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17 febbraio 2014 1 17 /02 /febbraio /2014 12:27

Campionato Regionale Siciliano Campestre Senior Master. A Piazza Armerina, con il via tra le mani (Elena Cifali)

 

Si è svolto il 16 febbraio 2014, a Piazza Armerina (Enna), il Campionato regionale siciliano Corsa Campestre Senior Master.
La nostra Elena Cifali non ha mancato di partecipare ed ecco un breve racconto sulla sua esperienza "campestre"...
(Elena Cifali) Ho già finito la mia corsa, la mia gara, tra sbuffi e sudore, in quel terreno sabbioso che a tratti ricorda la spiaggia.
E' stata una di quelle gare che mi fanno salire i battiti, che mi ricordano che anche io ho un cuore che sa battere forte.
La settimana che è appena trascorsa è stata ricca di allenamenti lunghi e faticosissimi, sull’Etna, tra salite e discese, tra asfalto e sterrato.
Chilometri che sembravano non terminare mai, ricchi di nuove e straordinare emozioni.
Oggi a Piazza Armerina non mi aspetto di fare certamente grandissime cose, ma i quasi 6 chilometri della mia batteria trascorrono velocissimi, in poco più di 28 minuti.
Taglio il traguardo sudata e col viso infuocato da questa giornata che sembra di primavera inoltrata.
Mi attardo contenta a chiacchierare con alcuni amici. A noi si avvicina Giuseppe (Pino) Giordano, con la sua pistola, quella che gli è servita per dare il via all’ultima batteria.
Con un solo gesto lascia cadere la cartuccia dal tamburo della pistola.
Osservo il gesto e seppure continuo a parlare con gli amici il mio pensiero è fermo su quel gesto, su ciò che è rotolato a terra.
Finisco la mia chiacchierata e torno a recuperare la cartuccia abbandonata sul terreno. La ripulisco dalla sabbia e la tengo in mano girandola e rigirandola. Penso: "Ho in mano il via"!
Un sorriso si accende sul mio volto, ho in mano il via che ha dato inizio alla corsa di tanti amici, di tante persone che hanno gareggiato cercando di dare tutte se stesse.
Persone come me che, con i volti brillanti di sudore, corrono senza sosta ansimando, sbuffando, battendo i piedi e cercando quella spinta che tarda ad arrivare per la qualità del terreno.
Per tanti potrebbe essere solo una cartuccia ormai esausta, per me è un prezioso ricordo, un ricordo che vale più di una coppa, più di un trofeo, più di un riconoscimento.
A volte è nelle piccole cose che si nascondono i grandi ricordi. Infilo in tasca il mio tesoro e mi addormento in macchina durante il viaggio di ritorno: è ora di lasciare spazio ai grandi sogni, ai grandi via!

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12 febbraio 2014 3 12 /02 /febbraio /2014 21:24

Il Cammino avvicina l'uomo all'esperienza della sacralità del suo essereAncora una riflessione profonda di Guido Ulula alla Luna, medico nella vita, camminatore, trekker e guida trekking per "La Compagnia dei Cammini".

Tra gli innumerevoli rischi che l’umano corre il più insidioso è la perdita della propria identità.
Chi siamo?
Siamo perché pensiamo?
Siamo perché lavoriamo e produciamo progresso?
Siamo perché ci illudiamo di controllare il mondo attorno a noi?
Siamo perché ci teniamo ad apparire al giudizio degli altri?
Siamo perché connessi alla rete?
Siamo perché prediletti figli di un dio?
Siamo fragili od onnipotenti?

Vivere in maniera artificiosa e dipendenti dall’artificiale ci allontana da quella semplice verità che la scienza più avanzata, la fisica quantistica, ci spiega esaurientemente.
Siamo fatti della stessa materia dell’Universo.
Siamo figli della Natura.
Siamo e continueremo ad esistere solo se riconosceremo e rispetteremo come sacra l’appartenenza a un Tutto non scisso da noi.

Il cammino avvicina l’uomo alla sacralità del suo essere.

Camminare ai tempi del mito della tecnica può diventare il modo adeguato a rieducarci.
Noi riflettiamo e pratichiamo e proponiamo un camminare lento, dolce e profondo.
Lento perché è fondamentale contrastare quella velocità che siamo costretti a sostenere e che è agli antipodi del ritmo fisiologico sano che ci caratterizza.
Dolce perché va recuperata l’armonia con tutti gli elementi che attraversiamo, rinunciando alla forza e al dominio su di essi, apportatori di distruzione e autodistruzione.
Profondo perché occorre superare la superficialità del giudizio razionale, per riapprodare alla consapevolezza delle energie sottili che ci governano.

Immaginiamo il cammino come ritualità simbolica quotidiana, atta a sintonizzare i nostri sensi al nostro sentire, che da essi deriva.
Il cammino è sacro perché è con esso che entriamo in contatto col movimento cosmico, vibrando all’unisono passo dopo passo.

