con ingredienti locali (pesce, pinoli, uva passa, nero di seppia, lenticchie, finocchietto… zibibbo), in armonico equilibrio di sapori, con spezie e fantasia.
Dopo una notte di riposo, l’habitat intorno a noi assume colori più vibranti, si respira l’aria profumata dai pini e le cicale continuano indisturbate il loro concerto.
Lunedì inizia il giro podistico dell’isola.
Il professor Ino Gagliardi e il mago del computer Fabio Giordano, responsabile Speedpass, ci consegnano il ricco pacco gara (zainetto con maglia tecnica, cappellino, stuoia e telo mare, gadget vari) e il pettorale da utilizzare per le quattro tappe del giro.
Il pomeriggio è di fermento e preparativi per la prima tappa che ci vede tutti schierati in Piazza Umberto I, cuore di Ustica.
Dopo poche parole d’augurio del Sindaco Attilio Licciardi, che corre con noi, alle 18,00 c’è il via della corsa, tra l’entusiasmo di turisti e spettatori.
Il percorso cittadino scende per poi risalire, costeggiando il mare blu, verso Punta Omo Morto, dove è previsto il giro di boa e il ristoro.
Poi un’altra salita ci porta in direzione casa A. Gramsci e passaggio davanti al ristorante Da Umberto, in Piazza della Vittoria, dove è allestito il secondo ristoro.
L’itinerario di corsa, da ripetersi tre volte, anche se di breve distanza, impegna gambe e fiato.
L’arrivo è in Piazza Umberto I, di fianco al bar Centrale, ed è un trionfo per tutti, una sfida conclusa contro il caldo e le salite.
Il dopo-gara è denso di emozioni, commenti, saluti e classifica di tappa.
Rientriamo in hotel per una doccia rigenerante e un’ottima cena sulla terrazza panoramica, di fronte al sole che tramonta, colorando cielo e mare di luce dorata.
Dopo cena, per la rassegna Cinema sotto le stelle, assistiamo alla proiezione del film: La mafia uccide solo d’estate, in ricordo di Paolo Borsellino, ventitré anni dopo la sua tragica scomparsa.
Martedì è un giorno di relax al mare.
Nel pomeriggio, con Francesca e Francesco, amici di corsa, incontrati al giro podistico di Pantelleria, percorriamo il sentiero del Mezzogiorno, che dal faro si inoltra lungo la vecchia mulattiera, fino al Mulino a vento, e costeggia a strapiombo il mare per arrivare al paese di Ustica.
L’isola ti regala sempre profumi di mare, aromi e colori di macchia mediterranea.
In paese è d’obbligo gustare una dissetante granita con brioche, tipica golosità siciliana.
Nelle stradine, dove la gente si siede fuori dalla porta di casa, si possono acquistare prodotti locali (pomodori, uva, pesche, prugne…) in bella mostra su una sedia impagliata.
Quest’immagine mi riporta in Puglia, dove, ieri come oggi, si comprano frutta e verdura direttamente dal contadino, a chilometro zero.
La giornata si chiude con la premiazione di tappa nell’anfiteatro, sotto le stelle, e già si parla della seconda corsa.
Mercoledì la seconda tappa del giro parte dall’hotel Punta Spalmatore, dopo le foto di gruppo, alle 18,00 nella vivida luce solare.
Costeggiamo il mare davanti alla Caletta Santoro (con la sua Grotta Segreta, luogo di magico incanto), e Cala Sidoti (i due punti balneabili della zona A della Riserva Marina Protetta) per arrampicarci sul Passo della Madonna, là dove il respiro si libera dell’affanno e diventa leggero, come i passi in discesa, verso il paese.
Uno sguardo all’edificio del Comune di Ustica, con le sue bandiere issate e immobili, corriamo gli ultimi metri di fianco alla Chiesa San Ferdinando Re e scendiamo verso l’arrivo, in Piazza Umberto I, tra un pubblico festante e la voce dello speaker Mimmo Piombo, che annuncia entusiasta il nome di ogni podista, arrivato sotto l’arco della Diadora, sponsor dell’evento sportivo.
Ritorniamo al villaggio e, poco dopo, al momento della cena, un cielo monsonico si traduce in un temporale estivo, seguito dal trambusto dei camerieri, costretti a muovere i tavoli dalla terrazza e apparecchiare all’interno.
La premiazione di tappa avviene nella sala riunioni e tutti i podisti ricevono una confezione della famosa lenticchia di Ustica.
Giovedì è il giorno libero, ideale per godersi il mare con un giro in barca (grazie a Carmela e Giuseppe per aver prenotato), che ci permette di ammirare luoghi d’interesse, anfratti e grotte dell’isola.
Si parte dal porto di Cala Santa Maria, ai piedi del paese, che si offre allo sguardo come un pittoresco anfiteatro, protetto dalla Torre di Santa Maria, fatta costruire da Carlo III di Borbone, a difesa dagli assalti dei corsari.
Ci si dirige verso il Villaggio Dei Pescatori, quindi Capo Falconiera, punto panoramico a picco sul mare, e Punta Omo Morto.
Ammiriamo i Faraglioni e arriviamo a Cala Della Madonna, su cui si erge, bianca e isolata, la chiesetta del Passo della Madonna, raggiungibile dopo la lunga salita, circa due chilometri, inserita nella seconda tappa di corsa.
Costeggiamo la Riserva Marina Protetta, zona A, davanti al villaggio Punta Spalmatore, il faro, Punta Gavazzi, la Grotta Verde, la Grotta delle Barche e la Grotta Azzurra.
Qui ci fermiamo per esplorare gli anfratti della grotta, immergendoci in un’acqua limpida come uno specchio.
Intanto nel cielo il sole gioca a nascondino con nuvole bianche e innocue, disegnando spettacolari riflessi di luce.
Ritorniamo al porto, con i magici colori del mare nei nostri occhi.
Il venerdì pomeriggio, la terza tappa del giro prende il via dal centro paese, in Piazza Umberto I, dove è allestita una postazione di ripresa televisiva, per permettere di seguire la corsa su Streaming.
Anche oggi il caldo non accenna a diminuire, ma ormai ci siamo abituati.
Alle 18.00 il via della terza tappa è annunciato dal fischio del professor Gagliardi.
Il percorso cittadino, di tre giri, molto dinamico, ci vede impegnati in una breve discesa, un falsopiano in direzione Mezzaluna, poi ancora discesa verso il porto e risalita della piazza principale, passaggio sotto l’arco Diadora, ancora salita di fianco alla chiesa e su fin dopo il Municipio.
Al giro di boa scendiamo verso piazza Umberto I.
La corsa, con repentini cambi di dislivello e direzione, ci impegna intensamente, ma il calore del pubblico ci incita a mantenere un buon passo.
Questa tappa si è rivelata una delle più faticose, articolata su saliscendi e falsopiani.
Al termine ci sono foto e varie interviste a podisti e membri dell’organizzazione, in un’atmosfera da grandi eventi sportivi, che si evidenzia anche nella premiazione serale, sul palco dell’anfiteatro.
Sabato, sempre di pomeriggio, si disputa la quarta e ultima tappa del giro, la più lunga e faticosa, per il caldo che ci accompagna, con partenza e arrivo presso il villaggio Punta Spalmatore.
Il percorso, per i primi chilometri, si snoda nella parte interna dell’isola, verso Piano dei Cardoni, Ustica paese, Tramontana, salita al Passo della Madonna per poi riprendere fiato, in discesa, lungo il mare, con i suoi indimenticabili colori.
Gli ultimi tre chilometri sono molto impegnativi, verso la Torre dello Spalmatore, il faro e il giro interno, fino all’entrata principale del villaggio e lo sprint finale all’arrivo, dove caldo, fatica e sudore lasciano posto solo alla soddisfazione di esserci.
Tutti insieme abbiamo terminato il 4° giro podistico dell’isola di Ustica, condiviso fatiche, impressioni ed emozioni.
La premiazione, con l’assegnazione del Trofeo Area Marina Protetta, in una cornice da Oscar sotto le stelle, è seguita dal brindisi finale, gentilmente offerto dalla signora Anna Russolillo, che gestisce il villaggio, con una particolare attenzione a tutti gli ospiti della struttura.
Ustica si allontana sempre più alle mie spalle, mentre l’aliscafo si avvicina a Palermo.
Rivedo tanti visi arrossati, accaldati per la corsa, arrivati sull’isola da ogni parte d’Italia, tanti nomi e società sportive...
È stata una vacanza perfetta: sport, mare e relax con persone che considerano la corsa uno stile di vita, un pensiero positivo con le sue radici nell’animo, come un albero ancorato alla terra che lo nutre.

