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5 aprile 2016 2 05 /04 /aprile /2016 19:19
Suissegas Milano Marathon 2016 (16^ ed.). Constantin Bostan finisher su una gamba sola
Suissegas Milano Marathon 2016 (16^ ed.). Constantin Bostan finisher su una gamba sola
Suissegas Milano Marathon 2016 (16^ ed.). Constantin Bostan finisher su una gamba sola
Suissegas Milano Marathon 2016 (16^ ed.). Constantin Bostan finisher su una gamba sola

Una sintesi di immagini su Constantin Bostan

il moldavo, da tempo residente in Italia (Rho, in provincia di Milano), Constantin Bostan, amputato di una gamba e procedendo sulle stampelle aveva partecipato nel 2015 alla Firenze Marathon aveva tagliato il traguardo per ultimo, realizzando una grande - anzi grandissima - vittoria morale.
Era un suo sogno nel cassetto partecipare ad un' altra maratona e così è stato. Di nuovo sulle stampelle si è presentato allo start della Milano Marathon che è andata in scena il 3 aprile 2016 e ha tagliato il traguardo, portando a termine la sua fatica, anche questa volta con grande giubilo e anche questa volta impartendo a tutti con il suo esempio una grande lezione di vita..

Constantin Bostan è volontario soccorritore della pubblica assistenza ANPAS Rho Soccorso.

Di seguito le sue impressioni scritte nel post-gara.

Ciao a tutti. Oggi é il secondo giorno dopo la Maratona di Milano.
Mi sono preso una piccola pausa per riflettere e per mettere giù qualche riga sulla mia e sulla nostra impresa.
Giorgio, prima della maratona non mi sentivo in grande forma, ma credo che tutti abbiano sperimentato queste sensazioni nel pre-gara.
La mattina, mentre andavo prendere il treno, sentivo una pesantezza enorme. Prima di arrivare a Porta Venezia ad un certo punto, ho sentito pronunciare il mio nome, ho girato la testa e all'improvviso ho visto il nostro mitico Antonio Andò Capasso e subito dopo abbiamo preso un caffè assieme
"La barista era Moldava, molto simpatica...".
Colgo l'occasione per ringraziare qui Antonio per le sue foto che, quando capita, me le scatta sempre. Arrivando a Porta Venezia e vedendo arrivare tutti i miei compagni di squadra ‪#‎Urbanrunners‬ piano piano mi sono ripreso.
Dopo le nostre foto in gruppo e non solo, mi sono avvicinato alla linea della partenza, dove sono stato riconosciuto da diverse persone che mi avevano già visto prima e che mi chiedevano se la distanza della Maratona l'avrei percorsa tutta.
La risposta la sapete già.
Ed é già ora di partire. Ecco lo sparo dello start.
Di nuovo applausi per tutti quanti.
Al 4° km, mi si affianca, come avevamo deciso in precedenza, il grande compagno Rudy Onnyrun Canevari che, con la sua bicicletta, mi stato vicino su tutto il percorso per darmi una mano in caso di necessità.
Al 7° km c'è l'incontro con la Kanako Nasu che mi aspettava con una bottiglia di acqua, per un abbraccio e un bacio.
E di nuovo partenza e via.
Andando avanti per chilometri incontravo tutti i miei compagni di squadra e non solo che mi sostenevano con le loro incitazioni: "VAI AVANTI!".
Ho raggiunto i 21 in 3.28.59: ormai tutti erano spariti.
C'era solo il mio compagno Rudy con la bici e dei poliziotti che ci scortavano verso il traguardo.
Ho pensato: ''Neanche un politico ha avuto mai una simile scorta".
Ormai sentivo la fatica e le forze cominciavano a lasciarmi.
Ed ero già con il pensiero al 28° km dove l'anno scorso mi ero fermato: e questi 6 km sono stati un vero inferno.
Vedevo e parlavo con un altro mondo, e solo la voce di Rudy mi riportava sulla terra.
Così, dopo aver superato l'incubo del 28° km, siamo ripartiti: io mi fermavo e mi bagnavo la testa di continuo lungo il percorso.
Più in là, ci sono venuti incontro con le bici i compagni di squadra che avevano già finito la loro gara e fui felice di vederli.
All'ultima salita prima del finale c'era tutta la squadra #Urbanrunners che mi aspettava e con loro ho proseguìto per percorrere le ultime centinaia di metri.
Io vedevo e non vedevo: ero tropo cotto.
E solo il coro di incoraggiamenti mi teneva sveglio.
Negli ultimi metri, da lontano, ho visto un nastro blu e mi sono chiesto cosa fosse.
Sentivo: "Constantin, Constantin, Constantin!"
Tutti quanti mi aspettavano, taglio il nastro...
Non sapevo cosa fare prima: godere per la gioia o piangere di gioia.
Mi sono inchinato a tutti quanti per avermi regalato questa giornata piena di amore, di amicizia, di felicità.
Grazie! Un abbraccio a tutti dal vostro Constantin.

Costantin Bostan

Il vincitore della suissegas Milano marathon 2016Ed ecco un resoconto tecnico dei risultati della Suissegas Milano Marathon, nell'articolo di Matteo Moscati su www.podistilive.it.
La Suissegas Milano Marathon parla keniano: vincono Ernest Kiprono Ngeno e Brigid Kosgei che stabilisce il suo personal best. Ma anche record di partecipanti.

Si è svolta il 3 aprile 2016 la 16^ edizione di SuisseGas Milano Marathon, un’edizione di successo, che ha fatto registrare la partecipazione di quasi 20.000 runner e performance di ottimo livello, confermando ancora una volta il percorso della maratona meneghina come uno dei più veloci sul territorio italiano.

Il vincitore Ernest Kiprono Ngeno, atleta keniota classe 1995, ha tagliato per primo il traguardo in 2 ore 08’ 15”. Dietro di lui il connazionale Ishhimael Chemtan, che con 2 ore 08’ 20” ha ottenuto il suo miglior tempo personale. Risultato da record anche per il veterano Kenneth Mburu Mungara (Kenya), vincitore dell’edizione 2015, che ha chiuso terzo a 2 ore 08’ 38”, infrangendo nuovamente il primato della categoria Master M40.

Prima tra le donne la keniota Brigid Kosgei che ha corso in solitaria per tutta la gara e ha tagliato il traguardo con un tempo di 2 ore 27’ 45”, abbattendo il proprio personal best di ben 20 minuti e 14 secondi. Medaglia d’argento per la portoghese Vera Nunes (2 ore 37’ 11”), mentre terza classificata la cubana Dailin Belmonte (2 ore 42’ e 44”), qualificata alle Olimpiadi di Rio grazie al tempo ottenuto.