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11 febbraio 2014 2 11 /02 /febbraio /2014 19:15

Quelli ke la corsa soltanto... Quelli ke il contorno non mi interessa

 

Si è svolta il 9 febbraio 2014 la 4^ edizione della Mezza Maratona Città di Enna che ha avuto, di nuovo, dopo 6 anni, come location il Lago di Pergusa il cui territorio (autodromo compreso) costituisce una Riserva Naturale Speciale, collocata quasi esattamente nel centro geografico della Sicilia. Unalocation prestigiosa non tanto perchè i runner che hanno partecipato alla Mezza si siano potuti sentire come piccoli bolidi in corsa con tanto di fumi di scarico, quanto piuttosto per le sue particolarità ambientali e per l'interesse mitografico.
La riflessione di Adriana Ponari è proprio relativa a questo punto: alla divaricazione tra i podisti che "corrono soltanto" e tra quelli che sono influenzati dall'ambientazione e che ne traggono nutrimento per lo spirito e la mente.
Ma se esiste questa divaricazione, non è soltanto per colpa o per limitatezza di vedute dei runner: a volte, è la superficilaità di chi organizza e che non si perita di dare alla location in cui si svolge l'evento la giusta valorizzazione.
Forse questa è una delle grandi differenze tra il podismo su strada e la corsa in natura di cui il trail rappresenta la massima espressione: là, sì, si percepisce e si tocca con mano che i partecipanti, pur essendosi raccolti per correre uno specifico evento, sono spinti da ben altre motivazioni e che hanno cchi per vedere e cuore per sentire... laddove il runner stradaiolo spesso indossa degli occhialacci di legno che gli impediscono di vedere al di là del suo cronometro o del suo garmin.
Ed ecco il pezzo di Adriana Ponari.

(Adriana Ponari) E c'è anche il lago... appunto: c'è soprattutto il Lago a Pergusa che rientra nella Riserva Naturale Speciale omonima; sito di interesse ambientale per l'UNESCO: ma, di ciò, quante persone sono a conoscenza? 

Se si facesse un'indagine fra la gente, il 100% risponderebbe: "E' dove c'è l'Autodromo"!
Il Lago di Pergusa è l'unico lago naturale esistente in Sicilia e gli Antichi che lo conoscevano per la ricchezza ambientale e per la bellezza dei Miti che raccontavano il volgere delle Stagioni, lo chiamavano l'Ombelico della Sicilia, perché posto lì proprio al centro. 
Onfalos, l'ombelico, a ricordo del nutrimento vitale che scaturiva dal grembo della Terra,la nostra Terra, per costruire la Nostra Storia e quella di coloro che decisi ad essere di passaggio vi rimasero, alla fine, per sempre.
Tornare o andare per la prima volta a disputare una corsa podistica intorno a questo anello naturale e non accorgersi quasi che vi sia, credo che non sia una pecca di chi va a correre ma la "distrazione" di chi ve li porta; quale occasione perduta non saperne di più del nostro patrimonio ambientale e culturale o non fornirne le tracce per conoscerlo meglio!
Spulciando per cercare notizie del lago riporto a mo' di test due notizie...
Una, sicuramente, bene o male conosciuta, l'altra assolutamente intrinseca alla storia naturale del lago così poco conosciuto da lasciare sbalorditi.
La prima notizia: nel 1997 vi si svolse il Ferrari Day (con la partecipazione di piloti ospiti di livello come Schumacher) al quale parteciparono 100.000 fan! (Povero lago,direi)
Quelli ke la corsa soltanto... Quelli ke il contorno non mi interessaLa seconda notizia: d'estate, un piccolo ospite delle acque lacustri, un gamberetto dal nome difficile (Arctodiaptonus salinus), presente in colonie vastissime, per ripararsi dai raggi solari (il lago non è molto profondo) si tinge di rosso, trasformando le acque in un "lago di sangue"! 
Non so se succeda ancora, ma mi "corre" obbligo porre una domanda a chi Domenica ha corso: la prossima volta, girando intorno al lago di Pergusa,a passi veloci, non sarebbe più bello, più gioioso sapere che si sta correndo dentro una grande e vivace fucina naturale, facendone parte? 
E... non sarebbe più bello e più coinvolgente sapere che non si sta percorrendo soltanto un circuito fatto di grigio asfalto e inanimati cordoli?

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28 gennaio 2014 2 28 /01 /gennaio /2014 07:02

Can che corre non abbaia... Libere divagazioni sul tema

 

(Maurizio Crispi) Can che corre non abbaia...
Tutti si allenano ed anche lui ha detto: "Perchè no?".
E, così, corre lungo un graffito che adorna il percorso del Regent's Canal (Londra), subito dopo il passaggio dal Victoria Park.
Anche i cani, come capita a noi umani, amano correre.
E a volte lo fanno senza alcuno scopo in particolare. 
Corrono e basta. 
Si lanciano di corsa con scatti fulminei dove possono farlo. Oppure trotterellano a lungo. Altre volte la loro corsetta è spezzata da frequenti soste e divagazioni per annusare, curiosare, esplorare.
A volte, se trovano una chicca odorosa, si rotolano più volte sul dorso per impregnarsi voluttuosamente di quel sopraffino (per loro) odore.