Lucrezia Olivieri (ASD Marciacaratesi)

Questo è il link per visionare il primo video della 4° edizione del giro podistico a tappe di Ustica.

Sito WEB: www.biorace.it - www.siciliarunning.it - www.usticatour.com

Email: bioraceevent@libero iscrizioni@speedpass.it

Le foto delle tappe sono di www.usticasape.it

Le altre foto inserite sono state scattate da Lucrezia Olivieri A.S.D. Marciacaratesi

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14 settembre 2015 1 14 /09 /settembre /2015 23:24

I due sarebbero Alberto "Pasteo" Bressan (titolare della pagina di corsa "Pasteo Runners") e l'amico di corsa Nicola Nardi.
Di seguito il resoconto di un allenamento di 30 km (svoltosi sabato 12 settembre 2015), nel percorso di avvicinamento alla Venice Marathon.

(Pasteo Runners - Alberto Bressan) Nuovo appartamento con le lunghe distanze con 30 km da correre lungo la valle del Piave.

Stavolta non in solitaria ma con Nicola Nardi con il quale non correvo dal Transcivetta dello scorso luglio.
Già nei primi chilometri si sono visti dei miglioramenti in confronto alla scorsa settimana con un'andatura più veloce ed una corsa più scorrevole.

Lungo i chilometri intanto si chiacchierava toccando argomenti dalle montagne, ai sentieri, alle vacanze passate e a molte altre cose dato che era da un po' che non ci si vedeva.

I chilometri si sono sommati così davvero in fretta, mentre a metà percorso abbiamo addirittura iniziato ad aumentare il ritmo.

Gli ultimi km leggermente più lenti ma proprio leggermente. Eccoci finalmente ad affrontare gli ultimi 1000 metri, per chiudere i 30 km in 2:18:44 con un passo medio di 4'37"/ km che vale davvero molto nel cammino che ci porterà alla Venice Marathon.

Allenamento decisamente buono, mentre adesso ci aspetta una settimana di scarico che - a dirla in tutta sincerità - era attesa per ricaricare le batterie e soprattutto la testa.

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14 settembre 2015 1 14 /09 /settembre /2015 20:37
Campionato del Mondo IAU 100 km 2015. Giorgio Calcaterra, Bronzo mondiale ed europeo, racconta la sua gara

Dalla pagina web di Giorgio Calcaterra, una diretta testimonianza del suo approccio al Campionato del Mondo IAU 100 km che si è disputato a Winschoten in Olanda, il 12 settembre 2015 e del suo splendido piazzamento finale, con la conquista del bronzo mondiale ed Europeo al termine di una gara difficile e irta di avversari agguerriti (molto veloce, tra l'altro, il circuito di 10 km da ripetere per dieci volte e ben 21 uomini finisher al di sotto delle 7 ore).

(Giorgio Calcaterra) Negli ultimi quattro giorni prima del mondiale ho cercato di essere più previdente possibile (lo so, avrei dovuto cominciare prima), ho mangiato e dormito bene cercando di non stancarmi troppo, e ci sono riuscito quasi totalmente. La mattina mi sono presentato alla gara abbastanza sereno. I primi chilometri li ho corsi in tranquillità con il gruppo di testa, poi li ho lasciati andare quando dai 3′ 48″ al km hanno aumentato, non perché non ce la facessi, ma per non esagerare nella prima parte.