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27 marzo 2016 7 27 /03 /marzo /2016 18:55

Ed anche questa è fatta! La mia 100^ maratona portata a termine, questa volta nella forma di un'Ultra, anomala quanta a distanza (56km), piuttosto impegnativa ma cionondimeno affascinante: si è trattato della sudafricana "Two Oceans Marathon" con attraversamentodella terraferma tra i due oceani, l'Indiano e l'Atlantico! Tempo: 5h51' per 56 km molto difficili da gestire. Tutto sommato, sono soddisfatto date le mie condizioni non proprio ideali.
E adesso, quale sfida dobbiamo inventarci?...

Giorgio Cambiano

Two Oceans Marathon 2016 (46^ ed.). Anche il palermitano Giorgio Cambiano finisher ed è la sua 100^ gara lunga in carriera

L'italiano Giorgio Cambiano, da Palermo, ultramaratoneta ma anche country manager per il Parkrun in Italia, ha corso la 46^edizione della Two Oceans Marathon, (il cui appellativo esatto é Old Mutual Two Oceans Marathon) un'Ultra impegnativa sulla distanza insolita di 56 km che con un percorso in linea percorre il contorno della penisola che divide i due oceani Atlantico e Indiano.
La gara , molto popolare in Sudafrica e nel mondo anglofono, si è svolta il sabato alla vigilia di Pasqua (26 marzo 2016).
Nel contesto della manifestazione è prevista solitamente anche una Mezza competitiva, oltre a manifestazioni collaterali di promozione della corsa. Vengono cronometrati, ai fini statistici, anche i passaggi intermedi alla distanza della Maratona e della distanza di 50 km.
Giorgio Cambiano è stato di fatto uno dei pochi italiani sinora ad avervi partecipato.
Abbiamo notizia di una donna della compagine Sanremo Runners che vi ha preso parte diverse volte, rappresentando tuttavia un'eccezione poiché è di origini sudafricane. Si tratta di Juliette Salvini che in occasione della Two Oceans Marathon del 2011, oltre ad essere finisher,ha conquistato la MPI italiana sulla distanza dei 50 km.

Nella foto in alto la medaglia di finisher Two Oceans conquistata da Giorgio Cambiano.

Giorgio Cambiano all'Ultratrail du Mont Blanc 2015

Giorgio Cambiano all'Ultratrail du Mont Blanc 2015

The Old Mutual Two Oceans Marathon is considered the world's most beautiful marathon - 56 km Ultra Marathon around the Cape Peninsula, going on since 1970.

The 46th consecutive Old Mutual Two Oceans Marathon will remain on the traditional route via Chapman's Peak, Hout Bay and Constantia Nek (unless deemed unsafe by authorities in which case the Ou Kaapse Weg route (prior to 2004) will be used). The Old Mutual Two Oceans Marathon is run under the rules of IAAF, Athletics South Africa (ASA) and Western Province Athletics (WPA).

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26 marzo 2016 6 26 /03 /marzo /2016 09:16
Ultramaratoneta. Un'Analisi interminabile. Un appassionante dialogo a due voci che porta all'interno delle più profonde motivazioni a correre le ultradistanze

Il saggio costruito per mezzo di due voci dialoganti da Daniele Baranzini e Matteo Simone, Ultramaratoneta. Un'analisi interminabile (Aras Edizioni, 2016), è davvero prezioso perchè conduce il lettore nel mondo interiore, spesso misterioso e misconosciuto, dell'Ultramaratoneta e del cultore delle ultra-ultradistanze in genere, di coloro che affrontano fatiche temibili soltanto a sentirne parlare e che, oggi.si possono considerare nell'ambito della corsa estrema "quei temerari sulle macchine volanti", cioè di coloro che, spesso mettendo in gioco la propria vita, esploravano il mondo del volo motorizzato affascinante e pericoloso allo stesso tempo.
Tante volte ci chiediamo cosa pensino questi nostri eroi moderni dell'ultramaratona, quando corrono sulle lunghissime distanze. Spesso se glielo chiediamo direttamente, non sono nemmeno in grado di dircelo oppure non vogliono, perché intendono custodire la propria interiorità dallo sguardo di chi potrebbe non comprenderli.
Ed ecco che arriva questo libricino a darci delle risposte e a fornirci delle possibili linee-guida di comprensione e di decodifica.
Daniele Baranzini è un ultrarunner (e non solo), mentre Matteo Simone è uno sportivo e un runner che, da poco tempo, ha cominciato ad esplorare anche il mondo delle ultramaratone, sia in termini di "studio" delle motivazioni degli ultrarunner, attraverso delle interviste strutturate (che presto intende trasformare in volume) sia in termini di pratica vissuta.
Ambedue sono psicologhi nella vita professionale. Mentre Daniele Baranzini si occupa di organizzazioni, Simone Matteo si occupa principalmente di Psicologia dello Sport e di altri temi correlati (uno dei quali è la resilienza e la capacità dell'Uomo di fronte all'estremo): ambedue pertanto hanno degli strumenti cognitivi che li portano ad andare al di là e a verifica cosa si nasconde dietro le azioni e le scelte individuali, tanto più se esse siano estreme e, in qualche misura, rischiose. E chi è psicologo tende ad essere esplorativo anche nei confronti di se stesso e del proprio mondo interno.
Daniele Baranzini è entrato nel mondo della corsa abbastanza di recente, quasi per caso, e in maniera spregiudicata ed eccentrica, senza compiere la consueta trafila che porta i runner a passare dalla gare brevi (o dalle non competitive, alle ultramaratone, transitando attraverso l'esperienza delle Mezze e delle Maratone).
Daniele Baranzininon è arrivato gradualmente alle ultradistanze, ma ci si è tuffato dentro d'emblée con curiosità (e oserei dire anche con voluttà), iniziandosi in maniera solitaria con la precipua motivazione di testare se stesso e capire quali potessero essere i suoi limiti fisici e mentali, esponendosi (inizialmente senza nessuna cognizione pregressa), ad esperienze di corsa estrema (le sue "concept run"). Per lo stesso motivo, si è testato nelle distanze brevi, quali i 3000 metri siepi oppure i 5000 metri in pista (indoor ed outdoor).
Ha accumulato rapidamente delle esperienze davvero decisive ed uniche, giungendo rapidamente a sperimentarsi nelle competizioni di Ultra, sino ad indossare la maglia azzurra nella rappresentativa italiana di endurance 24 ore o a conquistare singolari primati come ad esempio il record del mondo 12 ore di corsa su treadmill (tapis roulant).