In quel correre a scatti, lanciandosi felici, in quel trottellerare lento, nella corsetta con frequenti divagazioni non potremmo vedere noi stessi e il nostro modo di correre che può essere multiforme e sfaccettato?
Penso proprio di sì.
Anche noi come i cani veniamo da un ancestale passato di cacciatori-raccoglitori.
Anche noi come i cani, pur avendo appreso a svolgere delle attività in solitaria, veniamo dall'aver vissuto l'esperienza vivificante del branco che corre compatto.
Can che corre non abbaia... Libere divagazioni sul temaI nostri antenati e i loro primi cani si sono ritrovati assieme a correre, accanto l'uno all'altro, ginocchio accanto a garrese, alla ricerca di prede da riportare a casa.
E poi l'hanno fatto molte volte senza alcuna pretesa utilitaristica, ma semplicemente per il piacere di farlo.
O forse l'hanno fatto prima, perchè prima deve essere nato il piacere del gioco fine a se stesso.

Perchè il cane aveva scelto di essere compagno dell'uomo e, in un certo senso, con la sua presenza silenziosa, ha spinto la sua evoluzione verso una vrescente umanizzazione.

La corsa guarisce e lenisce.
Nella corsa che rimanda ad una caccia ritualizzata i serbatori di aggressività inespressa si svuotano; e si ritrovano pace e serenità interiori, specie se lo facciamo in compagnia del nostro cane preferito o se un cane trovatello e senza collare si aggrega a noi e ci segue speranzoso - ma senza nulla chiedere - per parte del nostro percorso.


E dunque, can che corre non abbaia, can che corre non morde, corri che ti passa...

 

Questo scritto è una libera divagazione a partire dal titolo che ho pensato di dare alla foto riportata all'inizio dell'articolo.

Le foto sono state realizzate da Maurizio Crispi, il 25 gennaio 2014, tra Regent's canal e Victoria Park.

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27 gennaio 2014 1 27 /01 /gennaio /2014 16:30

Corsi e ricorsi podistici, tra abitudine e innovazione Nell'anno del runner di lungo corso, alcuni eventi podistici sono innovativi e rappresentano la rottura con la tradizione, mentre altri ricorrono sistematicamente (e questo è un assioma generale che riguarda la vita in genere, non solo quella podistica): ma - si sa - il runner è un animale abitudinario, anche se - nello stesso tempo - curioso di assaggiare nuove pietanze...
Ci non toglie che ci sono quelli che vogliono mangiare sempre le stesse pietanze... come quei  lettori che leggono soltanto libri di uno solo ao della stessa tipologia.
Altri invece, in modo più equilibrato, si dividono più equamente tra abitudine ed innovazione.

Quelli da ripetere sono, il più delle volte, degli appuntamenti da non perdere ed irrinunciabili (l'idea di mancarli viene sentita con un senso di perdita gravissimo...).

Ma anche, se vi si partecipa e ripartecipa, gli eventi che seguiamo da "aficionados" ogni anno ci sembrano diversi: vi è in essi un'affascinante commistione tra vecchio e nuovo. 
Il nuovo deriva dal fatto che gli eventi ripetuti non sono mai la "fotocopia" di quelli precendentemente sperimentati. Ci sono le stesse persone, ma se ne incontrano di nuove. I colori (e la loro percezione) saranno diversi, le sensazioni saranno diverse.

E ciò soprattutto perché siamo noi che, di anno in anno, cambiamo e, cambiando noi, cambia tutto il nostro sistema percettivo e cognitivo attraverso cui quell'evento filtra nella nostra mente per essere successivamente rielaborato. 
Nello stesso tempo, ritrovarci a partecipare ad un evento di corsa a cui siamo affezionati, ci da la consapevolezza del tempo che è trascorso: in un certo senso, è come celebrare un compleanno di stampo podistico.

 

Scrive Elena Cifali, avendo ancora freschissima l'esperienza della Maratona corsa a Siracusa (15^ edizione, il 26 gennaio 2014):"È arrivato il momento di scrivere qualcosa sulla Maratona di Siracusa di questa mattina. 
Siracusa mi ha sempre punita, arrivando solo due settimane dopo la maratona di Ragusa, ma stavolta mi sono proprio divertita.
Ho gestito la gara con la consapevolezza di accompagnare due miei amici alla loro prima esperienza sulla 42,195 km. 
Il risultato è stato eccezionale: ho corso senza mai staccarmi, senza dolori e, con grande soddisfazione, ho tagliato il traguardo mano nella mano con Anna e Inge Poidomani.
Che dire?
Meglio di così non poteva andare!Si comincia a pensare ad altro, adesso. Grandi progetti non aspettano altro che essere realizzati ed io non posso deluderli!
Grazie a tutti gli amici che, in una maniera o nell'altra, hanno reso questa gara splendida. Un sentito ringraziamento a tutti i volontari ai membri dell'organizzazione che non hanno tralasciato nulla".

