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14 febbraio 2015 6 14 /02 /febbraio /2015 06:31
Allenamento e divertimento: un binomio fondamentale per vivere bene

Questo un aggiornamento di status su FB del 13 febbraio 2015, scritto da Elena Cifali: Quella di oggi è stata una mattinata stupenda, ricca di emozioni, di gioia e di fatica.

10 km di camminata sulla neve alla scoperta dell'ultima colata lavica.

Un allenamento di potenziamento sia per per gambe sia per gli addominali a causa delle grasse risate.

Adesso si corre a lavorare!

Commento che ci offre l'occasione per una breve riflessione sul fatto che i binomi allenamento e divertimento, natura e splendide ambientazioni debbano essere la vera essenza dello sport amatoriale. Oltre alla ricerca della forma fisica, anche la ricerca del Bello e di stimoli che mettano l'Anima in una buona forma.

Il pensiero di Elena Cifali esprime bene l'esigenza che la corsa e lo sport siano tante altre cose, non semplicemente brutale e ripetitiva fatica.

Alla faccia di quelli che vivono lo sport come se fosse un loro secondo lavoro (o addirittura il loro primo lavoro), pur essendo tecnicamente "amatori"!"

Se ci rivolgiamo a costoro, purtroppo non possiamo parlare di "insegnamento", perché questa tipologia di runner é totalmente coriacea ad ogni forma di suggestione.

Ma vorrei potermi ricredere.

Ed ecco cosa ha replicato Elena Cifali, dopo aver letto questo commento: Sì, è verissimo, io intendo lo sport come divertimento. Mi aiuta a vivere meglio, in armonia col mondo che mi circonda, con la famiglia e col lavoro. Per me non può esistere solo il cronometro, esiste il tempo scandito da attimi unici e meravigliosi. Non tutti hanno la possibilità e la capacità di restare fedeli al divertimento. Purtroppo l'agonismo ben presto si sostituisce al puro piacere ed allora l'allenamento e la gara diviene un obbligo da adempiere pena l'insoddisfazione personale e sportiva. Meglio una risata in più che un minuto in meno!

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11 febbraio 2015 3 11 /02 /febbraio /2015 19:22
Maratona che passione! 38.254 italiani nel 2014 hanno portato a termine almeno una maratona

Sono 38.254 gli italiani che, nel corso del 2014, hanno portato a termine almeno una maratona. Un record assoluto, che supera di 2.332 unità il primato precedente, registrato nel 2011 con 35.922 finisher di almeno una maratona nel corso dell'anno.
È questa la fotografia che emerge da Maximaratona, l’annuale pubblicazione con tutti i nomi e i tempi dei maratoneti italiani che il mensile Correre allega al numero di febbraio, in edicola da sabato 31 gennaio.

Le donne sono 5.474 (in crescita del 12,4% rispetto al 2013), da Valeria Straneo (la migliore azzurra, con il 2:25’27” del secondo posto agli Europei di Zurigo) ad Angela Latorre, che ha impiegato 9:07’02” per concludere la maratona del Lago d’Orta.

Gli uomini sono 32.780 (in crescita a loro volta del 5,8%), da Daniele Meucci (miglior azzurro con il 2:11’08” della vittoria agli Europei di Zurigo) a Francesco Gino Paolo, che ha chiuso la più lenta delle sue 65 maratone del 2014 in 9:45’00”. 38.254 maratoneti che hanno “prodotto”, in totale, 60.771 tempi, partecipando a un complesso di 76 gare in Italia e 155 all’estero.
La passione per i 42,195 km, infatti, porta i corridori a cercare l’occasione di corsa in ogni angolo del pianeta.
Le corse nel mondo più amate dai maratoneti italiani sono: New York (1.956 nostri connazionali arrivati), Valencia (989), Berlino (900), Parigi (758) e Amsterdam (506), mentre in Italia continua a dominare la maratona di Roma (14.875 arrivati di cui 8.861 italiani) davanti a Firenze (8.716, di cui 6.467 italiani), Venezia (4.696, di cui 3.672 italiani), Milano (3.547, di cui 2.889 italiani) e Torino (3.543, di cui 3.322 italiani).

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8 febbraio 2015 7 08 /02 /febbraio /2015 23:40
Chissà come sarebbe bello se ci fosse un misuratore di emozioni! Elena Cifali con Mela Motta alla prima edizione del Trofeo carnevale di Acireale, connubio di port e carnevale

Chissà come sarebbe bello se ci fosse un misuratore di emozioni! Elena Cifali con Mela Motta alla prima edizione del Trofeo carnevale di Acireale, connubio di port e carnevale

(Elena Cifali) Come sarebbe bello se ci fosse un misuratore di emozioni!