Matteo SimoneIl libro va letto, perché consente di affondare uno sguardo indagatore nel mondo interiore di un atleta che decide di affrontare le distanze estreme, senza nessuna altra motivazione che quella di esplorare l'estremo, andando a vedere come l'Ulisse virgiliano ciò che sta al di là del conosciuto e nel far questo questo è perfino entrato in quella che Reinhold Meissner, lo scalatore estremo e conquistatore delle cime over-8000 senza l'ausilio dell'ossigeno, definisce la "zona della morte".
Una zona nella quale, affrontando l'inconoscibile e soprattutto una dimensione inedita dello sforzo e della fatica, si può entrare (trovandosi ad essere in uno stato modificato di coscienza) per poi riemergerne (o restarvi, se non si è fortunati).
Daniele Baranzini è un personaggio di quelli il cui motto può essere soltanto "Verso l'infinito ed oltre", ma anche "Costi quel che costi, devo andare a vedere cosa c'è dietro quell'angolo o al di là di quella cima".
Il piccolo libro è avvincente come un romanzo a due voci e si articola in una serie di capitoli agili in cui si raccontano le principali esperienze del percorso di esplorazione compiuto da Daniele Baranzini nel mondo delle ultracorse.
In ogni capitolo, si alternano in un duetto appassionante le voci di Daniele e di Simone, che qui ha il ruolo del "Navigatore", in quanto compie un lavoro di esegesi e di interpretazione delle esperienze vissute da Daniele che è l'"Esploratore" di pianeti ancora sconosciuti, senza evitare tuttavia - essendo lui stesso uno sportivo e un runner - di entrare anche nel ruolo del bardo che magnifica ogni accadimento, dando momento per momento le coordinate del lungo viaggio di Daniele con un pizzico di retorica (che non guasta).

Daniele BaranziniIl libro è completato da una nota biografica che riguarda entrambi i personaggi/autori e che quantifica, soprattutto per Daniele, le principali tappe del percorso nel mondo della corsa.
E' un libro che chi ama il running dovrebbe senz'altro leggere perchè consente di mettersi a confronto, imparando tanto sugli altri e su se stessi.
Le parole di Daniele possono aiutare ad attivare uno sguardo introspettivo dentro se stessi, compresa la grande assunzione del correre come strumento di vidimazione del proprio esistere quotidiano o anche come, in alcuni casi, una vera e propria "religione della mente", che nel caso di Daniele almeno non diventa mai una dictatorship interna.
Siamo di fronte ad un'affascinante incursione nel mondo del "correre profondo" da parte di uno che prima ancora che runner si può definire uno "psiconauta" nell'accezione proposta da Giorgio Samorini.
Un caso interessante in cui il corpo viene plasmato e piegato per portare la mente ad esplorare territori ancora socnosciuti.

(dalla quarta di copertina) Questo libro esprime il senso della corsa nelle lunghe distanze, per molte ore e tanti chilometri. L'opera è una sorta di fantastico saggio poetico frutto di dialogo e corrispondenza tra i due autori. Gli autori dialogano a distanza su quello che è il senso dell'ultramaratona: la lunghezza, il tempo, la fatica, la gioia, il dolore, per alcuni anche una "lucida pazzia". L'intento è di illustrare l'ultramaratona, un particolare vissuto di sport a volte considerato estremo, ai limiti della umana ragionevolezza. Daniele Baranzini si racconta attraverso la sua pianificazione e progettazione di lunghe gare da interpretare e portare a termine e Matteo Simone cerca di entrare nella psiche di Daniele alla ricerca di un senso. Daniele è pura corsa, senza corsa non può esistere. Il suo percorso è interminabile, come il titolo di quest'opera. Daniele scrive la sua visione onirica della corsa lunga e Matteo la cerca nelle parole dei suoi racconti. Matteo è l'archeologo, Daniele è l'antica città dei sogni.

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25 febbraio 2016 4 25 /02 /febbraio /2016 07:35
(Angela Gargano alla maratona di Messina 2016 - foto di Maurizio Crispi)
(Angela Gargano alla maratona di Messina 2016 - foto di Maurizio Crispi)
(Angela Gargano alla maratona di Messina 2016 - foto di Maurizio Crispi)

(Angela Gargano alla maratona di Messina 2016 - foto di Maurizio Crispi)

Lo psicologo Matteo Simone - lui stesso ultrarunner -, nel quadro del suo progetto di sistematiche interviste a ultramaratoneti con lo scopo di tracciare i loro profili e di scoprire le loro motivazioni, ha intervistato di recente la pugliese Angela Gargano, super-maratoneta e ultramaratoneta, con un carniere di ben 707 maratone disputate in carriera (le Ultra incluse in questa cifra) ed finisher di numerose ultramaratone estreme, come la famosa "Marathon des Sables", oppure la Nove Colli Running o la Spartathlon.
Angela Gargano, alcuni anni fa, si è guadagnata la registrazione nel Guinness Book of World Records per aver corso ben 100 maratone in un solo anno.

Angela Gargano alza le braccia al cielo, tagliando il traguardo di una delle sue innumerevoli gare(Matteo Simone) Angela Gargano é una donna straordinaria. La si incontra in tante maratone, in tante ultramaratone, nelle gare più impensabili e difficili quali la Nove Colli Running sulla distanza di oltre 200 km, in gare di 24 ore di corsa, nelle 6 giorni podistiche e perfino nelle 10 giorni di corsa: insomma, sinora, la sua è stata una vita di corsa e di corse. Solare ed amichevole sempre con il sorriso e pronta ad aiutarti.

Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita o sempre un comune sportivo?Ho vinto qualche maratona ed ultra, nel 2002 ho corso 100 maratone in un anno solare ed inscritta nel Guinness World Record, ad Antibes ho stabilito la migliore prestazione femminile italiana della 6 giorni (564,220 km) e ad Atene la migliore prestazione femminile italiana della 10 giorni (826,00 km), ma non mi sono mai sentita una campionessa. Però, una sola volta mi sono sentita tale, e non per aver vinto, semplicemente per aver tagliato il traguardo della Nove Colli (202 km)”.

Come ha contribuito lo sport al tuo benessere e quali sono i fattori che hanno contribuito al tuo benessere o alla tua performance?E’ risaputo che lo sport faccia bene. Quando corro mi sento libera, mi piace allenarmi lungo il mare per respirare ossigeno iodato, conoscere nuova gente e località interessanti. Tutto questo ha contribuito al mio benessere e, conseguentemente, a migliorare la prestazione”.

Più c’è benessere e più c’è performance, è quello che dovrebbe accadere anche nelgi ambienti di lavoro, più il personale sperimenta benessere negli ambienti di lavoro e più è produttivo e performante.