Sono rimasto da solo e da solo ho praticamente chiuso tutto il resto della gara. Fino al 60° km ho tenuto più o meno i 3′ 50″ al km senza faticare più del dovuto, rimanendo concentrato e sereno, poi un leggero calo: ho cominciato a vedere qualche mille sopra i 4′ al km e ho deciso di non rischiare.

Pensando al podio di squadra, mi sono detto: "Se dovessi scoppiare perderei troppi minuti preziosi e potrei vanificare anche gli sforzi dei miei compagni".
Così, mi sono adagiato a correre a 4’12” / 4′ 15″ al km, tranne che negli ultimi km quando sono riuscito a ricorrere sotto i 3’55” al km.
Non è stata una gara delle più faticose, il ricordo delle mie ultime 100 km dove purtroppo ho avuto crisi importanti mi ha indotto alla prudenza, ma non ho rammarichi.

All’inizio ci ho provato, poi quando ho sentito sensazioni diverse ho cercato di ascoltarmi e di non rischiare.

La cosa bella è che ho ancora voglia di correre e che se potrò, farò altre 100 km: ciò, detto il giorno dopo di una 100 km importante, ha ancora più valore.

Certo vedere che ho corso la seconda parte più lentamente mi fa pensare di non essere stato bravo nella gestione dello sforzo, come anche vedere il mio tempo 14 minuti più alto del mio personale mi fa pensare al tempo che passa, ma sono comunque contento del mio risultato! Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito e che hanno tifato per me.

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13 settembre 2015 7 13 /09 /settembre /2015 18:24
Una meditazione di Elena Cifali, di fronte alla maestà dell'Etna.
Una meditazione di Elena Cifali, di fronte alla maestà dell'Etna.

Una meditazione di Elena Cifali, di fronte alla maestà dell'Etna.

Esiste un silenzio mai ascoltato, un silenzio che sa di origini, di solitudine e tristezza.
Un silenzio che sposa il deserto nero, forte, pungente e che non dà tregua.
Quando sono qui, tutte le volte che sono qui, ho l'impressione che il cuore perda un colpo.
Quel colpo che rimane in questo luogo magico, un piccolissimo istante che non torna più a casa con me ma che va ad aggiungersi a tutti quegli istanti miracolosi che colorano la vita di chi vuol vivere libero, senza confini, senza troppi "ma e perché".
Ci vuole coraggio ad accettare che qualcosa di tuo, così intimo e privato come un battito di cuore, resti da qualche altra parte a vagare tra il cielo e la lava.
Ma ci vuole ancora più coraggio nel ritornare sempre per tentare di recuperarlo.
I battiti di cuore sono così, ribelli, screanzati, fuggono via e non vogliono più tornare!
È vero, ciò che entra e esce da noi si chiama vita.

Elena Cifali

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9 settembre 2015 3 09 /09 /settembre /2015 07:23

(Pasteo Runners - Alberto Bressan) Primo appuntamento con la lunga distanza che stamattina mi ha visto correre ai piedi delle colline trevigiane.

Le sensazioni piuttosto negative emerse negli ultimi allenamenti e la grande impressione di eccessiva fatica mi hanno fatto credere che non sarebbe stato semplice portare a casa l'allenamento di oggi.

Mattinata fresca e alle 7.00 eccomi in strada, Camelbak sulle spalle e Garmin acceso: via si parte!

Nei primi chilometri ancora quella percezione di corsa pesante, legnosa, tipo che ti sembra di andare a 4'/km ma invece corri sopra i 5'/km, ma ad un certo punto, quasi insperato, ecco che ho iniziato ad inanellare dei km più allegri abbassando un pochino il passo medio.

Verso il 14° km ha iniziato a piovere leggermente il che ha fatto rinfrescare ancor di più la temperatura, mentre la mia corsa continuava ad essere sicuramente non fluida, ma stabile tra i 4'40'' e i 4'50''/km.

Per me è un po' strana questa sensazione di pesantezza alle gambe, fastidio mai patito prima ma forse causato dalle vacanze e alle grandi abbuffate che ne sono conseguite.

Al 18° km la leggera pioggia ha iniziato ad aumentare diventando davvero fastidiosa.

Per fortuna pochissimo vento, quasi impercettibile mentre raggiunta Sernaglia della Battaglia, eccomi puntare verso Falzè di Piave. L'acquitrino sulla ciclabile di Falzé mi ha fatto ricordare l'infanzia, quando si andava dentro alle pozzanghere per la gioia delle nostre madri. A questo punto i chilometri sulle gambe erano 25 e non posso negare che la stanchezza era molta ma il ritmo restava stabile.

Ultimi km sotto un vero e proprio diluvio dove la doccia sembrava la motivazione più forte.

30 km chiusi in 2:25:00: un crono che, tutto sommato, non è affatto male.

Ora bisognerà giocare bene le carte e stringere i denti perché non sono affatto contento di sentirmi così stanco e soprattutto fuori forma anche se sono certo che nelle prossime settimane ci sarà di sicuro un miglioramento della condizione.

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26 agosto 2015 3 26 /08 /agosto /2015 22:56
Simona Patti in azione all'Ecotrail della Luna 2015 (foto di Maurizio Crispi)Simona Patti in azione all'Ecotrail della Luna 2015 (foto di Maurizio Crispi)
Simona Patti in azione all'Ecotrail della Luna 2015 (foto di Maurizio Crispi)

Simona Patti in azione all'Ecotrail della Luna 2015 (foto di Maurizio Crispi)

Come raccontare la propria esperienza di una gara trailin chiave Fantasy.
Simona Patti ci regala uno splendido racconto che trasforma l'Ecotrail della Luna, svoltosi a Caltavuturo tra il 22 e il 23 agosto 2015, in uno scenario fiabesco dove si incrociano elfi, gnomi, dragoni e minacciosi e cinghiali.

E aspettiamo ansiosamente la prossima puntata...