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17 gennaio 2014 5 17 /01 /gennaio /2014 19:12

Il Cammino é la condizione umanaUn'altra riflessione di Guido Ulula alla Luna, medico nella vita e guida de La Compagnia dei cammini. Il camminare e il rispetto per l'ambiente sono strettamente interconnessi. Il Camminare riflette la condizione umana, ci dice, e le sue parole ci riportano indietro di quasi due secoli alle esperienze di Thoreau e al suo Walden, ovvero la Vita nei Boschi.
E, probabilmente, niente è cambiato da allora. 

 

 

Nella vita quotidiana mi sento frustrato.

Mi chiedo chi sono veramente e che senso ha quello che faccio.

So ormai bene di che si tratta. Ho fatto esperienze.

Ho una certa saggezza, data inevitabilmente dall’età.

Per cui sono consapevole della mia crescita personale, sono abbastanza soddisfatto della mia storia, riesco sufficientemente a volermi bene e ad amare le cose e le persone che mi circondano.

E allora, di cosa si tratta?

Non vivo secondo natura.

Soffro i ritmi elevati.

Soffro il dover sempre tener tutto sotto controllo.

Soffro la mancanza di convivialità.

Soffro il vivere in città, col suo smog e i suoi rumori.

Soffro nell’usare per forza le macchine intelligenti.

Soffro la sedentarietà, la costrizione del mio corpo troppo seduto.

Soffro il non vedere sopra di me cielosolelunaestelle.

Soffro l’allontanamento progressivo dal mio istinto animale.

Soffro il non sentirmi tutt’uno col vento, mentore di spiritualità.

Soffro nel vedere depredare e distruggere Madre Terra.

Soffro nel percepire in me e attorno a me il disfacimento del sentimento primario dell’essere umani, l’empatia.

Soffro della difficoltà di condividere coi miei simili questi malesseri.

Queste sofferenze sono alla base della mia ribellione.

Sì, perché non mi rassegno. Lotto, quandocomeedove posso.

 

Il cammino è la condizione umana.

 

Solo quando cammino, nel modo giusto, lentodolceeprofondo, avverto nitidamente il risvegliarsi dentro di qualcosa di ancestrale.

Sento i sensi tutti rifarsi avanti.

Mi ritrovo in sintonia col movimento naturale del cosmo.

Con realismo, allora, mi dico che proverò a darmi da fare per riumanizzare il mondo che ho attorno, pur subendone tante regole che non mi piacciono.

Ma, intanto, non mi piango addosso.

Ho imparato, appena posso, sempre più spesso, a lasciare l’inutile tran tran.

Mi rimetto in cammino.

Voglio assaporare la vita.

Non voglio avere il rimpianto di non averla pienamente vissuta.

Con la viandanza sono sulla strada della resistenza al nefasto che impazza e della speranza che sia possibile, a partire da noi, essere felici.

 

 

 