 

Come hai scelto il tuo sport?Non l’ho proprio scelto, mi si è presentato dopo il matrimonio, e l’ho adottato. La domenica, mio marito, dopo che avevamo lavorato insieme tutta la settimana, usciva per una corsetta, mentre io rimanevo in casa a pulirla e a preparare da mangiare. Ciò che ha scatenato la mia voglia di correre è stato il vederlo rientrare sudato, stanco, rilassato e felice. ‘Bene!’, dissi fra di me ‘farò altrettanto, lo seguirò!’”.

Importanti sono i modelli di riferimento, vedere altri che stanno bene facendo sport spinge a provare.

Nella tua disciplina quali difficoltà si incontrano?All’inizio gli allenamenti sono stati duri. Per me che cominciavo da zero e molto impegnata in un lavoro libero-professionale, è stato faticoso. In tutti i modi, dopo due mesi ero già schierata sulla linea di partenza della Roma-Ostia. Ma era la maratona il mio obiettivo primario, che ho realizzato poco dopo. Entrata nel mondo dei maratoneti, mi sono lasciata trascinare dalla loro filosofia di vita. Portata a termine la prima 42 km, le altre e le ultramaratone sono venute come le ciliegie tanto da averne completate 707 a tutt’oggi”.

707 maratone, un numero notevole, trattasi di una super donna.

Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara?Personalmente, adoro la pasta e i dolci”.

Cosa ti farebbe mollare e cosa ti fa continuare a fare sport?Non ho mai pensato di mollare. Con l’età qualche dolorino comincia a presentarsi, ma io vado avanti e voglio imparare a convivere. Mi hanno insegnato ad ascoltare il mio cuore e la mia mente”.

Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance?Il matrimonio, che mi ha fatto conoscere il mondo della corsa. Solitamente, gestisco io la mia gara, ma in gare particolarmente difficili per una non buona organizzazione o nelle gare di montagna che presentano qualche rischio, mio marito mi è vicino e mi infonde sicurezza e benessere. Se poi voglio migliorare i miei tempi, devo obbligatoriamente fare allenamenti con mio marito; quando esco da sola o con le amiche corro a ritmi turistici.

Qual è stata la gara della tua vita dove hai dato il meglio di te o dove hai sperimentato le emozioni più belle? “In ogni gara mi impegno e cerco di dare sempre il massimo. L’emozione più grande che conservo nel mio cuore e che rivivo ogni volta che ci penso, è quella provata quando ho tagliato il traguardo della Nove Colli. Tutti gli amici romani della Villa De Sanctis mi sono venuti incontro e mi hanno accompagnato fino all’arrivo, dove c’era mio marito che mi ha abbracciato dicendomi: ‘Sei stata fortissima!’”.

La Nove Colli, una gara di 202 km con tantissimo dislivello diventa per Angela una fonte imortantissima di autoefficacia per essere riuscita a portre a termine un impresa e per il riconoscimento ricevuto da parte di tutti. Diventa una risorsa per Angela e va custodita sempre con se.

Qual è una tua esperienza che ti possa dare la sicurezza, la convinzione che ce la puoi fare nello sport o nella vita?La corsa mi ha aiutato a superare tante difficoltà, è riuscita a farmi sentire più forte, più sicura. Nel 1999 ho portato a termine la Marathon de Sables, 224 km in cinque giorni in autosufficienza idrica ed alimentare; pensavo che non sarei stata in grado di arrivare in fondo, e invece ce l’ho fatta. Questa gara mi forgiato il carattere e ha contribuito a rafforzare la fiducia nei miei mezzi”.

Ha saputo costruire la sua autoefficacia Angela, gara su gara, riuscendo ogni volta ad alzare un pochino l’asticella delle difficoltà.

Quali sono le tue capacità, risorse, caratteristiche, qualità che hai dimostrato di possedere? Umiltà, resistenza fisica e mentale, tenacia

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti abbiano aiutano nello sport al tuo benessere o alla tua performance?La fatica non esiste. E’ un fatto psicologico. Basta non pensarci, e svanisce. In gara, può essere tanta, ma appena da lontano intravedo lo striscione d’arrivo mi sento fresca come una rosa, e felice taglio il traguardo

E’ quello che emerge dalle interviste a tanti ultramaratoneti, la fatica non esiste, c’è la voglia di misurarsi con se stessi, con gli altri, con le difficoltà, ma la stanchezza e le crisi come vengono così se ne vanno nella maggior parte dei casi.

Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua attività sportiva tesa al benessere o alla performance?A parte mio marito che crede in me e mi stimola, tutti gli altri parenti pensano che io non sia del tutto normale, specialmente quando mi hanno visto correre sotto la pioggia gelida. Sono convinti che io esageri, o per lo meno che mi sottoponga a stress che non danno nessun ritorno benefico, anzi che vada in cerca di guai!".

Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?Correvamo la 100 km di Sicilia da Trapani a Palermo, e come al solito mio marito era molto avanti a me. Lo raggiunsi intorno al 50° km, notando che era claudicante e in evidente difficoltà. Mi aveva aiutato tante volte ed era mio dovere fermarmi per rendermi conto personalmente delle condizioni della caviglia che si teneva tra le mani. Gli chiesi come stesse, e mi rispose di star bene e di non aver bisogno di aiuto. Mi accorsi che mentiva per non farmi preoccupare, ma era la risposta più conveniente per me. Mi ero informata sul suo stato di salute e mi aveva rassicurato, avevo la coscienza a posto! Neppure un attimo per fermarmi, e ripartii come un razzo. L’occasione era troppo ghiotta per me. Per la prima volta nella mia vita potevo giungere prima di lui al traguardo. Fui prima assoluta, e detti un’ora di distacco a mio marito”.

Finalmente Angela ha superato anche il suo Maestro marito, bella soddisfazione anche questa, vincente e performante nello sport e nella vita famigliare.

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica?Pensavo di essere timida, e certamente lo sono, ma ho capito che quando c’è da soffrire sono capace di tirar fuori un coraggio che non sapevo di possedere”.

Angela Gargano con Mike Bongiorno, dopo il suo record da GuinnessCome è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa nell’aver intrapreso un’attività sportiva costante ed impegnativa?Non ha stravolto le mie abitudini condividendo con mio marito la stessa passione. E’ diventata certamente meno monotona, anzi decisamente più eccitante ed intensa”.

Quali sono o sono state le tue sensazioni pregara, in gara, postgara?Prima della gara, sono sempre un po’ tesa; in gara, la tensione passa e imposto l’andatura in sintonia con le sensazioni che provengono dal mio corpo; tagliato il traguardo, anche ad essere stanca morta, la felicità invade il mio corpo e la mia anima”.