(Simona Patti) Ove si narra di come i nostri eroi affrontarono e sconfissero il temutissimo Dragone Lanciafiamme di Caltavuturo…

Avevamo lasciato i nostri quattro piccoli eroi in possesso dell’Amuleto della Forza e della Resistenza, grazie a Lepre Mirabella e Lumaca Simo che si erano sacrificate per il bene di tutti i podisti combattenti. Nel frattempo però qualcosa era successo: il Sandalato, mandato in avanscoperta sulla variante Viller infestata dai folletti per proteggere i suoi compagni, aveva ricevuto l’anatema dell’Anca Sbilenca e dopo pochi giorni dall’avventura iniziale avvertì dolorosissime fitte che non gli consentivano di affrontare il Dragone Lanciafiamme di Caltavuturo: per lui era troppo rischioso!

Nonostante il suo infortunio però, decise di rimanere accanto ai suoi compagni, proferendo consigli, preparando miscugli energetici a base di radice di Pianta della Velocità, e andando in avanscoperta con l’aiuto del suo fedele scudiero Paride che lo avrebbe protetto in caso di incontro con il Dragone Lanciafiamme e i suoi Cinghiali Protettori. Il Sandalato, munito di marchingegno che con un impulso luminoso avrebbe potuto accecare il Dragone, fu quindi sguinzagliato tra le colline di Caltavuturo allo scopo di coprire le spalle ai suoi compagni che invece avrebbero dovuto affrontare direttamente il temuto Dragone.

Nei giorni precedenti all’impresa, il prode Aldo Spavaldo aveva scorrazzato tra le colline, gli uliveti e il fiume di Caltavuturo, per segnare il percorso più breve e facile (!) per arrivare al nascondiglio del Dragone Lanciafiamme e facilitare l’impresa dei nostri eroi. Aldo Spavaldo aveva dovuto ripulire il fiume dalle sterpaglie per evitare che i nostri eroi si ferissero o fossero ostacolati e affrontare il Granchio Spauracchio del fiume che con le sue chele aveva tentato più volte di ferirlo, per fortuna senza riuscirci, ma fu colpito dall’Incantesimo-della-Notte-che-Avanza e, rimasto solo al fiume, si era imbattuto nei Cinghiali Protettori del Dragone. Loro lo avevano intimidito con i grugniti e lo avevano costretto alla fuga: Aldo-non-più-tanto-Spavaldo si era rifugiato dentro la Chiusa Rinfusa dove aveva atteso l’arrivo della Carrozza Fatata che lo aveva riportato a casa sano e salvo.

Prima di affrontare il Dragone, i nostri eroi decisero di effettuare un sopralluogo notturno del posto: di notte il Dragone Lanciafiamme dorme profondamente e loro avrebbero potuto studiare meglio la strategia di attacco, anche se un incontro con i Cinghiali Protettori poteva essere sempre possibile, ma si doveva ‘correre’ il rischio; qui a Caltavuturo però i nostri eroi non potevano procedere insieme e compatti come sul Monte-che-guarda-la-Conca-d’Oro e dovevano prepararsi a fronteggiare da soli il Dragone, ognuno per la sua strada e ognuno con il proprio bagaglio di esperienze, oltre che con l’Amuleto della Forza e della Resistenza che brillava nelle loro bisacce illuminando il cammino.

La prima a partire fu Lumaca Simo, al crepuscolo: l’inizio del sentiero era in salita e molto ripido. Lei però si faceva forza volgendo lo sguardo sul panorama delle montagne e beandosi dei colori del tramonto che andavano via via smorzandosi in tinte più scure. Il sentiero era ben tenuto, con i gradoni rialzati e il passamano di corda; avrebbe potuto anche riposare sulla Panchina Assassina, ma sapeva che se si fosse fermata a sedere sarebbe stata colpita dall’Incantesimo della Pigrizia e della Sonnolenza, rischiando di passare la fredda notte lì sopra. Sulla vetta della prima collina Lumaca Simo fu circondata dalla nebbia, ma lei non aveva paura, anzi si beava di quella frescura e del vento: accesa la sua potentissima torcia frontale, procedeva imperterrita preparandosi alla discesa difficoltosa a cui sarebbe arrivata di lì a poco.

La discesa era ripida tanto quanto lo era stata la precedente salita ed era piena di Sassi Smargiassi pronti a farla inciampare, ma fortunatamente tra le nebbie si materializzò un’amica Lepre… non era Lepre Mirabella che doveva compiere la sua impresa in solitaria ma era la Lepre Brizzolata che correva spedita in discesa poiché investita dall’Incantesimo Paracadutato (che solitamente detiene la Lepre Ioppolo, anch’essa presente a Caltavuturo ma ancora ignara di ciò che avrebbe affrontato). Mettendosi sulla sua scia, anche Lumaca Simo riusciva a beneficiare dell’Incantesimo Paracadutato e le sue gambe rinvigorite saltellavano tra un Sasso Smargiasso e l’altro senza alcun intoppo! L’incantesimo però non aveva effetto sulle salite e i tratti pianeggianti, quindi Lumaca Simo dovette ben presto salutare la sua amica Lepre Brizzolata che andava perdendo terreno.

Tra un saltello e l’altro Lumaca Simo arrivò da alcuni fedeli amici, Franchino Barbuto e Giuseppe Crostata, che le avevano conservato delle potentissime Patatine della Scioltezza grazie alle quali riuscì a proseguire il suo cammino dentro l’Uliveto Fatato illuminato dalla luce della Luna. Strada facendo Lumaca Simo incontrò altri prodi combattenti: erano molto veloci e le sfrecciavano accanto, lei si scansava per farli passare perché anche loro avevano la loro missione da compiere e non doveva intralciare il percorso. Ad un certo punto fu raggiunta da altri personaggi familiari e benevoli, che la incoraggiarono a proseguire: erano il Saitta Parlante e il Sabatino Rotante che si inseguivano in discesa alternandosi il comando a vicenda. Nonostante loro due non fossero presenti all’allenamento sul Monte-che-guarda-la-Conca-d’Oro, avevano deciso di aiutare i nostri eroi a sconfiggere il Dragone Lanciafiamme, per cui andarono in avanscoperta per stordirlo con le chiacchiere del Saitta Parlante e l’Incantesimo Rotante di cui solo il Sabatino è in possesso.