E, magari, poter aggiungere di volta in volta una tacchetta, perché la felicità è spesso contagiosa e se ci credi veramente diventa sempre crescente.

Aveva ragione il mio maestro Maurizio Crispi quando mi diceva che la corsa è solo un punto di partenza.

E sì, ho cominciato con la corsa solo quattro anni fa in febbraio. Poi ho aggiunto il trail e il cammino.

E più passa il tempo e più aggiungo interessi e conseguente felicità alla mia vita.

E poi gli amici!

Quelle persone splendide e speciali che mi arricchiscono, che mi nutrono, che vivono con me questa o quella passione.

Ogni giorno porta con se un volto e un nome.

Spesso i volti e i nomi si moltiplicano e diventano direttamente proporzionali al grado di felicità di cui parlavo.
8 febbraio 2015, ho deciso, la mia felicità si chiamerà Mela e Salvo!

L'8 febbrail 2015 si è svolyo il 1° Trofeo Carnevale di Acireale, corsa su strada, valevole come prova del Grand Prix Regionale di corse su strada 2015

L'8 febbrail 2015 si è svolyo il 1° Trofeo Carnevale di Acireale, corsa su strada, valevole come prova del Grand Prix Regionale di corse su strada 2015

Con la prima edizione del Trofeo Carnevale di Acireale, un connubio convincente tra Sport e Carnevale. Ad Acireale, hanno corso su di una distanza di 10 km, tra i monumenti barocchi e i carri allegorici, 700 atleti, provenienti da tutta la Sicilia, attratti anche dal fatto che la gara pur alla sua prima edizione era valida come seconda prova del Gran Prix regionale di corsa

La manifestazione é stata organizzata dall’ASD Atletica Virtus Acireale, con il patrocinio del Comune e della Fondazione Carnevale di Acireale, e con la collaborazione della FIDAL Sicilia.

A gareggiare uomini e donne di tutte le età, qualcuno ha sposato in pieno lo spirito carnevalesco indossando una maschera o una parrucca.

Il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, ha dato il via all’inedita manifestazione con il classico sparo in aria. Sul podio virtuale dei vincitori assoluti sono saliti, suddivisi tra categoria maschile e femminile.

La classifica degli uomini ha visto prevalere Enzo Copia, (primo classificato), premiato dal sindaco di Acireale, Luigi Spinali, (secondo classificato), premiato dal vicesindaco, Nando Ardita, e Gianfranco Ucciardo, (terzo classificato), premiato dal presidente della Fondazione del Carnevale, Antonio Coniglio.

Per quanto riguarda le donne a vincere è stata Katia Scionti, (prima classificata), premiata dal presidente del Consiglio comunale di Acireale, Saro Raneri, Barbara Bennici, (seconda classificata), premiata da Anna Romeo del Cda della Fondazione del Carnevale e Sebastiana Bono, (terza classificata), premiata dall’assessore allo sport del Comune di Acireale, Francesco Carrara.

‹E’ stata una mattinata straordinaria, vedere tanti corridori gareggiare lungo il circuito barocco del Carnevale e i carri in cartapesta è emozionante per noi acesi e per chi viene da fuori››, ha commentato il presidente della Fondazione del Carnevale, Antonio Coniglio.

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6 febbraio 2015 5 06 /02 /febbraio /2015 16:40

Guido Ulula alla LunaGuido Ulula alla Luna, medico e psicoterapeuta nella vita professionale, è un trekker profondo ed una Guida presso La Compagnia dei Cammini.
Quella che segue é una sua meditazione su di un tema delicato, ma cogente.

Il tema è delicato. Tocca inevitabili suscettibilità. Ma è, per onestà intellettuale, ineludibile.
Ne va della nostra sopravvivenza come specie umana.
La lotta di classe esiste e l’hanno vinta i ricchi”. Questo è il titolo dell’ultimo libro del sociologo Marco Revelli, edito da Laterza. Vi si dimostra, con dati incontestabili, che il divario economico negli ultimi decenni fra l’1% della popolazione mondiale, che giustamente viene chiamata “i ricchi”, ed il rimanente 99%, che giustamente viene chiamata “i poveri”, è in aumento esponenziale. Senza regole, con un liberismo di mercato selvaggio, con il potere usato senza scrupoli e sempre più concentrato in poche mani, con il profitto fine a se stesso come unica religione, non solo la giustizia sociale va in frantumi, ma lo stesso equilibrio ecologico del pianeta è via via compromesso.
Come si fa a riempirsi la bocca della parola “sostenibilità”, quando non si pongono limiti di sorta alle ingordigie delle classi dominanti? Chi elude la questione, o vive nel mondo dei sogni o, più realisticamente, è al servizio, come la maggior parte dell’informazione ad esempio, di chi ha in mano il bastone di comando.

