Mi ritrovo in una grande città alla vigilia di uno spettacolare e partecipato evento podistico
Sono arrivato da solo, dopo un lungo viaggio, e con molto anticipo.
Ho un imponente bagaglio con me, alla faccia del principio del viaggiare leggero. Oltre agli effetti personali, infatti, porto con me numerosi oggetti di famiglia piuttosto ingombranti.
E' una fatica trovare l'alloggio. Già è stato tutto prenotato con largo anticipo.
Dopo una paziente ricerca trovo, alla fine, un piccolo Bed&Breakfast a due traverse di distanza dalla grande strada dove avrà luogo la partenza della corsa e, prima, ad orario antelucano il raduno dei podisti.
Perchè mi ritrovo lì? Francamente, non lo so.
Ci sono e basta.
Non credo di avere le apparecchiature fotografiche con me. O forse sì?
La mattina dopo il primo pernottamentto esco di casa e vado alla ricerca di un bagno, perchè il mio B&B - del tutto spartano - ne è privo e, alla fine di una lunga strada, trovo quello che cerco: una semplice fila di latrine, senza orpelli, in stile militare, piccoli cubicoli essenziali messi uno accanto all'altro.
Entro nel primo WC della fila e mi accomodo con un sospiro di sollievo.
Nemmeno ho il tempo di mettermi a mio agio e mi rendo conto con un certo allarme che mancano del tutto le pareti laterali interne, sicchè l'occupante di una latrina vede quelli delle altre.
Non abbiamo nulla da nascondere qui: chi non caca in compagnia o fa il ladro o fa la spia...
Fortunatamente per me, le altre della fila sono tutte vuote. Allora, mi dico, Forza, sbrigati! Approfitta del momento! Il segreto sta tutto nella rapidità!
Ma ecco che la porta più distante si apre ed entra proprio mio padre.
Non lo vedevo dal giorno in cui era morto.
Indossa un soprabito di pelle nera, come se fosse una spia d'altri tempi.
Anche lui si accomoda, facendo come se non mi avesse notato.
Ma io non posso non sentire il peso e l'ingombro della sua presenza, anche perchè vorrei parlargli. In fondo, da quando è scomparso sono passati più di 40 anni.
Ma è finita la concentrazione. Non riesco più a portare a termine il compito di svuotarmi le budella, grugnendo quanto mi pare.
Un po' umiliato e frustrato, abbandono il campo.
Fuori, si sono già formati dei capannelli di runner che discutono animatamente del loro stato di forma e delle loro anticipazioni/previsioni su come sarà la loro gara e su quali tattiche adotteranno.
E sono tutti lieti della sofferenza che presto infligeranno a se stessi.
Sono tutti lì, i vivi e i morti, stranamente: nessuno manca all'appello.
Continuo a chiedermi cosa ci faccio qui: più passa il tempo e più mi sento un pesce fuori dall'acqua.
Intanto, c'è da pensare al prossimo pernottamento. Tra i tanti runner ne incontro uno che ho conosciuto tanto tempo fa e parliamo un po', ricordando i vecchi tempi andati.
Gli dico dei miei problemi di alloggio e lui mi invita a dividere la camera con lui per la prossima notte, dormendo nel sacco a pelo, ma rimane sorpreso quando gli accenno del bagaglio ingombrante che mi porto appresso, in cui è compresa anche l'argenteria di famiglia.
Poi mi chiede cosa mi abbia portato qui.
Annaspo un po', come se non avessi alcuna risposta pronta.
Poi gli dico che alcuni decidono di rimanere comunque per essere osservatori dall'interno... Osservatori partecipanti, nel senso antropologico del termine.
Alcuni corrono e altri, stando all'interno del loro mondo e avendolo conosciuto bene, fanno da osservatori, ma anche da narratori, appartengono all'uno e all'altro mondo e sono esclusi da entrambi. Sono dei pellegrini, per alcuni versi: costretti a muoversi sempre nelle interfacce.
Mi chiedo tuttavia come sia possibile che, a distanza di tanti anni, io debba vedere sempre le stesse facce! Cosa ci fanno qui in così tanti? Invecchiano correndo? Oppure, sempre correndo, si tengono giovani? E se fossero tutti morti? Oppure, se fossi io quello morto, senza ancora esserne consapevole del tutto e ese, a causa di questa mia condizione, potessi dare uno sguardo trasversale dentro ambedue i mondi?
Forse, la corsa sulle lunghe distanze è come il Santo Graal oppure come la fonte dell'Eterna Giovinezza.
Che non sia finito per caso nella mitica Shangri-La?
Non so, ma ho sensazione che io faccio parte di questo mondo soltanto a metà: avverto una brivido di melanconia percorrere il mio corpo e catturare la mia mente, come se tutto ciò fosse posticcio e distante, anche se ci sono dentro.
E, poi, rimane il dispiacere dell'incontro mancato con mio padre, ed anche il turbamento per un evento così sovranatturale, avvenuto nella situazione più prosaica che si possa immaginare.
Chi sa quando lo potrò incontrare di nuovo!
Alla fine, mi sono svegliato da un lungo sonno: è stato tutto un sogno, vivido come lo sono soltanto quelli del primo mattino che arrivano appena prima del risveglio, sogni il cui tempo reale è di uno o due minuti, ma che nella percezione soggettiva possono durare giorni interi o un'intera vita. Per associazione di idee, la colonna sonora adatta a questo sogno potrebbe essere "Ghost riders in the sky": da qui la scelta della prima delle due immagini.
Il 21 luglio 2014.
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