Anche loro dunque seminarono Lumaca Simo che si apprestava ad entrare nel Boschetto Incantato: rinvigorita dall’incoraggiamento dei prodi amici, riuscì comunque ad uscirne indenne nonostante nel Boschetto ci fosse il Ramo Spinoso che tentava di graffiarla e trattenerla. Nel frattempo anche gli eroi Pelato Minimalista e Lepre Mirabella, insieme ad altri amici eroi incontrati nella Piazza Campanaria di Caltavuturo, procedevano tra i Sentieri e le Colline Fatate illuminate dalla Luna: il Pelato Minimalista però preso dalla fretta iniziale, aveva abusato dell’Incantesimo Paracadutato ed era stremato e stanco. Nel Boschetto Incantato infatti il Ramo Spinoso lo aveva sferzato con violenza e lui ne era uscito graffiato ma deciso a non arrendersi. Lepre Mirabella invece procedeva con prudenza e circospezione, cercando il sostegno delle amiche Lepre-dagli-Occhi-Pinti e Lepre Ioppolo la detentrice ufficiale dell’Incantesimo Paracadutato, pronta a trasferirlo ai nostri eroi all’occorrenza. La Lepre-dagli-Occhi-Pinti però era intimorita dai Cinghiali Protettori del Dragone Lanciafiamme e dopo avere sentito grugniti di dubbia provenienza aveva preferito allungare il passo e anticipare il suo rientro nella Piazza Campanaria di Caltavuturo, seminando anche la Lepre di Polizzi con la quale solitamente saltella contenta per le colline.

Lumaca Simo intanto era uscita dal Boschetto Incantato e si andava avvicinando alla tana del Dragone Lanciafiamme, la Cava Riarsa di Caltavuturo. La Cava era un posto terribile e anche gli eroi più coraggiosi e prodi ne avevano paura: quella sera però la Luna illuminava benevola il cammino, rischiarando anche i lati più oscuri e tetri della Cava Riarsa. Il Dragone Lanciafiamme dormiva, Lumaca Simo ne poteva percepire il respiro assopito: adesso sapeva qual era il suo nascondiglio e poteva prepararsi ad affrontarlo con la luce del mattino. Nella Cava però fece degli strani incontri: nascosto nel buio di un anfratto c’era lo Gnomo Guardiano della Cava con i suoi due scudieri quadrupedici che le ringhiavano dietro.

Lo Gnomo li fece tacere, ma ormai avrebbe avvertito il Dragone Lanciafiamme della presenza dei valorosi eroi nel suo territorio e lo avrebbe messo in guardia. Lumaca Simo era un po’ intimorita ma per fortuna fu raggiunta da altri due amici eroi che la contagiarono con la loro allegria: erano Ciccio Pasticcio, a sua volta Guardiano del Monte-che-guarda-la-Conca-d’Oro, che aveva messo a tacere lo Gnomo Guardiano della Cava, accompagnato da Lepre-Lewis-13:30 che ci teneva a ribadire di essere un grande amico del Sandalato Infortunato, quindi anche amico di Lumaca Simo grazie all’Incantesimo Transitivo dell’Amicizia. Sostenuta da queste due buffe presenze Lumaca Simo emerse dalla Cava Riarsa, apprestandosi a percorrere l’ultimo tratto che la separava dalla Piazza Campanaria di Caltavuturo: ormai il sopralluogo stava terminando, lei sapeva dove si nascondeva il terribile Dragone e adesso doveva solo riposare prima che spuntasse nuovamente il giorno.

Per fortuna il Sandalato Infortunato, con il prode Paride, le si presentò davanti ad indicarle la giusta deviazione per i gradoni e così Lumaca Simo arrivò alla Piazza, dove Aldo Spavaldo, preoccupato che tutti i valevoli combattenti tornassero sani e salvi, li stava aspettando insieme ai fedeli Giuseppe Cronometro, Filippo Classificatore e Renato Gazebo.
Lumaca Simo si riunì con gli altri amici eroi : tutti erano sani e salvi e si apprestavano a rifocillarsi e andare a riposare le stanche membra nelle loro tende dell’Accampamento Alberato di Calatavuturo. Solo lei e il Pelato Minimalista si rifugiarono altrove: in una grotta poco lontana in compagnia di quattro valorose Guardie che avrebbero protetto il loro sonno.

(…to be continued…)

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13 agosto 2015 4 13 /08 /agosto /2015 21:59
Non dire notte. Theo e Noa, quei personaggi che mi mancheranno

Ecco di seguito le impressioni di Elena Cifali al temine della lettura del romanzo di Amos Oz, Non dire Notte, che le ha fatto compagnia in questi giorni assolati di fine luglio e di metà agosto.
Le letture aprono sempre visioni su altri mondi, su altri modi di essere, su altre dimensioni: sono la nostro "door in the wall".