A seguito delle tue esperienze che consiglio ti andrebbe di dare a coloro che si trovano a dover fare scelte importanti nello sport?Non andare mai oltre i propri limiti. Mantenere in gara un comportamento leale e mai barare

C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva?Mai!!! Non uso ristori personali, né faccio ricorso ad integratori o a farmaci analgesico-antinfiammatori. Alla 24 ore di Ciserano, sono stata sottoposta all’antidoping, ovviamente con esito negativo”.

Qual è un messaggio che vorresti dare per sconsigliare l’uso del doping e per fare uno sport teso al benessere o alla performance? “Il doping può farti migliorare qualche performance, ma a lungo andare ti distrugge sia psicologicamente che fisicamente, quindi bisogna stare lontani da quelle persone che ti promettono falsi successi”.

Riesci ad immaginare una vita senza lo sport?No! Per me lo sport è vita, però, se un giorno la condizione fisica non dovesse essere ottimale, mi adatterò alla nuova situazione”.

Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?La crisi, durante una gara lunga, prima o poi arriva. Bisogna camminare per qualche tratto e capire cosa sta succedendo. Di solito, così come è arrivata se ne va. Se poi è dovuta a qualcosa di più grave, bisogna avere il coraggio di fermarsi”.

E’ vero mai dire "non mi fermerò mai", è importante conoscersi bene e capire se è il momento di fermarsi per evitare ulteriori danni al proprio organismo che a volte potrebbero essere significativi ed anche irreparabili.

Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport, se si per quali aspetti ed in quali fasi dell’attività sportiva?Non saprei. Per quanto mi riguarda, lo psicologo è dentro me”.

Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi a questo sport fatto di fatica, impegno, sudore, sofferenze? Lo sport fa bene, ti fa sentire più forte, ti dà sicurezza, ti fa pensare positivo. E’ una palestra che ti prepara ad affrontare le difficoltà della vita”.

Quali sono i sogni che hai realizzato e quali quelli da realizzare?Tantissimi sogni ho realizzato. Quando nel 1999 ho corso 27 maratone in un anno, sembrava che avessi fatto qualcosa di eccezionale, tanto che Giuliano Orlando, giornalista di Correre, mi dedicò tre pagine sulla rivista; ero su tantissimi settimanali, Gente, Donna Moderna e tanti altri, parlavano di una donna sempre in corsa, una stakanovista della maratona; fui invitata anche alla trasmissione televisiva La Ruota della Fortuna, condotta da Mike Buongiorno. La corsa mi ha fatto conoscere molte belle persone e mi ha fatto visitare molti luoghi. Ho corso nel deserto, al circolo polare artico, sull’Himalaya, in grandi città e in località sperdute che mai mi sarei sognato di visitare. Ho al mio attivo anche qualche buona performance come ho già riferito. Ma sogno ancora, come prima e più di prima. E’ arida una vita senza sogni. Quello più ricorrente è tagliare il traguardo di Atene-Sparta”.

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26 gennaio 2016 2 26 /01 /gennaio /2016 07:04
24 ore Tapis Roulant (Treadmill). Il prossimo 30-31 gennaio tentativo di Vito Intini di infrangere l’attuale record
24 ore Tapis Roulant (Treadmill). Il prossimo 30-31 gennaio tentativo di Vito Intini di infrangere l’attuale record

Vito Intini in azione su treadmill

Il 30-31 gennaio 2016, l’ultrarunner Vito Intini, atleta della compagine ASD Amatori Putignano, proverà a battere il Record Mondiale di 24 ore su tapis roulant (Treadmill), attualmente detenuto dall'americano Christopher Bergland con 247,45 Km.

Vito Intini è un veterano dell’Ultramaratona. In un’occasione ha anche indossato la maglia azzurra, come componente del team italiano ai Campionati del Mondo IAU 24 ore su strada che hanno avuto luogo in Polonia (Katowice, 8-9 settembre 2012) e ha già compiuto molte memorabili imprese su Tapis Roulant.

Ora la nuova sfida.

Nello stesso contesto ci sarà Massimo Termite che tenterà di migliorare il record italiano sulla distanza della maratona (ore 19.00), sempre su Tapis Roulant.

L'ora d'inizio della prova di Intini sarà Mezzogiorno del 30 gennaio e la sua prova si concluderà alle ore 12.00 del giorno successivo.

Location dell'evento sarà il Chiostro del Palazzo Comunale di Putignano.

In attesa delle emozioni che sapranno regalarci, un caloroso "In bocca al lupo" agli intraprendeti e valorosi Vito Intini e Massimo Termite

Per gli aggiornamenti si può seguire l’evento su Facebook: World Record attempt - 24 ore tapis roulant

Christopher Bergland, detentore dell'attuale record mondiale 24 ore di corsa su treadmill (tapis roulant)
Christopher Bergland, detentore dell'attuale record mondiale 24 ore di corsa su treadmill (tapis roulant)

Christopher Bergland, detentore dell'attuale record mondiale 24 ore di corsa su treadmill (tapis roulant)

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28 dicembre 2015 1 28 /12 /dicembre /2015 22:38
Circuito Ecotrail Sicilia 2015. Enzo Taranto campione della sua categoria: un ottimo risultato per l'ASD No al Doping e alla Droga

Si è appena concluso il Circuito Ecotrail Sicilia 2015, la cui ultima prova si è celebrata a Ficuzza con l'Ecotrail della Ficuzza (alla sua 8^ edizione) il 20 dicembre scorso:
Vincitore di categoria è stato Vincenzo Taranto della Società Asd No al Doping e alla Droga di Ragusa, con uno strepitoso successo in questa disciplina di corsa in natura in un circuito fatto di 17 prove svoltesi nei tracciati in giro per tutta la Sicilia.

La Società ASD No al Doping e alla Droga si é collocata al decimo posto di squadra su un totale di 151 squadre partecipanti.

 

 

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25 dicembre 2015 5 25 /12 /dicembre /2015 18:24
Pasteo Runners (Alberto Bressan) intervista il podista Riccardo Uramonti

Torna su Pasteo Runners (divenuto ora "Running... Il Blog di Alberto Bressan Pasteo") la rubrica "L'intervista col... podista" con una serie di appuntamenti che avranno come riferimento il punto di vista di 5 atleti.
Tutti coloro che condividono le pratiche del running hanno iniziato a correre per motivi diversi e hanno arricchito la propria passione con esperienze di vario genere.
La rubrica offerta da Bressan nel suo blog è uno strumento per conoscere più in profondità coloro che condividono la passione per la corsa.
Con l'occasione di rende noto che il blog di Alberto Bressan ha raggiunto proprio in questi giorni la cifra di ben 400.000 visitatori unici e a questi che hanno supportato la sua pagina e l'hanno fatta crescere ha indirizzato quattrocentomila volte grazie.