L’amico poeta mantovano Stefano Iori ha di recente messo in scena una pièce teatrale intitolata “Eat the rich”.[clicca qui per continaure a leggere]

 

 

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24 gennaio 2015 6 24 /01 /gennaio /2015 07:18
Il Cammino e i Sogni. Cosa lega cammino e sogni? (Guido Ulula alla Luna) Col cammino incontro la wilderness, la selvaticità, fuori di me, la natura esteriore, mentre col sogno incontro la wilderness dentro di me, la natura interiore.

Il Cammino e i Sogni. Cosa lega cammino e sogni? (Guido Ulula alla Luna) Col cammino incontro la wilderness, la selvaticità, fuori di me, la natura esteriore, mentre col sogno incontro la wilderness dentro di me, la natura interiore.

Entrambe queste nature sono reali. Invece quello che penso con l’Io razionale è spesso irreale, velleitario, incerto, discutibile, a volte falso, carico d’onnipotenza… insomma, rischia di portarmi fuori strada.

E fuoristrada incontrerò, prima o poi, infelicità, disagio e, alla fine, malattia.

Educarmi al cammino e al sogno costringe allora il mio pensiero a non volare troppo in alto, ad essere legato alla terra, a compensare la troppa astrattezza con la concretezza del vero sentire. In cammino parlano le sensazioni e le emozioni, nel sogno l’istinto e l’intuito.

Solo da un dialogo continuo fra la sfera della ragione teorica e quella della percezione materiale, potrà nascere quella visione equilibrata che mi permetterà una vita sana e soddisfacente.

La pratica quotidiana del cammino e dei sogni mi aggancia alla selvaticità, sia nella relazione col mondo e sia nello sguardo all’inconscio personale.

Questi due punti di riferimento, ancoraggi imprescindibili di fronte alle crisi e alla confusione della nostra epoca, mi fanno restare “umano”.

Sfuggendo alle chimere tecnologiche e virtuali. Sfuggendo alla schizofrenia dell’essere costretti a diventare macchine efficienti.

Non voglio più soffocare la poesia e lo stupore che emergono spontanei dalla semplice partecipazione alle meraviglie del creato.

Guido Ulula alla Luna, medico e psicoterapeuta nella vita lavorativo, è un Camminatore e Guida presso la Compagnia dei Cammini.
 

Sulla Compagnia dei Cammini. La Compagnia dei Cammini è un’associazione che lavora per diffondere la cultura del camminare in Italia, camminare è salute, camminare è ritrovare il contatto con la natura, camminare aiuta a rallentare e a vivere più in contatto con se stessi e il mondo. I lunghi cammini sono lo strumento per fare questo. Ecco perché la Compagnia dei Cammini propone ai suoi soci di partecipare a cammini, trekking, viaggi a piedi ed eventi che valorizzano questa opportunità. La Compagnia prosegue il cammino e l’esperienza de La Boscaglia, in linea con la sua filosofia del camminare e i suoi valori. Siamo un’associazione e una compagnia, perché i nostri soci sono i nostri compagni di cammino.

Siamo un’associazione nazionale, la segreteria è in Veneto, la direzione in Abruzzo, e abbiamoguide e riferimenti locali in molte regioni, dal Piemonte alla Sicilia.

Proponiamo viaggi a piedi per i nostri soci, i nostri amici e compagni di cammino. Viaggi a piedi in aree mediterranee, il catalogo del 2014 contiene 119 proposte. Viaggi a piedi, ma anche viaggi a piedi in compagnia degli asinelli, viaggi in barca a vela con trekking, viaggi di Deep walking con esperienze di meditazione camminata: il nostro programma è vario e ognuno può trovare il viaggio più idoneo.

Siamo attenti alla salute, nostra e della nostra madre Terra. Evitando di inquinare noi stessi e la nostra casa comune. Valorizziamo il mangiare biologico, naturale, vegetariano e a base di prodotti locali.

Valorizziamo l’incontro, con chi vive nei luoghi in cui camminiamo. Perché è l’incontro il vero valore del cammino, l’incontro con la natura fuori e dentro di noi, l’incontro con chi vive in modo semplice, che ha tanto da insegnarci, l’incontro con i pastori, l’incontro con persone speciali che hanno avuto il coraggio di scelte di vita controcorrente.