Mi mancherete tanto, Theo e Noa!
Notte di mezza estate, ho appena finito di leggere di Noa e Theo. Che libro, ragazzi!
Mi ha trascinato con se lentamente, senza colpi di frusta, con la lentezza che molto piacevolmente attribuirei al deserto. Ed infatti, il racconto di vita dei due protagonisti si consuma sul davanzale di fronte all'immensità del deserto, della sua sabbia, del suo vento.
L’ho gustato pagina dopo pagina con una lentezza a volte voluta a volte dovuta.
E’ stato un fine luglio faticoso e un inizio agosto incredibilmente frenetico, stancante. Ho davvero rubato attimi, minuti, quarti d’ora per leggere. Troppe cose da fare e tutte di fretta, troppi imprevisti, infiniti inconvenienti. Ma ormai è fatta, ce l’ho fatta, ho portato con me questa lettura al mare, in montagna, tra le calde file all’ufficio postale, dentro l’abitacolo della macchina in sosta al parcheggio, nel mio letto, sul divano vicino al gatto. Ovunque, io e Theo, io e Noa.
Li sento quasi fratelli questi due testoni innamorati l’uno dell’altra di un amore simile a quello che provo io.
Non è una novità, mi faccio carico delle storie che mi piacciono, che parlano e trasmettono qualcosa di umano, di tangibile, quasi palpabile.
Noa, frenetica, sognatrice, sbadata, caotica.
Theo, riflessivo, con un bagaglio di esperienza umana che gli permette di assumere il controllo delle circostanze e dei fatti che si consumano intorno a lui. Theo che irrita Noa. Noa che non riesce ad intimorire Theo.
Li adoro, adoro i loro dialoghi, i loro battibecchi, le loro passeggiate al buio al confine del deserto.
La loro scelta di non avere figli.
La convinzione che hanno secondo cui le coppie senza figli, che stanno insieme da anni, finiscono per somigliarsi. In loro vedo un po’anche me e il mio Ezio.
Percepisco lo spessore delle notti insonni, ascolto le parole di radio Londra, mi immedesimo nella voglia di fare di Noa e mi faccio fagocitare dalla lentezza di Theo.
Vorrei conoscerli meglio, trascorrere con loro settimane, ma forse - dilatando la lettura - l’ho già fatto.
Ho parlato con entrambi durante le lunghe notti tormentate dai ricordi, dai progetti.
Adesso, gambe incrociate sotto il tavolo sistemato sul balcone per meglio godere della frescura di montagna, con lo sguardo dritto sull’amata Etna, immagino che di fianco a me ci sia il deserto. Il suo vento, la sua sabbia.
Dopo tutto, la sabbia del deserto non deve essere molto dissimile dalla sabbia vulcanica se non per colore e spessore.
Non ho mai visto un deserto africano, ma lo immagino bello e suggestivo come il deserto etneo.
Ricordo, una volta, durante un allenamento in altura, una delle prime volte, mentre ero sulla via di ritorno mi fermai. Zitta. Immobile. Io e il mio deserto di lava nera come le tenebre. Solo silenzio. Assoluto silenzio. Una dimensione mai trovata in nessun luogo. Forse era quello il mio “non luogo”.
"Non dire notte" offre un valido spunto di riflessione sul piacere immenso che si riesce a provare stando a braccetto con la solitudine, quella voluta, quella cercata.
“Non mollare. Coinvolgere le brave persone. Che in fondo non è che mancano qui. Devo essere ancora più sincero con voi? Il nostro vero guaio è che non ci lasciamo entusiasmare da niente. Questa è la vera tragedia. Chi non si attizza più per nulla si raffredda e così si comincia a morire. Così dice Linda e io sono d’accordo con lei. Bisogna cominciare a desiderare. Trattenere forte, con tutte e due le mani perché la vita non scappi, spero capiate quel che intendo dire. Altrimenti è tutto perduto”.
Non avevo mai letto Oz, l’ho fatto senza pregiudizi, senza conoscerlo, senza sapere. Adesso so. So che vale la pena assaporarlo pagina per pagina. C’è una significativa frase che fa eco a tutta la narrazione: “...se si ha un briciolo di bontà si trova bontà ovunque”.
Fatevi coraggio e trovate il tempo di riflettere su queste poche e semplici parole.
Per il resto, cosa fanno, cosa cercano, cosa sognano i miei due amici scopritelo da soli …

Elena Cifali

Non dire notte. Theo e Noa, quei personaggi che mi mancheranno

(Dalla quarta di copertina) A Tel Kedar, una tranquilla cittadina israeliana nel deserto del Negev, abitano Noa e Theo. Dopo sette anni di felice convivenza, sono in una fase stagnante del loro rapporto. Theo, urbanista sessantenne di successo, appare sempre più introverso e sembra aver perso energia, voglia di fare e di mettersi in gioco. Noa, frenetica professoressa di lettere di quindici anni più giovane che insegna nella scuola locale, è sempre alla ricerca di nuovi traguardi e nuove sfide. In seguito alla morte di uno degli studenti di Noa, le viene affidato il compito di dare vita a un centro di riabilitazione per giovani tossicodipendenti. Aiutata da Muki, agente immobiliare, da Linda, una timida divorziata, e da Lumir, un pensionato, Noa si dedica al progetto con entusiasmo e idealismo, pronta a lottare contro l'opposizione di tutta la cittadina che teme che un simile centro possa portare droga e criminalità. Non vuole mostrare le sue debolezze e chiedere l'aiuto di Theo, e lui non vuole interferire se non è richiesto. Se per un verso la vicenda sembra mettere a dura prova la loro relazione, dall'altro dimostra lo struggente affetto, l'infinita tenerezza e il profondo amore che ancora li lega. La storia è narrata dai due protagonisti in prima persona. Un libro che esplora l'animo umano, che racconta la realtà quotidiana di una comunità lontana da Tel Aviv o Gerusalemme, protetta da filo spinato e guardie, che cerca di vivere una vita normale come qualsiasi altra cittadina del mondo.

Sull'autore. Amos Oz (Gerusalemme, 1939), scrittore israeliano, ha scritto romanzi, saggi e libri per bambini. Attualmente vive nella città israeliana di Arad e insegna Letteratura all’Università Ben Gurion del Negev. Con Feltrinelli ha pubblicato: Conoscere una donna(2000), Lo stesso mare (2000), Michael mio (2001), La scatola nera(2002), Una storia di amore e di tenebra (2003), Fima (2004), Contro il fanatismo (2004), D’un tratto nel folto del bosco (2005), Non dire notte (2007), La vita fa rima con la morte (2008), Una pace perfetta(2009), Scene dalla vita di un villaggio (2010, premio Napoli), Una pantera in cantina (2010), Il monte del Cattivo Consiglio (2011, premio Tomasi di Lampedusa 2012), Tra amici (2012; "Audiolibri - Emons Feltrinelli", 2013), Soumchi (2013), Giuda (2014) e, con Fania Oz-Salzberger, Gli ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica(2013). Nella collana digitale Zoom ha pubblicato Si aspetta (2011) eIl re di Norvegia (2012). Ha vinto i premi Catalunya e Sandro Onofri nel 2004, Principe de Asturias de Las Letras e Fondazione Carical Grinzane Cavour per la Cultura Euromediterranea nel 2007, Primo Levi e Heinrich Heine nel 2008, Salone Internazionale del libro nel 2010, il Premio Franz Kafka a Praga nel 2013. I suoi lavori sono tradotti in oltre quaranta lingue.