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10 gennaio 2014 5 10 /01 /gennaio /2014 15:47
Ecotrail della Ficuzza 2013. Questa non è una storia di corsa, ma una storia di coraggio, tenacia, armonia (Elena Cifali)Il 22 dicembre 2013 si svolto l'Ecotrail della Ficuzza, quale ultima prova del Circuito Ecotrail Sicilia 2013.
Per molti dei trail runner siciliani, questa gara in natura è stata l'ultimo appuntamento podistico prima della fine dell'anno, per altri no. In ogni caso, per tutti è stato l'ultimo appuntamento della stagione trail siciliana: e, da questo punto di vista, anche solo dal punto di vista della bellezza del luogo e della qualità delle persone convenute, un appuntamento da non perdere.
Ancora una volta, Elena Cifali, ci mostra come la partecipazione ad una gara podistica possa essere occasione per riflettere e per sperimentare stati d'animo intensi. E ciò, al punto di farle dire che ciò che scrive, non è una storia di corsa, ma piuttosto una trama intessuto di coraggio, determinazione, motivazione, tenacia, orgoglio, senso di appartenenza, solidarietà ed amicizia, tutti valori che si compongono armonicamente tra loro.
Una riflessione, insomma, nel più spirito trail.
(Elena Cifali) Questa non è una storia di corsa, ma una storia di coraggio.
Sono già abbondantemente sudata. Non ho gran voglia di correre oggi, forse perché la forte tosse che mi accompagna da qualche giorno mi leva il respiro e mi stringe il petto. No, non ho proprio voglia di stancarmi e sfinirmi lungo questi 23 km dentro il Bosco della Ficuzza.
Ho voglia di fermarmi, si, fermarmi a sedere su di un umido sasso e godermi il paesaggio, osservare gli altri runner che sfilano correndo sotto al mio naso.
Ho qualche linea di febbre e sento freddo, poi d’improvviso sento caldo, non mi va di parlare con chi mi si affianca lungo il tragitto.
Oggi è uno di quei giorni in cui sarei dovuta restare a casa a riposare.
Ma allora che ci faccio qui? Perché nonostante tutto continuo a correre?
Mio nonno avrebbe risposto alla sua maniera “...hai la testa più dura del ferro!
Ma si tratta di testardaggine o di incoscienza?
Né l’una, né l’altra, risponderei.
Ho voluto mettermi alla prova e testarmi anche in condizioni fisiche non ottimali e come sempre ho vinto io.
Con TENACIA non ho mollato il mio sogno. Ho lavorato duramente in queste tre settimane – dopo la 12 ore su pista (in occasione della 24 ore del Sole, a Palermo)- per portare a termine la gara che avrebbe chiuso il mio splendido 2013 e non sarebbe stato certo un semplice raffreddore a farmi crollare.
Il percorso è tradimentoso, reso viscido dal fango che mi fa slittare da tutte le parti, i miei piedi finiscono dentro ad una pozza melmosa alta almeno quindici centimetri, l’acqua penetra dentro le mie scarpe ed un brivido mi corre su per la schiena, nel momento in cui avverto la pesantezza che adesso dovrò trascinarmi dietro.
Tutto il mio essere si sente in ARMONIA con la natura che mi domina e mi sovrasta, divento un piccolo insignificante essere umano che arranca senza timore.
Sono parte di una ricca FAMIGLIA che si chiama ETNA TRAIL (ASD), ricca non nel puro senso economico, ma di valori e virtù inquantificabili. 
Oggi la famiglia ha bisogno di ogni suo figlio, perché se è vero che ognuno di noi ha una vita propria, solo quando siamo insieme possiamo essere forti ed orgogliosi, riuscendo ad essere ciascuno di noi una perfetta pennellata dello stesso splendido quadro.
Ecotrail della Ficuzza 2013. Questa non è una storia di corsa, ma una storia di coraggio, tenacia, armonia (Elena Cifali)E’ l’ORGOGLIO di appartenere ad un gruppo così ben affiatato e motivato che mi spinge a poggiare ancora un piede avanti all’altro, ancora ed ancora, soprattutto quando la salita si fa più ardua ed il respiro si fa corto. Tossisco insistentemente, soprattutto quando cammino, sfiato come i vecchi bus di una volta, mi sento cuocere dentro. Stringo i denti e vado avanti.
Il CORAGGIO non mi manca e mi tornano in mente le corse fatte sotto il diluvio, le tredici ore che mi sono servite per completare il Passatore, le dodici ore sotto il temporale in pista a Palermo, il freddo dei giorni d’inverno a Nicolosi, i 30° che mi hanno sfiancata all’Etna trail d’agosto. Ho tutte le carte in regola ed un curriculum di tutto rispetto anche per Ficuzza, anche con la febbre in corpo. 
Mi affianca Nino, l’ho conosciuto solo qualche chilometro fa e già sembriamo amici di vecchia data, mi chiede dell’acqua ed io non posso far altro che farlo bere dalla cannuccia del mio camel-back. Questa si chiama SOLIDARIETA’ fra runner. 
Le mie non/amiche, quelle con la puzza sotto al naso, quelle che – poverette loro - vivono solo di borse, scarpe e rimmel sarebbero atterrite al solo pensiero. Mi trovo in aperto bosco, tutta sudata, stanca, febbricitante, sporca di fango all’inverosimile, un amico mi chiede dell’acqua ed io cosa faccio?
Gli offro la possibilità di succhiare dalla stessa cannuccia dalla quale ho succhiato e succhierò anche io. Come faccio a spiegare loro che nella corsa non esistono di questi problemi ?