Nell'intervista che segue è andato a  fare una chiacchierata con Riccardo Uramonti. 

Pasteo: Ciao Riccardo e benvenuto nel mio blog...
Riccardo: Ciao a tutti, mi chiamo Riccardo Uramonti, ho 37 anni e vivo a Ponte della Priula (Tv). Pratico podismo seriamente da circa 10 anni e corro per la scuola di maratona di Vittorio Veneto, prima mi sono dilettato in parecchi altri sport quali basket, nuoto e principalmente calcio, trovando finalmente nella corsa poi la vera passione. Dedico la mia giornata al lavoro, alla famiglia e negli spazi rimanenti ai miei hobby: la cucina e la corsa.

P: In quale occasione ti sei avvicinato al podismo?
R: Voglia o no nella mia vita ho fatto sempre sport basati sulla corsa, poi causa alcuni infortuni gravi ho deciso di mollare definitivamente l’attivita’ sportiva. Star fermo pero’ non faceva per me e vedendomi ingrassare parecchio decisi di uscire per farmi qualche corsetta…e da li non mi sono piu’ fermato.

P: Quale tipologia di gare preferisci?
R: Mi ritengo un podista a 360°, penso che tutti i tipi di allenamenti e gare siano utili ad una preparazione fisica completa. Se devo pero’ far pendere l’ago della bilancia da una parte,sicuramente trail. Che c’e’ di piu’ bello di correre in natura?!

P: C’e’ una manifestazione alla quale sei particolarmente legato?
R: Essendo amante del Cansiglio adoro il Troi dei Cimbri, anche se purtroppo nelle ultime edizioni non ho potuto essere presente causa problemi fisici ma anche per il cambio di data della manifestazione:da settembre si e’ passati a luglio e si sa che fitto sia il calendario gare in questo mese…bisogna fare delle scelte.

P: C’e’ stato un momento in cui avresti voluto smettere?
R: Sinceramente il pensiero di smettere definitivamente non mi ha mai sfiorato,alle volte pero’ ascoltando il mio corpo sento che ho bisogno di un periodo di stop per rigenerarmi e creare nuovi stimoli.

P: C’e’ stata una gara nella quale ti sei trovato a dover soffrire piu’ del necessario?
R: Gare in cui ho sofferto ce ne sono state parecchie, sicuramente pero’ l’Alpagoecomarathon di qualche anno fa e’ stata la peggiore e anche l’unica in cui mi sono ritirato: un caldo asfissiante e vesciche mi hanno fatto demordere..

P: Correre secondo te e’?
R: Correre secondo me e’ voglia di star bene, opportunita’ di stare con se stessi, un modo per creare nuovi stimoli , per conoscere nuovi territori e fare nuove amicizie.

P: Correre migliora la qualita’ della vita e questo e’ assodato. In cosa ha migliorato la tua?
R: In particolare correre mi aiuta ad eliminare tutti gli stress, principalmente mentali, che accumulo durante l’arco della giornata o della settimana , un modo per resettare completamente la negativita’ in eccesso.

P: Fuori piove,fa piuttosto freddo e per di piu’ e’ buio.Che fai divano oppure antivento?
R: Le intemperie non mi spaventano:pioggia, vento, buio e freddo , nessun problema!! Mi attrezzo e via! Anzi devo dire che con il passare del tempo ho cominciato anche ad apprezzare queste situazioni , naturalmente senza toccare l’estremo e sempre in sicurezza!

P: C’e’ qualcosa nel mondo del podismo che vorresti cambiare?
R: Quello che vorrei e’ che il podismo non venga considerato come una "moda", deve essere una passione. Quest’ultima pero’ necessita di sacrificio e preparazione specifica. Spesso mi capita di imbattermi , durante gare lunghe ed impegnative, in persone allo sbaraglio prive di allenamento ed attrezzatura adeguata. Le competizioni trail con notevoli chilometraggi e dislivelli non sono delle passeggiate aperte a tutti, ci si puo’ far male veramente e si puo’ recar danno anche agli altri! Le nostre scelte devono essere in funzione alla nostra preparazione. Mi ‘incazzo’ quando sento “tanto e’ solo questione di testa” , non e’ cosi ragazzi,serve si testa ma anche corpo e muscoli!

P: Quale sara’ la tua prossima sfida?
R: Da gennaio 2016 comincero’ la preparazione per affrontare i 71 km del Gran raid delle Prealpi, una bella sfida visto che sopra i 50 km non sono mai andato. Fino a quel momento ci saranno altre gare ma serviranno principalmente per prepararmi ad arrivare a maggio fino in fondo,ai laghetti blu!

P: Grazie Riccardo sei stato davvero molto gentile oltre che decisamente esaustivo nelle tue risposte. Leggendole si capisce che hai una grande passione per lo sport e per la corsa a piedi. Sono certo che avrai modo di toglierti tante soddisfazioni che contribuiranno a rendere ancora più forte il tuo rapporto con il podismo. Ti ringrazio per la tua dosponibilità e serietà.

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16 dicembre 2015 3 16 /12 /dicembre /2015 11:17
Ci ha lasciato Andrea Bifulco, fondista e maratoneta di grande valore
Ci ha lasciato Andrea Bifulco, fondista e maratoneta di grande valore

(podisti.net - 13 dicembre 2015) Aveva 41 anni e il cancro se l’è portato via. Andrea Bifulco, atleta genovese nato il 31 agosto 1974, aveva vestito, tra gli altri, i colori del CUS Genova, della Frecce Zena, della Città di Genova, della Corradini Rubiera e del Cambiaso Risso Running Team, sua ultima società.
Dopo una prima parte di carriera incentrata sulla pista, era diventato un fondista e un maratoneta. Svolgeva anche, negli ultimi anni, il ruolo di personal trainer (e a questo scopo aveva creato un suo sito web).
Tra i suoi innumerevoli successi spiccano, citando solamente i principali, il titolo italiano universitario sui 5.000 metri a Formia nel 1998 e a Bari nel 1999; la Mezza Maratona di Novi Ligure nel 2006; la Maratona di Bologna nel 2007; il titolo italiano a squadre di Mezza Maratona a Ravenna nel 2010; la Maratona del Brembo a Bergamo nel 2010; il titolo italiano a squadre di Maratona a Parma nel 2011; il titolo italiano a squadre Master ad Ugento nel 2011; il titolo italiano a squadre Master a Brescia nel 2012; il titolo italiano a squadre Master ad Ostuni nel 2013.
Andrea nella sua carriera ha segnato personali di altissimo livello: 3’56” sui 1.500 metri (nel 2001), 8’09” sui 3.000 (1999), 14’19” sui 5.000 (2001), 30’06” sui 10.000 (1999), 1h08’04” sulla Mezza (2006), 2h25’26” sulla Maratona (2006).