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3 agosto 2015 1 03 /08 /agosto /2015 12:14
Memorial Lillo Inguanta 2015 (11^ ed.). Elena Cifali dice la sua: una domenica faticosa, ma intensa e gratificante, con gli amici di corsa di sempreMemorial Lillo Inguanta 2015 (11^ ed.). Elena Cifali dice la sua: una domenica faticosa, ma intensa e gratificante, con gli amici di corsa di sempre
Memorial Lillo Inguanta 2015 (11^ ed.). Elena Cifali dice la sua: una domenica faticosa, ma intensa e gratificante, con gli amici di corsa di sempreMemorial Lillo Inguanta 2015 (11^ ed.). Elena Cifali dice la sua: una domenica faticosa, ma intensa e gratificante, con gli amici di corsa di sempre

Si è corsa il 2 agosto 2015, a Palma di Montechiaro, l'11^ edizione del "Memorial Lillo Inguanta", valevole come prova del GP provinciale di corsa su strada di Agrigento.

La gara si è disputata - come nelle precedenti edizioni - in memoria di Lillo Inguanta che, figlio di Giuseppe Lillo Inguanta, è morto a seguito di un incidente stradale. I genitori di Lillo, Giuseppe e Franca, poco dopo la morte di Lillo, hanno perso anche l'altra figlia Rosamaria.
Una famiglia devastata dal dolore che ha trovato la forza di vivere e di andare avanti grazie alla fede e alla corsa

(Elena Cifali) Le due di notte e non riesco a dormire.

Sono infinitamente stanca, distrutta dal caldo, l’umidità rende la pelle appiccicosa e mi rigiro nel letto.

Sono rientrata a casa da pochissimo, giusto il tempo di una doccia gelata che per fortuna non ha lavato via le emozioni di questa lunghissima domenica d’agosto.

La mia gita a Palma di Montechiaro la ricorderò per sempre come un momento rovente e non solo dal punto di vista meteorologico con i suoi 40°, ma perché ho visto e rivisto gli amici più cari, quelli dai quali davvero non vorrei mai staccarmi.

Il viaggio in macchina è condiviso con Marco: il grandissimo cavaliere, con Vito: l’uomo dall’infinita bontà, e con Stefania: la ragazza dalla prorompente simpatia.

Sudiamo già da fermi, il mare di Palma è una tavola dipinta con i migliori acquarelli, l’aria ferma, un caldo terribile, un’umidità asfissiante,tutto fa presagire che soffrirò per tutta la durata della gara.

I bimbi gareggiano prima di noi, il loro senso agonistico in molti casi supera il nostro e questo gli fa onore.

Zio Lillo e Zia Franca accolgono tutti con il calore, l’umanità e l’affetto che li contraddistingue, sono due angeli al pari dei loro figli volati in cielo troppo presto.

Persone speciali, uniche, rare, quasi irripetibili. Mi commuovo spessissimo oggi, chissà perché, forse sto invecchiando, o forse, quia Palma di Montechiaro la presenza di Lillo e RosaMaria Inguanta è così forte, così reale da farci vivere emozioni e sentimenti fuori dal quotidiano.

Sono felice d’essere qui, felice oltre misura.

Vivo un momento difficile quando ricordiamo Roberto, approposito, ancora Ciao Roberto!

La gara è faticosa, soffro maledettamente il caldo, non cisono abituata e il viso diventa subito infuocato. A nulla servono le docce, non riesco a scendere sotto i 5 minuti al chilometro, ma dopotutto mi sta beneanche così. Finisco la gara ringraziando Dio d’avermi dato il coraggio di partecipare e la forza di concluderla.

Una doccia veloce, un cambio d’abiti che subito divengono bagnati, le premiazioni, un gelato, le foto con gli amici, le strette di mano, i complimenti reciproci, gli abbracci sinceri e umili. Quegli abbracci della gente come me, della gente che si mette in gioco senza tanta prosopopea, senza tanti colpi di tromba, che si sfida e sfida glialtri in un girotondo di sorrisi e risate che come un vortice cattura tutti e rende immensamente felici.

Giovanna, Mariuccia, Cinzia, Salvatore, Gerlando, Lea, Annamaria, Mario, tanti nomi, tanti volti, tante storie e tantissime vite, oggi tutti qui a festeggiare, a fare solidarietà, e rendere omaggio a che non c’è più fisicamente ma che è sempre più presente nei cuori di tutti. Ed allora viva questa gente, viva Palma di Montechiaro, viva il calore di questa rovente Sicilia sempre presente ad aiutare ad ogni costo, con ogni mezzo, la Sicilia che non si tira mai indietro.

Il viaggio di ritorno vola via leggero tra le mie chiacchiere da ostinata adolescente, le risate di Stefania, le domande di Marco e il silenzio di Vito, tutto scorre così come deve essere, senza finzioni, tra mille argomenti e tanta voglia di scoprirsi e riscoprirsi nonostante l’età, dopotutto vivere è un privilegio, godiamocelo, rendiamo la nostra vita unica, irripetibile, senza confini, senza restrizioni mentali, leggera come l’aria,calda come il fuoco! La libertà di fare, di dire, di essere felici, quella libertà che muore tra le sbarre di vite domestiche insoddisfatte può e deveessere salvata dalla capacità personale di dire: Io sono vivo! I runner corrono anche per questo, loro sanno quanto difficile sia abbandonare il divano e allacciare le scarpette, ma il premio, la ricompensa è talmente alta che vale qualsiasi rinuncia.