Con la corsa - ancor di più con il trail - si torna ad essere bambini o forse, più semplicemente, si torna ad essere primitivi. Per mangiare si usano le mani, per fare pipì è sufficiente accovacciarsi dietro un albero, per fare amicizia basta un gesto di cortesia.
Basta davvero poco e la FIDUCIA che lega due persone che si sono incontrate per caso sulla stessa strada diventa un rapporto che può fare la differenza.
Ma non tutto arriva per caso, bisogna lavorare sodo e coltivare questa passione con lo stesso animo e lo stesso spirito dei contadini.
Dopotutto, c’è un vecchio e sempre attuale detto che recita: “Chi semina raccoglie”.
Ho seminato per 12 lunghi mesi ed adesso raccolgo.
Ecotrail della Ficuzza 2013. Questa non è una storia di corsa, ma una storia di coraggio, tenacia, armonia (Elena Cifali)Raccolgo il Coraggio, la Fortuna, la Fiducia, l’Orgoglio, la Solidarietà, l’Armonia, la Tenacia e la Famiglia, tutto questo ho raccolto e sono fiera di poter dividere e condividere questi miei frutti con tutti coloro che mi hanno dato la FORTUNA e la GIOIA di entrare nella mia splendida vita. 
L’ho finita questa mia gara, ancora una volta ho avuto la FORZA di non arrendermi e tagliare il traguardo, senza se e senza ma, ascoltando ciò che il cuore mi dettava, ripetendomi che ce l’avrei fatta e che bisognava solo crederci, ripetendomi che anche questo è parte del mio Cammino.
A volte basta poco; a volte basta solo guardarsi dentro ed avere il coraggio di continuare perché spesso i limiti sono solo mentali e non fisici.
Ognuno di noi ha dentro di se un nocciolo dove stanno racchiusi amori e passioni, gioie e dolori, sentimenti ed emozioni, vittorie e sconfitte. 
Ed il mio nocciolo oggi s'è indurito ancora un po’ per proteggere ciò che gelosamente custodisce.
Concludo con una significativa frase che prendo in prestito da “Guido Ulula alla Luna” e che racchiude in poche parole parte del mio pensiero più intimo: 
Siamo il cammino che intendiamo intraprendere.
È il cammino stesso lo scopo, e il segreto, della vita.
Fiammeggiante al pari di un fuoco”.
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8 gennaio 2014 3 08 /01 /gennaio /2014 20:28
Il city runner, ovvero il corridore metropolitano(Maurizio Crispi) I city runner sono coloro che corrono in città e che, per quest'ambientazione delle loro corse, hanno un'autentica passione.
A volte si corre in città per necessità: i tempi ristretti non consentono lunghi spostamenti e allora e preferibile uscire da casa direttamente abbigliati in tenuta da corsa.
Ma questi runner cittadini "per ripiego" non sono very City runer DOC.
Il vero city runer è colui che, pur potendo correre altrove, preferisce farlo in città destreggiandosi tra i mezzi motorizzati.
Il vero city runner è colui che ama correre nella città in tutte le ore del giorno, nelle ore di punta, ma anche all'alba o dopo il tramonto, quando la città si svuota: in questi momenti (nelle "zone" più estreme del giorno - quelle al limitare della notte - egli, misurando le sue distanze con il suo passo di corsa, ha la sensazione sublime di essere il padrone della città ("Tutto il territorio che potrai percorrere a piedi dall'alba al tramonto sarà tuo, figlio mio!"), quando l'unico rumore che giunge alle sue orecchie è lo scalpiccio dei suoi passi e il latrato lontano di un cane insonne, mentre le altre presenze umane, le auto e gli edifici si sfuocano e vanno in dissolvenza.
Il vero city runner è colui che diretta testimonianza di un modo diverso di vivere la città e di un territorio che può essere misurato soltanto in termini di chilometri percorribili a piedi.
Il vero city runner sperimenta un'autentica esaltazione nel constatare che può muoversi più agilmente e con maggiore duttilità degli automobilisti incastrati nelle loro scatolette metalliche: lui libero di andare dove vuole e loro bloccati nel devastante ingorgo delle ore di punta.
Il vero city runner è anche colui che decide di andare al lavoro (e di far ritorno a casa) correndo, portandosi appresso in uno zainetto tutto quello che gli occorre per un rapido cambio, quando arriva a destinazione, pronto a indossare di nuovo i panni della corsa, quando giunge il momento di fare ritorno a casa.
Il vero city runer è colui che misura le distanze cittadine in termini di percorrenza a piedi, al suo passo di corsa.
Il vero city runner è la reviviscenza metropolitana dell'uomo ancestrale nomadico e cacciatore.
Il vero city runner è colui che quando arriva per la prima volta in una città mai conosciuta, indossa immediatamente le sue scarpette e la sua tenuta da corsa (spesaso sbrindellata: il vero city runner non ama troppo gli orpelli tecnici) e si lancia, correndo, in un'esplorazione del nuovo tessuto metropolitano.
Il vero city runner è quello che ha il sogno nel cassetto di poter mobilitare un'intera città al passo di corsa, ma non necessariamente nel contesto di una maratona: solo per il pacere di farlo e di essere tutti assieme.