Facciamo turismo responsabile, che per noi significa il rispetto della natura, degli altri, lavoriamo per un’economia più solidale, i nostri viaggi sono esperienze e momenti di crescita per tutti, per chi viaggia con noi e per chi incontriamo sul cammino.

Stiamo costruendo un’associazione, una compagnia, che cammina insieme con gioia. Per questo abbiamo scelto come simbolo l’ometto di pietre, che significa volontà di trovare una strada sul cammino, significa che la via però non è facile da trovare, l’ometto spesso cade e va ricostruito. Ma a questo ometto abbiamo dato colori solari, luminosi, del cielo, perché vogliamo soprattutto fare tutto questo con gioia, per un mondo migliore.

Dal 2014 la Compagnia dei Cammini ha un settore tutto dedicato ai bambini e ai cammini per famiglie: la Compagnia dei Bambini.

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22 gennaio 2015 4 22 /01 /gennaio /2015 20:44

La corsa in salita fa bene, per moltepici motivi, ma non esiste una salita ideale, qualsiasi tratto in pendenza può andare bene. Si può partire con il classico cavalcavia e poi cercare qualche zona collinare o montuosa per lavorare su questo tipo di pendenza. In assenza di colline si può provare ad arrabattarsi in qualche modo: c'è gente che per allenarsi usa perfino le scale di casa o sulle rampe dei parcheggi a piani! Ovviamente il passo andrà regolato a seconda della pendenza e della lunghezza della salita da affrontare. Ma c'è sempre qualcuno che vuole sempre esagerare. A forza di scegliere salite con pendenze sempre più impegnative, c'è il rischio che si vada a finire con il correre a testa all'ingiù!

La Red Bull 400 è considerata, a ragion veduta, il 400 metri più duro al mondo! Se già la classica gara in pista è definita “giro della morte” proprio per la difficoltà di unire la velocità alla resistenza, l’idea avuta da Red Bull di aggiungere alla distanza anche il dislivello rende il tutto ancor più faticoso… 

Infatti, la gara di 400 metri si svolge risalendo un trampolino solitamente utilizzato per il salto con gli sci. La formula, come tutti gli eventi promossi dal famoso marchio, è altamente spettacolare, manche di qualificazione e finale dei migliori. 

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14 dicembre 2014 7 14 /12 /dicembre /2014 19:20

Cambio di prospettiva empatico

(Elena Cifali) Da che corro non avevo mai "partecipato" ad una gara da spettatrice. Di solito io sono quella in magliettina e pantaloncini e "viaggio" all'interno del nastro a strisce bianco-rosse o delle transenne.
Oggi è stato diverso. 
Mi sono concessa una visione diversa dal solito. E, devo dire, che mi è piaciuto molto. 
Insomma, applaudire, incitare, incoraggiare gli amici runner è bello quasi quanto correre. 
E non importa se a transitare è il primo o l'ultimo di loro, è comunque gratificante fare il tifo per chi sta mettendo l'anima in ciò che fa.

Dicevo che la visione cambia e, così, cambia anche la prospettiva di velocità. 
Quando sono in gara guardo sempre i più veloci sfrecciare davanti a me. Irraggiungibili. 
Anche se mi allenassi seriamente non riuscirei mai e poi mai ad essere al loro livello. Vanno avanti schizzando come saette, fulminei. Le loro scarpe tuonano al contatto con l'asfalto. 
Questa è sempre stata la visuale che ho avuto sino a oggi. 
Ma a guardarli dall'altro lato, ragazzi, è tutta un'altra storia. 
Io in piedi, composta, vestita di abiti borghesi, senza un filo di sudore che scende, senza il mio cappellino e il viso infuocato.

Nei panni di semplice appassionata, mi senti quasi a disagio. 
Bella la mia Catania, tutta vestita a festa,ricamata di Barocco accogliente e generosa con i suoi fratelli podisti. 
Mi posiziono in un punto strategico e comincio la mia opera di osservazione. 
Mi passano davanti, in fila, in gruppo, con gli occhi bassi o persi all'orizzonte. Il loro ansimare mi sembra un ricordo troppo lontano. Ho come l'impressione che siano "fermi", tutti fermi come statuine del presente.

