A differenza di precedenti edizioni della Torino-Saint-Vincent che hanno visto soltanto sporadiche presenze sicule, sono stati in tanti quelli desiderosi di partecipare allo spegnimento della 55^ candelina dell'ormai classica gara che congiunge in un percorso di straordinaria bellezza Torino a Saint-Vincent e due regioni, il Piemonte e la Val d'Aosta.
Alcuni dei Siciliani presenti sono stati al loro esordio assoluto in una 100 km, mentre altri avavano già fatto altre esperienze di ultra, ma non avevano ancora sperimentato se stessi in questa specifica 100 km. Solo il siracusano Vincenzo Altamura aveva al suo attivo una precedente partecipazione alla 100 km delle Alpi.
Dopo avere scritto una nota di auguri ai Siciliani impegnati nella 100 delle Alpi, mi pare doveroso "chiudere" quella notizia con un breve resoconto della presenza siciliana alla manifestazione organizzata da Enzo Caporaso con "Il Giro d'Italia Run".
E si può senz'altro affermare, senza timore di smentita, che i Siciliani, con la S maiuscola, alla 100 delle Alpi 2013 abbiano stravinto, non tanto nel senso che abbiamo realizzato dei crono stratosferici, ma in quello - ben più cogente e aderente allo spirito delle Ultra amatoriali - che siano stati tutti dei finisher, in una gara che, quest'anno, è stata resa più impegnativa sia da condizioni meteo piuttosto dure, sia dal fatto che lo spostamento del punto di arrivo alle rinnovate Terme di Saint-Vincent ha allungato ulteriormente gli ultimi già duri 10 km che s'inerpicano per il MontJovet.
Tra l'altro uno dei Siciliani presenti si è preso una bella soddisfazione perchè è salito da primo sul podio della propria categoria: si è trattato di del mazzarese Michele D'Errico.
Un paio d’ore prima della partenza, seduta al tavolo di un ristorante del centro per mangiare un piatto di spaghetti, insieme ai miei amici, invitai a mangiare al nostro tavolo un ultramaratoneta conosciuto solo pochi minuti prima. Non ricordo il suo nome, ma mi colpì il suo fisico alto, robusto, massiccio. Lui era alla sua 240^ gara tra maratone ed ultra.
Con l’aria di una bimba impaurita gli chiesi qualche consiglio e le sue parole furono queste: “Ragazzina, correre una 100 km non è roba per tutti, bisogna avere un fisico capace di sopportare tutta la fatica e lo stresso che i chilometri richiedono. Quando sarai in crisi inizia a frazionare il percorso in piccoli segmenti di 5 km al termine dei quali troverai il tuo ristoro, ingannerai la testa e di volta in volta per te ci sarà un piccolo traguardo” - mi disse per poi continuare tra una forchettata e l’altra, divorando i suoi spaghetti - “e ricorda che nelle ultra camminare non è una vergogna, ma spesso un salva-gara”.
Ognuno di loro ha portato un pezzetto di me a spasso per le Alpi.
Ecco cosa mi scrive poche ore dopo, con la stanchezza alle gambe ed ancora incredulo: “Sabato, Torino si è presentata con un sole splendente al contrario di venerdì sera quando la pioggia ed il freddo ci facevano compagnia. Dopo aver fatto colazione in albergo, con il saggio Maurizio Crispi, la sua compagna e il picciolo Gabriel, siamo andati con l’auto alla partenza. Nuovi volti e vecchie conoscenze. Al Campo sportivo di Via Nino Oxilia, tutti presenti: il campione Tiziano Marchesi, il mitico Michele D’Errico, Vincenzo Pecunia e la campionessa Sara Valdo nonchè tanti altri. Alle 10.00 in punto la partenza, sempre con i soliti timori e battute tra amici. Per 20 km circa, il percorso si presentava abbastanza scorrevole e assieme a Pecunia lo abbiamo affrontato con disinvoltura, mentre Michele come al solito, è sparito dalla circolazione allungando di parecchio. Al 25°km il primo tratto in salita con difficoltà scarse, ma ciò che affliggeva i miei pensieri era il fatto che non riuscivo a “spezzare il fiato”, avevo il fiato corto, cercavo di cambiare ritmo, ma niente da fare fino al 40° km, dove è iniziato il tratto in salita per arrivare al cambio indumenti (al 50° km, ad Alice Superiore). Trascorsi 10 minuti per il cambio, con Vincenzo Pecunia abbiamo iniziato la discesa con passo abbastanza veloce a ritmo di 5'15 al km. Al 70° km le gambe andavano alla grande a tal punto da indurmi a lasciare indietro un gruppetto di atleti, tra i quali era compreso Pecunia, ed iniziare il tratto che più mi riempie di gioia e di soddisfazioni: quello che va dal 70° al 90° Km. Passo costante, leggero e felpato, anche se qualche vescica iniziava a darmi fastidio, ma ero talmente preso dall’euforia, che non avvertivo nessun dolore e neanche la pioggia che iniziava a cadere e che ci ha accompagnati per una buona oretta. Ecco presentarsi al 94° il tratto che tutti aspettavamo e che si è dimostrata più difficile del previsto, cioè la salita finale di MontJovet fino alle terme di Saint Vincent. Dura, durissima, mi venivano in mente le parole di Crispi, che in macchina mi accennava che, per certi versi, la gara è più difficoltosa del Passatore. Probabilmente ha ragione, perché il tratto finale è stato veramente massacrante: ho iniziato a camminare sono stato superato solo da 4 atleti negli ultimi 7 km, a dimostrazione che eravamo tutti in difficoltà. Ho camminato quasi fino alla fine, interrompendo di tanto in tanto la camminata con la corsa. Un ulteriore crisi al 99° km mi ha portato a sprecare le ultime energie rimaste e a farmi fermare. Dico fermare!!! A 200 metri dall’arrivo alla vista del gonfiabile avevo brividi di freddo ed ho iniziato a vomitare, proprio sotto lo sguardo incredulo di alcuni seduti al ristorante di fronte. Ho portato a termine la gara in 11h58'. Per me, un crono davvero ottimo, considerando anche le difficoltà del percorso! Un altro particolare che mi ha colpito oltre al tratto finale è stato l’arrivo allo spogliatoio-docce, dove c’era gente distrutta e sbiancata in viso a tal punto da rendere necessario un intervento medico. Anche da questa circostanza ho capito che anche questa volta ho portato a termine un’altra impresa terrificante”.
Foto di Maurizio Crispi
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