Ed ecco un video pertinente suggerito da Maureen L. Simpson. 

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3 gennaio 2014 5 03 /01 /gennaio /2014 10:11

Maratonina di Archimede 2013. Si può vivere una giornata di sport senza essere vincolati al numero di pettorale? (Vincenzo Altamura)Non è necessario indossare sempre il pettorale. Ci si può sempre divertire, masticando chilometri e confortando con la propria presenza gli amici impegnati invece in una competitiva.
Un pezzo di Vincenzo Altamura contro la "Schiavitù dal Pettorale" che racconta di una gara non-gara, in occasione della Maratonina di Archimede, lo scorso 10 novembre 2013.

(Vincenzo Altamura) Si puo' vivere una giornata  di sport e non essere vincolati al  numero di pettorale ?
La risposta è si.
Mi frullava da diverso tempo di seguire gli atleti in una gara non con la bici o altro mezzo motorio ma semplicemente con le mie gambe.
Ed è stato così che ho pensato di associare i chilometri di allenamento domenicali con la maratonina della città di Archimede.
Ecco fatto, anche io ero tra loro.
Le normative FIDAL non autorizzano  un tale comportamento ma ho cercato di essere il meno visibile possibile e soprattutto di starmene al  margine del percorso.
Le mie intenzioni erano di scattare quante piu' foto possibili, stando in movimento. Ahimé! Io possiedo una semplice macchinetta fotografica, ma la determinazione mi ha premiato.
Domenica 10 novembre 2013, in una giornata alquanto calda con previsioni di picchi di 26°, mi sono avvicinato al Villaggio Archimede, dislocato all'antico mercato contornato da una moltitudine di colori delle varie bancarelle ivi presenti nell'atrio.
Un veloce saluto a chi lavorava e sono ritornato in piazza dove, indaffaratissimo, ritrovo il caro ultra maratoneta  Emanuele
Miceli. 
Mi rincuora vederlo impegnato continuamente considerato il periodo nero che sta attraversando e, comunque, subito dopo mi informa che si sposterà per presidiare una postazione acqua lungo il percorso.
Mi ritrovo a salutare altri amici ma soprattutto il maratoneta Paolo Fugale, ricordando la sua gara alla Maratona di Boston 2013, nel corso della quale è stato bloccato dalla sicurezza, a circa 1 km di distanza dal luogo degli attentati.
La piazza Pancali, luogo di partenza, si anima di atleti in movimento, si cominciano a sentire i primi richiami dello speaker ufficiale dell'evento Giuseppe Marcellino e, in anteprima, viene dato il via ai cicloni presenti.
Ecco, tutti in coda e io mi unisco agli ultimi per la partenza.
Noto il lungo serpentone che si incammina dopo l'arco di partenza e capisco che, effettivamente, la gara è partita.
Incontro i primi vigili che bloccano il traffico veicolare al nuovo ponte Santa Lucia.
Avranno tanto da lavorare.
La giornata è solare, raggiante, e fa caldo.
Incomincio a scattare foto a ripetizione e quindi inizia la mia lunga “passeggiata”, così come la chiamo abitualmente.
Oltrepassando la Porta Marina e attraversando il Bastione Aretusa con  il Castello di Federico II, mi ritrovo sul Lungomare d'Ortigia,  dove lo scenario del mare piatto, lo sfilacciamento degli atleti interrotti dalle ringhiere visibili a distanza mi danno un senso positivo.
Attraversando prima il Forte Vigliera e, subito dopo, il Forte Giovanello mi ritrovo - percorrendo via Trieste - esattamente al punto di partenza. Evito  di  passare sotto l'arco, defilandomi sulla sinistra,  e ci riesco.
Si ripete  il giro di Ortigia  una seconda volta e il caldo non dà tregua.
Al termine del secondo giro - siamo intorno al km 6 in Ortigia -  spunta il primo ristoro  e molti atleti provati dal caldo approfittano a dissetarsi,  prima di proseguire in direzione Ponte Umbertino.
Percorro  il ponte e mi ritrovo a correre  per Corso Umberto, famosa per i suoi  basolati distruggi-caviglie, e mentre sono  in procinto di arrivare al semaforo vengo  sorpassato dall'ambulanza  a sirene spiegate.
Dopo, mi hanno informato che un atleta era caduto e che era stato trasportato al Pronto Soccorso per accertamenti.
Il tempo di lasciare il suono delle sirene ed ecco il suono impaziente degli automobilisti provenienti da Via Catania e che  affrontano la Piazza Marconi.

A primo impatto, sembra che siamo nelle solite con la città che  non ama l'atletica:  il caos  tamponato da validissimi  Vigili Urbani i quali devono esercitare una repressione molto forte per contenere gli schiamazzi, l'ineducazione degli stessi automobilisti e i clacson rumorosi. 

Maratonina di Archimede 2013. Si può vivere una giornata di sport senza essere vincolati al numero di pettorale? (Vincenzo Altamura)Continuo ad andare avanti e all'inizio di Via Ermocrate  incontro la prima vittima: un runner che ritorna all'ovile.
E' nero in volto, si capisce che si ritira non per problemi fisici, ma per il caldo afoso che, in effetti, sta diventando insopportabile.
Percorrendo i settecento metri di Via Ermocrate mi sono ritrovato al famoso incrocio di accesso a Siracusa (viale Paolo Orsi – Via Columba e SS124) dove i Vigili Urbani ben armati di buona volontà  devono affrontare una guerriglia di automobilisti inferociti e incolonnati.

Siamo alle solite.
Tutto è difficile.  Saluto i Vigili eroi e vado avanti.
Al Cavalcavia del Carrefour, incontro un altro runner amareggiato che ritorna indietro, avendo gettato la spugna.
Continuo a fare foto e verso il km 10 incrocio il campione Massimo Vito Catania  (per lui era il km 17), già di ritorno.
Ormai il caldo ha preso il sopravvento.
Tutti arrancano. Io sono abituato a non bere durante la mezza e, salutando  il caro Emanuele Miceli fermo  al ristoro, proseguo per la Fonte Ciane.
Da questo momento in poi incontro la massa dei runner di ritorno dal giro di boa presente proprio al fiume Ciane.  Incontro l'ultra Elena Cifali circondata da tanti runner: la chiamo, ma non risponde.
Forse è in sovrapensiero o  non fa caso al mio richiamo.
Saluto l'ultra Salvatore Crudo che, invece, mi risponde incredulo, forse perchè non ero vestito con abbigliamento da runner.
Respirando tratti di aria satura di zagara e, comunque, immerso negli odori  della natura autunnale arrivo al giro di boa dove incontro amici intenti allo spugnaggio.
Un saluto veloce e si riparte.
Ho percorso  più  della metà della gara e, avendo esaurito gli scatti fotografici, ho deciso di aumentare il passo per il ritorno.
L'imput mi viene dato anche da un amico di corsa che, rallentando vistosamente e arrancando, mi invita a proseguire per la mia strada. Correndo in progressione incomincio a risucchiare tanti runner finchè a circa cinquanta metri  prima  dell'arco di arrivo mi fermo. 
Ecco mi viene incontro la mia cara Tiziana e con un cambio veloce di indumenti  ritorno alla vita di sempre.