Poteva essere una domenica d’agosto qualsiasi, è stata La Domenica D’Agosto Con I Miei Amici!

Grazie a tutti, davvero tutti, senza di voi nulla sarebbe così tremendamente meraviglioso!

Memorial Lillo Inguanta 2015 (11^ ed.). Elena Cifali dice la sua: una domenica faticosa, ma intensa e gratificante, con gli amici di corsa di sempre
Memorial Lillo Inguanta 2015 (11^ ed.). Elena Cifali dice la sua: una domenica faticosa, ma intensa e gratificante, con gli amici di corsa di sempreMemorial Lillo Inguanta 2015 (11^ ed.). Elena Cifali dice la sua: una domenica faticosa, ma intensa e gratificante, con gli amici di corsa di sempre

La gara (ricordiamo valida anche come prova del GP provinciale di Agrigento) si è svolta il 2 agosto 2015: una vera e propria “torcida”, bella colorata, partecipata.
Poco più di 6 chilometri, sei giri, un va e vieni per il lungomare Todaro che diventa rovente, malgrado l’acqua che viene riversata quasi metro dopo metro dai volontari, sugli accaldati podisti.
Si è cominciato con le gare per i più piccoli, tutte le età da quelli più minuscoli, fino agli adolescenti.
Tutti premiati con una medaglia di partecipazione, con un trofeo i primi tre delle varie categorie.
A seguire la passeggiata del ricordo che fa da prologo alle gare dei più grandi.

Due le batterie: nella prima (donne e uomini dai 50 anni in poi) la protagonista assoluta è una giovanissima la diciassettenne Valentina Turone di Mazzarino di nascita ma tesserata per la Virtus Acireale. Sbaraglia gli avversari uomini e va a vincere stabilendo il record della gara. “Pista, strada, campestre, per me va bene tutto – afferma al microfono di Marcellino – e adesso sotto con i 10 km gli italiani Assoluti in programma a settembre in quel di Trecastagni".
Alle spalle della giovane nissena, un grande Elio Amato (Universitas Palermo) che piega la resistenza del compagno di squadra Cannì e va a vincere a mani alzate.
Completano invece il podio al femminile, la sempre-verde Edna Caponnetto (Valle dei Templi Agrigento) e Annalisa Di Carlo.

La seconda batteria (preceduta dal commovente ricordo di Roberto Baratta scomparso appena 24 ore prima) ha visto in campo atleti di grande spessore, del passato e del presente: Ingargiola, Cardillo, Catania, Ragusa, solo per citarne alcuni.
E a vincere, anzi a stravincere, è proprio l’atleta tesserato per l’Atletica Futura Davide Ragusa che fa corsa solitaria infliggendo in appena 6000 metri, distacchi “siderali” agli avversari.
Per l’atleta originario di Nicosia anche il record della gara 19’02 (stessa cosa, vittoria e record della gara Ragusa aveva ottenuto di recente a Caltanissetta, al trofeo Kalat). Al secondo posto l’atleta della Polisportiva Menfi Mohamed Idrissi (20.09); terzo Michele Cardillo (Casone Noceto) in 20.18.

Il finale della manifestazione è un susseguirsi quasi infinito di premiazioni (oltre 100 gli atleti che salgono sul palco): premiati i primi tre e le prime tre assolute, gli uomini dal quarto al 16°, le donne dalla quarta all’undicesima. I primi tre uomini e donne di categoria, tutti i palmesi in gara, con coppa al primo che, manco a dirlo è stato di nuovo il fortissimo Angelo Gueli.

Premi anche per i “leoni della cantina” che molti chiamano gruppo goliardico ma che è una vera e propria fucina di podisti, un vivaio che cresce e svezza in allegria i runner di Palma Di Montechiaro.

E’ tutto questo il Memorial Lillo Inguanta, sono i sorrisi della gente, i fuochi d’artificio, la presenza dell’Aido (l’associazione dei donatori d’organo), e tanto altro ancora…

E allora non ci resta che aspettare l’edizione 2016 e riporre nel cassetto dei nostri ricordi più belli l’edizione che ieri sera si è chiusa.

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28 luglio 2015 2 28 /07 /luglio /2015 19:12
Dedicato agli ardimentosi ultramaratoneti e agli ultratrailer

Ecco di seguito un tributo di "Aganteo Volloca" che da alcuni mesi segue gli eventi di ultratrail con la sua macchina fotografica.
E le sue considerazioni sono un ammirato tributo ai trailer e agli ultratrailer, alla loro passione, al loro coraggio, alla loro autodeterminazi
one.

Aganteo Volloca è un nick scelto dal medesimo.

Per quale ragione un nick per frequentare FB, si sono chiesti alcuni? 
Risponde lo stesso Aganteo Volloca: "...
quando ho deciso di mettere piede in FB mi è parso giusto creare una labile separazione tra sociale e "social... tutto qui".

Dedicato agli ultra-trail-maratoneti.
Da un paio di mesi osservo il vostro mondo attraverso l’obiettivo della mia fotocamera ed inevitabilmente prendono forma delle sensazioni (del tutto personali, ovviamente) … Di molti di voi ho colto le espressioni di fatica ed anche quelle di gioia, i momenti di sconforto e quelli trionfali (il più delle volte non importano i tempi né la classifica), le piccole vanità e la grande umanità, l’autoironia e la simpatia … E così sono nati dei contatti, delle vigorose strette di mano, delle conoscenze addirittura … Quello che emerge dalle mie foto artigianali (non lo dico per vezzo, è così) è un mondo fatto di persone perbene che, a prescindere dalle proprie radici, condividono e convivono una sanissima passione.
A Voi, quindi, dedico questo sorriso partorito dalla lava secolare e modellato dal vento, perché con le Vostre atletiche fatiche avete riempito alcune cartelline, che sarebbero altrimenti rimaste vuote, di esperienze pregnanti, come può esserlo una corsa in cui il “perché?” non ha nessuna importanza … se non quella conservata nell’Io più profondo.
Grazie.
Ad maiora.

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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