A tratti, invece, li vedo procedere a rallentatore. 
Com'è possibile! 
È trascorsa più di un'ora dal via della gara e mi sento più stanca di quando corro. 
Che poi, perché ho scelto di non correre oggi? 
Me lo chiedo mentre li guardo con un pizzico di invidia. 
Torno ad incitarli. 
L'arrivo dei primi coincide col passaggio di molti altri che dovranno ancora correre un intero giro. Mi sento angosciata da questa circostanza. 
Mentre alcuni arrivano altri, i più lenti, ripartono per l'ultima volta, per l'ultimo giro. 
Che testa ci vuole! 
Caspita, fare da spettatrice non è poi così semplice come pensavo. 
Il mio cervello elabora ogni passaggio, ogni volto stanco, mi immedesimo ... 
Se non fossi una maratoneta mi chiederei come si fa a sostenere un tale sforzo fisico per oltre due ore. Vista da questa prospettiva la corsa mi suona come una melodia mai ascoltata prima. Una melodia difficile e stonata. 
Mi sento ubriaca ... non avevo mai "bevuto" un simile quantitativo di km da questo lato del nastro. 
Che fatica! 
E come lottano questi uomini e queste donne pur di arrivare alla meta!
Bravi, bravi tutti ... 
Avete coraggio, forza, costanza e determinazione.
E ciò che più mi sorprende é che tutto ciò mi appartiene. 
Alla prossima ..

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12 dicembre 2014 5 12 /12 /dicembre /2014 05:45

Trail dei Nebrodi 2014 (1^ ed.). Alcune considerazioni sul dibattito post-gara e il bilancio finale di Aldo Siragusa, organizzatore

(Maurizio Crispi) Il Trail dei Nebrodi, svoltosi l'8 dicembre 2014, ha suscitato un ampio dibattito tra coloro che vi hanno partecipato: un dibattito il cui contenuto è stato quello della "sicurezza" dei trailer in condizioni meteo molto difficoltose e lungo un percorso ritenuto difficile sotto il profilo delle carattersitiche del territorio. Un dibattito che, in sé, può avere delle valenze costruttive e che é anche espressione della esperienza che i trailer siciliani hanno accumulato nel campo del Trail.

Non voglio entrare nel merito delle singole argomentazioni.

Ma vorrei fare qualche commento generale.

Innanzitutto il Trail di per sé è una declinazione del running in cui il meteo - da un certo punto di vista - fa parte della gara.
Qui, in UK, i partecipanti ai trail e alle corse in natura sono felici quando le condizioni meteo sono estreme: quanto più pioggia, fango, vento, neve ci sono tanto più essi si sentono felici e vicini allo "spirito trail".
E, quindi, non pongono mai in questione il fatto che un trail avrebbe potuto essere annullato per via di condizione meteo avverse o troppo estreme.
Si corre comunque con i piedi a mollo nell'acqua o sguazzando nella neve o slittando sul ghiaccio, sotto la pioggia e al vento. E il diveritmento e la soddisfazione sono garantiti, poichè il trail o quello che in UK chiamano il "Fell Running" devono garantire avventura e sfida, devono essere challenging.
Quindi, in UK, non si dà mai il caso di una corsa in natura, sospesa per conizioni meteo avverse.
E' ovvio che, stando così le cose, per affrontare le sfide occorre essere allenati ed attrezzati adeguatamente, per tutte le evenienze (e a prescindere dai regolamenti che prevedono capillarmente cosa fare in questa o quella circostanza, attrezzature da portare con sé, kit di sopravvivenza etc): allenamento e dotazione dell'attrezzatura necessatia sono entrambi fattori possono soltanto essere tutelati dalla responsabilità individuale.
Un trailer è come un sub che, in pimo luogo, devoe imparare a conoscere e ad usare alla perfezione la propria attrezzatura. 
C'è un elemento che contraddistingue le manifestazioni podistiche britanniche da quelle nostrane: si considera comunemente che non vi è responsabilità alcuna dell'organizzatore per ciò che possa accadere ai partecipanti alla sua gara, in quanto i runner sono individui adulti, consenzienti e capaci di intendere e di volere.
Vi è tuttavia nella maggior parte delle gare l'assistenza medica di base, garantita sia con posti fissi, sia con modalità itineranti (per ese. con gli addetti al primo soccorso e al supporto delle funzioni vitali bici-montati, con tutte le loro attrezzature di primo intervento).
Anche nelle gare organizzate perfettamente e con ampio dispiego di mezzi può accadere l'incidente: vedi, ad esempio, il caso del Tor des Géants 2013, in cui un concorrente giapponese è deceduto per cause accidentali oppure quello di una gara trail ligure di un paio di anni fa, disputata a dicembre in condizioni meteo propibitive, in cui un runner mori per ipotermia (o forse stroncato da un infarto).
Sono cose che succedono: i fantasmi che perseguitano gli organizzatori di qualsiasi gara. Si prega sempre (e ci si adopera) perchè tutto funzioni per il meglio, ma alla fine - inaspettatamente - qualcosa succede (e per fortuna solo di rado).