Che cosa mi rimane di tutto questo?
Tante foto a disposizione di tutti, un'esperienza unica  nel suo genere, allenamento domenicale fatto, poco agonismo e tanto rilassamento.

Per la cronaca. la distanza l'ho chiusa in 1h 58'27.

 

 

 

Foto di Vincenzo Altamura

 

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1 gennaio 2014 3 01 /01 /gennaio /2014 11:25
Se le premiazioni di una gara podsitica fossero privazioni(Maurizio Crispi) A volte mi piace giocare con le parole e, partendo da loro banali cambiamenti o usando un termine per un altro, mi capita di immaginare possibili sviluppi non-sense.
Si tratta di "pensieri di prova" che a volte portano a risultati esilaranti, ma che talvolta aiutano a riflettere meglio su quanto ci circonda.
Una volte lessi un famoso romanza di P. K. Dick, considerato uno dei maestri della SF (Science Fiction) o, come si usa dire adesso, della "narrativa d'anticipazione".
In questo romanzo il cui titolo era "Counterclock World" (publicato in italiano con il titolo "In senso inverso", ma anche "Redivivi S.p.A." o "Ritorno dall'Aldilà") Dick immmaginava un'ipotetica società futura in cui il flusso temporale degli individui si è totalmente invertito e in cui ogni evento (morte e nascita, vita relazionale, persino gli atti della sfera fisiologica e neurovegetativa) si svolgono al contrario.
Vi viene prospettata una società fatta di tanti Benjamin Button, in altri termini: ma con un risvolto "macrabo" e surreale, al tempo stesso, dato dal fatto che gli umani "nascono", uscendo dalla loro sepoltura ed essendo accolti dai vivi che li confortano nei momenti di smarrimento successivi (ma che anche li interrogano ansiosamente per avere notizie dall'Aldilà da cui provengono) e che poi, progressivamente ringiovaniscono sino a rientrare nell'utero materno.
E, del pari, tutto avviene al contrario: per esempio, il momento dell'alimentazione è quello (molto privato e avvolto da veli di pudore) in cui avviene la "restituzione" del cibo, cibo che ritorna alla sua forma originale o dentro le sue confezioni. E così via.
Insomma, un vero incubo che solo la fantasia di Dick avrebbe potuto partorire.
L'altro giorno mi son messo a giocare con la parola "premiazioni" e l'ho trasformata in "privazioni". E ho cominciato a riflettere su una possibile trasformazione non sense della cerimonia delle premiazioni al termine di una gara podistica in cerimonia delle "privazioni".
Immaginiamo per un attimo che, al termine di una gara, il primo classificato debba pagare un pegno, stabilito secondo regolamento e che, via via, a scalare anche tutti gli altri debbano farlo ma rendendone uno di valore decrescente rispetto a quello sottratto al primo, sino ad arrivare all'ultimo classificato che, invece, non viene privato di nulla o solo di qualcosa che abbia un valore puramente simbolico (ad esempio, un calzino).
Diciamo pure che un tale modo di procedere porrebbe le basi per un sovvertimento radicale delle gare podistiche, come noi le conosciamo e come le pratichiamo.
E ne influenzerebbe anche radiclamente una filosofia sottesa.
A seconda dell'entità della privazione a cui venga sottoposto il primo e poi, a seguire, tutti gli altri, non ci sarebbe più la consueta ressa nella testa della gara, perché tutti cercherebbero di tenere un profilo sicuramente più basso per non incappare in troppo gravose privazioni, mentre - al contrario - ci sarebbe bagarre per la conquista dell'ultimo posto in classifica (a condizione di stare dentro il tempo massimo),  come succedeva - ad un certo punto dell'affascinante storia del Giro d'Italia - quando si creavano le premesse per una forte competizione al contrario (con il dispiegamento di mezzi leciti e non) per la conquista della ambitissima "maglia nera".
In ogni caso, questo non sense ci aiuta a riflettere sul fatto che, talvolta, sarebbe utile nellì'approccio alla corsa amatoriale, sperimentare un rovesciamento dei ruoli e provare, quanto meno psicologicamente, a mettersi nei panni negli ultimi, in modo tale da imparare a considerare che anche la fatica dell'ultimo, è meritevole e può valere un premio.
E, nello stesso tempo, potrebbe servire a stemperare quelle forme di agonismo estremo ed eccessivamente serioso che non lascia spazio allo scherzo e al divertissement.
Insomma, ogni tanto dovremmo invertire i ruoli e lasciare che gli ultimi siano i primi: del resto, degli ultimi sarà il regno dei cieli.
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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

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Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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