 

Puoi visitare il sito web di Andrea Bifulco

Ultramaratone, Maratone e Dintorni indirizza ai suoi famigliari e alle persone a lui più care le più sentite condoglianze.

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13 dicembre 2015 7 13 /12 /dicembre /2015 07:22
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)
Michele Graglia, ultrarunner. Da quando ho iniziato non mi sono più fermato (Intervista di Matteo Simone)

(Matteo Simone) Michele Graglia non è uno dei tanti ultramaratoneti che ho intervistato, ma uno dei più resistenti e più resilienti per l’impegno, la determinazione, la passione nel dedicarsi a gare lunghissime e durissime di corsa a piedi. Questa sua dote e passione l’ha scoperta alcuni anni fa imbattendosi con le corse di lunga distanze, e da allora non si è più fermato ma ha trovato le modalità giuste per essere più performante diventando espertissimo e formandosi per quanto riguarda l’importantissimo approccio mentale ed anche formandosi sull’alimentazione giusta.

Ho rivolto a lui alcune domande e le risposte sono interessanti ed utili per coloro che si apprestano a percorrere lunghi chilometraggi ma anche utili sono le risposte per coloro che sono anche esperti di questo modo di praticare sport. Ecco di seguito cosa ci racconta.

Ti puoi definire ultramaratoneta?
“Ho corso la mia prima ultra a Maggio 2011 e, dopo piu di 4 anni di gare corse in paesi e continenti diversi, al momento, mi ritengo Ultramaratoneta”.

Cosa significa per te essere ultramaratoneta?
“Significa avventura, pura! Trovo inoltre che essere Ultramaratoneta sia la migliore rappresentazione di me stesso. Mi ha permesso di scoprire un mondo completamente nuovo, dove i limiti non esistono e di un fascino incontrastato”.

Questa disciplina sportiva è considerata durissima ma chi la pratica lo fa per passione e per scoprire nuove realtà, quasi mondi paralleli, si tratta di avventure, viaggi scoperte.

Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?
“Sotto le feste di Natale 2010 lessi per caso il libro UltraMarathon Man di Dean Karnazes. Lo trovai di grandissima ispirazione e senza cognizione di causa alcuna decisi di voler provare questa pratica. Dopo meno di 6 mesi (Maggio 2011) partecipai alla Keys 100 (160km) dove, dopo allenamenti intensissimi, mi trovai in testa fino al 140 Km. Purtroppo la mia inesperienza (e completa ignoranza in ambito nutrizionale e di idratazione) gioco un ruolo fondamentale quando picchiai a terra svenuto per gravi problemi di iponatrimia. Impiegai più di 2 mesi per riprendermi e poco più di 6 mesi dopo partecipai alla Everglades 50 (miles) dove portai a casa la vittoria, e da quel momento non mi sono più fermato”.

E’ importantissima l’esperienza, si incontra per caso questa disciplina, ci si appassiona, ma è importante avere il massimo rispetto di quello che si sta facendo ed essere disponibili ad imparare dall’esperienza.

Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?
“Semplicemente Avventura ed esplorazione. Non solo di paesaggi selvaggi dove spesso mi trovo a correre ma forse, e soprattutto, esplorazione dei propri limiti e delle proprie capacita. Le Ultra sono un vero e proprio viaggio introspettivo“.

Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
“Al momento la mia Passione non mi lascia, anzi, e fino a quando avrò il desiderio di spingere ‘oltre’ continuerò questa fantastica avventura. Dopotutto esempi come il grande Olmo mi fanno sperare al meglio, con l’evidente possibilità che nelle corse di lunga distanza si può essere competitivi fino ad oltre 60 anni!”.

Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “Dopo la brutta esperienza della mia prima gara imparai molto e mi portarono a studiare e imparare molto. Decisi quindi di prendere la qualifica di Running Coach e Nutrizionista Sportivo presso la USA Track&Field per meglio gestire la mia preparazione atletica e nutrizionale. Fino a questo momento non ho avuto infortuni che abbiano messo in pausa, ovviamente qualche infiammazione o problemino qua e la sono normali, ma questo intro e solo per evidenziare che, con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio corpo, gli infortuni possano sempre essere evitati”.

Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta?
“Passione e il Desiderio di spingere sempre oltre”.

Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
“E inevitabile, si attraversano momenti davvero unici, di un’intensità inesplicabile. L’andare ‘oltre’ e la differenza che c’è tra essere un corridore "normale" e un ultrarunner. Quando il corpo non ce la fa più e la mente (e il cuore, inteso come passione - motivazione - ispirazione) che ti permettono di andare Avanti “.

Michele spiega l’importanza non solo del corpo, del fisico, dei muscoli ma anche l’importanza del cuore, della passione, degli aspetti mentali che ti aiutano a superare le crisi che spesso sono momentanee.

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?
“Parte tutto dall’ispirazione ma credo sia principalmente dedizione, e trovare la giusta motivazione. Quando (inevitabilmente) le energie vanno via e ogni muscolo nel corpo urla di dolore e tutta questione di trovare la giusta motivazione per continuare a spingere”.

Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
La UltraMilano-Sanremo 2014 e stata sicuramente una delle gare più dure, principalmente per la sua distanza. Ben 285 km, e come ‘prima volta’, è stata davvero un viaggio straordinario. A livello psicologico principalmente. Anche la Leadville in Colorado, corsa tutta tra I 3.000 e I 4.000 metri, e sicuramente nella top3!”.

Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?
“Credo che il dire ‘non potere’ sia l’unica cosa che ci possa fermare dal raggiungere gli obiettivi fissati. C’è un detto qui negli States che dice: ‘He who says he can and he who says he can’t, are both perfectly right.’ Quindi, rispondendo alla tua domanda, no. Non credo esista gara o avventura che potrei ‘non’ terminare“.

C’è una gara estremi che non faresti mai?
"La Yukon Arctic (CANADA) e la Badwater (USA) sono considerate le due gare più estreme al mondo. La prima considerata brutale per essere la più fredda, con temperature intorno ai -40 gradi. La seconda considerate massacrante per essere la più calda, correndo attraverso la Death Valley con temperature intorno ai 50 gradi. Quest’anno (2016) ho intenzione di partecipare ad entrambe. Quindi direi no, e la pura sfida (la famosa Challenge) che dà forza alla mia passione. Quindi più grande e la sfida, più forte e il desiderio di intraprenderla”.