Un organizzatore, questo sì, deve garantire una valida logistica della gara, un'assistenza attenta ai runner, dei punti di ristori con dei piccoli ricoveri (se l'evento si svolge in condizioni di bassa temperatura), piani di emergenza e di primo intervento: tutto ciò è sicuramente nella responsabilità di un organizzatore, come anche l'avere un Piano B a disposizione (come ormai è consutudine per l'UTMB, dove gli organizzatori seguono capillarmente l'evoluzione del meteo, pronti a modificare il percorso su varianti già studiate in anticipo).

Il compito dell'organizzatore non è per nulla facile in Italia. Perchè, nel caso decida di attestarsi su scelte prudenziali (come ridurre il chilometragio e l'altitudine), verrà immediatamente criticato dai più ardimentosi dei runner, mentre se dovesse decidere di andare avati per la strada già tracciata, allora le critiche arriveranno da altri, inesorabilmente. Insomma, l'organizzatore italiano viaggia costantemente tra Scilla e Cariddi.

Due anni fa, in concomitanza di una "bolla" di maltempo strardinaria, a gennaio, con precipitazioni nevose abbondanti e senza fine, l'organizzatore della Mezza di Portofino decise di sospendere la gara, poichè si erano create delle condizioni di mancanza di sicurezza sulle strade che i runner provenienti anche da lontano, avrebbero dovuto percorrere in auto. Ebbene, la sua decisione - presa in vista di un bene maggiore - non venne apprezzata e scoppiarono furbonde polemiche alimentate da quelli che sostenevano che egli non aveva alcun diritto di far ciò (causando a molti partecipanti un danno economico) e che avrebbe dovuto andare avanti con l'organizzazione. 

Ma spesso e volentieri le critiche più accese (e a volte più feroci) vengono dalla parte di chi non ha mai organizzato una singola gara.

Da ciò che ho letto, mi è sembrato di capire che il Trail dei Nebrodi sia stato apprezzato particolarmente da una fascia di runner che sono quelli in particolare che hanno fatto esperienza di ultratrail nel Nord Italia. Diciamo pure che il Trail dei Nebrodi con la sua complessità territoriale e con il suo meteo "difficile" ha rappresentato un esempio di come si possa fare un "grande" trail di statura europea in Sicilia, fuori dal canone delle benevole temperature e del caldo semi-desertico sulle pendici di un vulcano.
Quelle che seguono sono le parole di bilancio conclusivo e i ringraziamenti espressi da Aldo Siragusa, organizzatore per Sportaction ASD, del Trail dei Nebrodi.
 

(Aldo Siragusa) vorrei solo dire che mi fanno felice i vostri appezzamenti per il Trail dei Nebrodi, evento che ha avuto un parto molto travagliato e per questo mi ha tenuto in ansia fino a mezz'ora dalla partenza, quando abbiamo finito di risolvere gli ultimi inconvenienti. E poi c'è stato il maltempo. Ma, chiamarlo maltempo, visto che è stato molto gradito, non mi sembra corretto. Ho sentito ringraziamenti anche per quello, vi garantisco però, che io non c'entro nulla. E non c'entro nulla neanche con la bellezza del Parco dei Nebrodi che stava lì molto prima che io conoscessi il Trail.
Ci tengo comunque a "girare" i ringraziamenti a tutti quelli che si sono prodigati per la riuscita dell'evento, in particolare all'Assessore Antonio Saraniti che è stato in prima linea a "sporcarsi le mani" come e più di me. Ringrazio Lucio Pappalardo e il Nebrodi Motor Club, fondamentale per il controllo del percorso durante la garainsieme agli uomini dell'Ente Parco dei Nebrodi, il signor Leanza per il servizio navetta, i ragazzi dei ristori che erano lì ad affrontare il gelo proprio come voi, Filippo e Giuseppe infaticabili lavoratori che condividono con me questa follia. E tutte le altre persone che hanno creduto nella forza del Circuito Ecotrail Sicilia per la valorizzazione dei nostri tesori naturalistici. Vorrei anche rassicurarvi dicendovi che, se ho fatto andare avanti la gara nonostante le condizioni avverse, l'ho fatto perché sapevo che il percorso aveva la giusta copertura, perché ho sempre tenuta monitorata la situazione rimanendo sempre in contatto con gli uomini sul percorso e perché, già quando è stato disegnato il tracciato di gara, era pronto un tratto alternativo che ci avrebbe fatto evitare la cima di Monte Soro. 
E' vero, quando tutto va bene, c'è sempre una dose di fortuna, ma, questa volta, abbiamo dato filo da torcere alla sfiga.
Concludo dicendo che, se qualcuno vuole avanzare qualche critica o sottopormi qualche problema che mi è sfuggito, nell'ottica di un miglioramento dell'organizzazione, può contattarmi quando vuole, sarò felice di rispondere, dare chiarimenti e ascoltare consigli.
Chi invece vuole vuole avanzare qualche critica nell'ottica di un miglioramento del proprio blog, o sito web o gruppo facebook faccia uso di essi.

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2 dicembre 2014 2 02 /12 /dicembre /2014 13:20
Doping.... Dico la mia! Viva la corsa a gambe pulite! (Elena Cifali)
(Doping, dico la mia! di Elena CifaliA tacere proprio non ce la faccio, devo dire la mia, voglio parlare, perché stavolta il silenzio e l’omertà non possono farla da padroni.

Nel pomeriggio ho ricevuto più di un messaggio da parte di amici che mi informavano del caso di una collega runner deferita al Tribunale Nazionale Antidoping.

In tanti mi chiedono cosa ne penso e alcuni mi consigliano addirittura di “non essere troppo severa”.

Che sia chiaro, la runner in questione non è ancora stata condannata, e secondo la legge italiana si è innocenti finchè non viene dimostrato il contrario. Dunque la mia sarà una riflessione a carattere generale sull’uso del doping.

Mi faccio delle domande, prima fra tutte: “Perché?

Cosa spinge uno sportivo a ricorrere al doping?

Ho provato a darmi delle risposte. Ma non sono stata convincente con me stessa: dopotutto l’unica colpa che non ho nella mia vita è quella del vizio. Non ho mai fumato, mai bevuto alcolici e non mi sono mai drogata. Trovare la risposta alla mia domanda diventa ora più difficile.

Una prima risposta posso trovarla nel fatto che sicuramente nutrono la volontà di migliorarsi, la volontà di arrivare “prima” di quanto non si possa fare senza “l’aiutino”.

Mah!

Non mi convinco …

Continuo a non capire e vorrei fortemente che qualcuno mi desse la risposta che cerco.

Forse l’unica cosa che posso fare è domandare a loro, a coloro che hanno sbagliato.

Certamente non voglio fare la parte del parroco sul pulpito, so per certo che i fedeli dimenticano ogni buon proposito appena cinque metri più in là del sagrato.

Io non sono nessuno per predicare, per giudicare, per mettere il dito in cose che poco conoscono. Ma, amici che finite sulla bocca di tutti per un caso di doping, chi volevate prendere in giro?

Credevate davvero che nessuno avrebbe mai capito, sospettato, scoperto?

E adesso che il giochino è finito male, come vi sentite?

Rubare un minuto, due minuti, cinque minuti ad un crono , rubare una posizione ad un altro atleta che suda come e più di voi non vi fa stare male?

No, dico sul serio!

Io non ci dormirei la notte, sicuramente sognerei sogni che non vorrei mai si avverassero.

Com’è possibile che non ci abbiate pensato prima?

Mi chiedo in quale cerchio dell’Inferno vi infilerebbe Dante Alighieri. Tra i fraudolenti? Tra gli ipocriti? Tra i falsari? O peggio tra i "tradimentosi"?

Ho il vago sospetto che Dante avrebbe creato un girone apposito, il girone degli "Inutili"!

Due anni di squalifica sono la giusta punizione per averci ingannati?

Forse sono troppo pochi, forse, come suggerisce qualcuno ne servirebbero almeno cinque, o forse la squalifica dovrebbe essere a vita.

Che tristezza!

Tre anni fa, quando iniziai a correre pensavo che “tra di noi” certe meschinità non esistessero. Dopotutto siamo i runner della domenica, quelli che si incontrano più per far festa e foto che per arrivare primi. E, poi, primi di chi ?

Doping.... Dico la mia! Viva la corsa a gambe pulite! (Elena Cifali)Non stiamo neppure facendo le Olimpiadi, stiamo “solo” correndo.

Ma forse non tutti intendono la corsa come passatempo, non tutti hanno capito il vero senso e il vero valore di questa disciplina così semplice e, al contempo, così complessa.

La corsa è una filosofia di vita.

Filosofia basata su sacrifici, responsabilità, determinazione e sudore.

Sudore! Tanto sudore, d’estate e d’inverno!