Più dura è la lotta più grande è la gloria, questo sembra essere il motto di Michele, per lui ‘potere’ o ‘non potere’ ha lo stesso valore, tanto lui può sempre, non esiste troppo caldo o troppo freddo, per Michele non esiste la Fatica, non esiste la Paura, lui ci va a nozze con questo tipo di gare o avventure considerate estreme, durissime, lunghissime.

Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
“E il senso di Esplorazione che ci porta a connettersi con se stessi. A scoprire se stessi. A migliorare e a crescere. Sempre. Senza questa ricerca di evoluzione si stagna. La nostro mondo non ha più continenti da attraversare, o valli da esplorare, o paesi da conquistare. Esistono solo limiti da abbattere. E credo questa sia la vera esplorazione della nostra generazione, rivolta verso I nostri limiti, intesi come limiti umani. Lo trovo estremamente affascinante”
.

“Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme?
“La mia famiglia mi supporta molto e questo e importante per me. Anche se credo sia normale che le preoccupazioni della mamma siano sempre piuttosto evidenti. Per questo motivo preferisco sempre non ‘vederli’ durante queste prove estreme. Si attraversano momenti molto difficili e l’esperienza vissuta dalla parte di un genitore non e mai piacevole”
.

Che significa per te partecipare ad una gara estrema? “Mettersi alla prova. La competizione non e mai contro gli avversari ma contro se stessi”.

Ti va di raccontare un aneddoto?
“Durante una 100 miglia nello stato di New York mancavano circa 30 km alla fine ed era tutto il giorno che correvamo sotto una pioggia incessante. Il buio della notte aveva reso le valli della Virgil Crest di un buio pesto e il freddo cominciava a farsi sentire. Solo le nostre luci frontali aprivano un tunnel di luce tra la fitta boscaglia. Ad un certo punto comincio a sentire passi dietro di me, anche se voltandomi non cerano altri corridori in vista. La cosa va Avanti per diversi minuti fino a quando comincio ad essere turbato. D’improvviso vedo delle figure al mio fianco e distinto tiro un urlo di terrore a pieni polmoni. Un mix di fatica, freddo e poca lucidità mentale avevano trasformato le ombre create dai rami e dalla mia luce frontale in un ‘branco di lupi’ che mi inseguiva. Parto cosi a tutta velocita nella direzione da cui ero venuto, in cerca di aiuto. Dopo pochi minuti realizzai che erano solo Allucinazioni!! Scoprii poi che le allucinazioni sono una parte quasi "normale" del nostro sport”.

Anche Michele come tanti altri ultrarunner o ultraciclyng racconta aneddoti relativi ad allucinazioni, succede che la stanchezza, la fatica faccia brutti scherzi, ma poi sorridi, ci ridi sopra e continui più determinato più prima e più convinto nel raggiungere il tuo obiettivo che sia di terminare la gara, il viaggio, l’avventura, l’impresa oppure di fare il tuo miglior risultato.

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
“La pratica delle ultramaratone porta alla scoperta di se stessi ma soprattutto alla formazione del proprio carattere e alla crescita personale. Il desiderio e la passione possono portare lontano e quello che ho imparato e che i limiti sono solo quelli che poniamo a noi stessi. Realmente, non esistono limiti a quello che il corpo umano può raggiungere con la giusta preparazione e motivazione”.

Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa?
“Chiaramente una pratica sportiva simile richiede moltissime ore dedicate alla preparazione sia fisica che mentale. Questo rende le relazioni personali alquanto difficili. Per fortuna mia moglie supporta questa mia passione e riesco a gestire la nostra vita sentimentale anche se con qualche difficoltà a volta. Dall'altra parte, invece, la mia vita sociale e diventata pari a zero”.

Se potessi tornare indietro cosa faresti? O non faresti?
“Da un certo punto di vista adoro il mio percorso, con I suoi tentativi ed errori, prima di trovare la strada giusta. Chiaramente se potessi tornare indietro, all'inizio, prenderei un Coach con esperienza per evitare certe ‘facciate’”.

Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?
“No assolutamente no Farmaci, nemmeno anti-infiammatori. Come supplementi, duranti I carichi e gare, prendo solo amino acidi ramificati per recuperare più velocemente. Ho pero cambiato sensibilmente la mia nutrizione eliminando completamente glutine, quindi pasta, pane e altri carboidrati semplici ma incrementando notevolmente l’assunzione di vegetali e frutta. Questo favorisce l’assunzione di tutte le vitamine ed enzimi necessari”
.

Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?
“Solitamente faccio una visita sportiva e una cardiologica ogni anno, per assicurarmi che tutto sia a posto”.

Qualcuno ti ha consigliato di ridurre la tua attività sportiva?
“Si, probabilmente più volte di quelle che posso ricordare. Anche se a dire la verità prendo i consigli dei ‘dottori’ con le pinze... trovo che molte opinioni manchino di cognizione in questo ambito. Basti pensare che fino agli anni 80 alle donne era proibito partecipare alle Maratone perché considerate ‘letali’ e perché si pensava che avrebbero causato danni permanenti alle ovaie. Questo spiega il mio approccio e il perché considero che anche la pratica medica abbia bisogno di una evoluzione”.

Hai un sogno nel cassetto?
“1000 sogni e un mondo intero da esplorare! Il mio più grande sogno e attraversare tutti i grandi deserti del pianeta. Un grande sogno nel cassetto che spero di poter realizzare nel future prossimo!".

 

 

Matteo SIMONE
380-4337230 
21163@tiscali.it
www.psicologiadellosport.net

 

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5 dicembre 2015 6 05 /12 /dicembre /2015 17:42

Michele Calvanico per Magazine Pragma ha intervistato del lombardo Marco Bonfiglio, reduce dall'avere vinto (anzi stravinto) la prima edizione della Fidippides Run Athens-Sparta-Athens che si è svolta a fine novembre e che lui ha concluso in 78h47', ripercorrendo le orme del leggendario emerodromo ateniese.

In questa gara erano 490 i chilometri da percorrere e il tempo massimo regolamentare era di 104 ore.

Marco Bonfiglio, fermando il crono sulle 78h47′', ha stabilito rispetto alle future edizioni una pietra miliare e un punto di riferimento.

Afferma l'intervistatore,a fine intervista: "Intervistare Marco Bonfiglio è stato davvero emozionante, dalla sua voce traspariva la sua grande passione per questo sport e per lo sport pulito in generale. A lui un ringraziamento di cuore ed un grande in bocca al lupo per le sue prossime sfide e che Spintatotale sia!".

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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