Continuate a prendere le pastigliette, forse riuscirete ad arrivare prima di me, ad avere un crono più dignitoso, ma la sconfitta che portate dentro è più pesante delle gambe martoriate da centinaia di chilometri.

Sapeste com’è bello tagliare il traguardo potendo ridere e gioire di se stessi, delle proprie capacità, delle proprie fatiche.

Sapeste com’è bello, quando il sole tramonta, andare a letto e ripetersi migliaia di migliaia di volte “Ce l’ho fatta anche questa volta!”.

Due anni di tempo per pensare, per pentirsi, per chiedere scusa.

Sì, chiedere scusa, perché non imbrogliate solo voi stessi ma tutti coloro che hanno corso le vostre stesse gare.

Bene, quel che dovevo dire l’ho detto.

Sono stata troppo severa? No, non credo. Troppo presuntuosa? Non credo neppure questo.

Ho potuto parlare dall’alto della mia onestà podistica.

Io sono qui, pronta a correre, correre col solo aiuto di me stessa.

Viva la corsa, viva la corsa “a gambe pulite!”.

 

 


 

 

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19 novembre 2014 3 19 /11 /novembre /2014 16:26

Guido Ulula alla LunaPubblichiamo qui di seguito la seguente riflessione di "Guido Ulula alla LUna", medico nella vita professionale e camminatore, nonchè guida per la "Compagnia dei Cammini".
 

 

(Guido Ulula alla Luna) Di chi mi posso fidare?
Di un dio? Ma non vedo e non sento alcuna entità che dia prova di infallibilità.
Dell’amor mio? Ma è una continua lotta per chiarire gli ineliminabili equivoci fra due persone comunque differenti.
Del miglior amico? Ma anche la più forte intesa conoscerà prima o poi delle incomprensioni.
Della democrazia? Ma la politica si muove per interessi e non certo per la salvaguardia del bene comune.
E allora, solo su me stesso posso contare? Ma non siamo padroni neppure in casa nostra, ci suggerisce la psicoanalisi, sapendo quanto siamo condizionati dalle nostre forze inconsce.
La filosofa Michela Marzano ci ricorda che è connaturato al nostro essere mammiferi il profondo bisogno di affidarci. Siamo una specie affettiva, che soffre nella solitudine e nel dover contare sulle sue sole forze, che ha sempre affrontato i grandi problemi dell’esistenza chiedendo sostegno ai suoi simili.
La domanda vera, quindi, non è se o di chi dobbiamo fidarci, visto che è scritta nel nostro DNA la necessità e l’opportunità di farlo, ma come evitare delusioni e sofferenze da una fiducia mal riposta.
L’esperienza ci allerta che non dobbiamo fidarci a priori, incondizionatamente, creandoci eccessive aspettative, ma che è meglio tener ben sveglio il senso critico e valutare la fiducia che accordiamo dai fatti e non dalle parole pronunciate.
Insomma, conviene che non smettiamo di fidarci, di aprirci agli altri, se non vogliamo chiuderci in uno sterile e depressivo autismo o narcisismo. A patto che non lo facciamo in maniera ingenua e sconsiderata, a patto d’avere il sano realismo di verificare che il nostro slancio sia autenticamente contraccambiato, a patto che alla nostra empatia faccia da specchio quella dell’altro.

Il cammino e la fiducia. Ragionando coi tanti compagni di strada sul senso del nostro camminare, sostengo da tempo che questo va oltre i fini salutistici e che si tratta di un vero e proprio metodo pedagogico, che ci insegna a vivere con più saggezza.

Nessuno garantisce il viandante che parte per un cammino se e come arriverà.
Il buon esito sarà la somma della tenacia individuale, del saper superare con elasticità gli imprevisti, dell’adattarsi alle avversità, dell’accettare di cambiare direzione o addirittura di fermarsi, dell’abbandonare l’orgoglio e chiedere aiuto quando serve, di una dose di fortuna e dell’intuizione che esiste qualcosa che ha a che fare col destino.
È l’arte di tessere un passo dopo l’altro che, alla fine, ci farà apprezzare l’incredibile tela del percorso compiuto.
È il contrario dell’avere certezze precostituite. È la consapevolezza delle innumerevoli contraddizioni che sono insite al nostro essere ed alla natura stessa del mondo che ci circonda, che ci dà il coraggio di avventurarci nell’ignoto, contrastando incertezze e paure, per giungere infine a una meta. Meta che ci accorgeremo essere diversa da quella che pensavamo alla partenza. Meta che sarà la somma di piccoli instancabili passi.
È in quei passi che sperimentiamo il fidarci, lasciandoci andare, senza inutili domande, ai misteri del movimento cosmico.

 

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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